lunedì 14 novembre 2016

Io sono John - Episodio 6

Quando la giornata finisce, di solito nel pomeriggio tardo, esco e mi faccio una passeggiata nei dintorni della sede del mio ufficio.

Mi fa sempre un certo effetto vedere l'alternarsi delle stagioni in quel corso: i colori dell'autunno sugli alberi, la neve che copre i marciapiedi, il tepore della primavera, che diventa incandescente in estate.

Ora che è novembre, mi incammino nel buio della strada, illuminata dai lampioni e dalla luce delle vetrine, che cominciano a popolarsi di addobbi e del colore rosso, che annunciano le prossime festività natalizie. Ormai si parte sempre più presto, così presto che quando poi il Natale arriva davvero, ci si è già stufati e si pensa già alla Pasqua.

Vedo intorno a me altre persone, e sempre perché mi piace osservare, cerco di immaginare cosa stiano facendo e dove vadano. C'è un gruppetto di ragazzi, avranno sui 15-16 anni, tutti vestiti con i pantaloni tagliati, pinocchietti senza calze, cappellini con visiera e le ragazze con sciarponi anti-freddo, nonostante i tagli e la corta braga facciano sicuramente filtrare l'aria frizzante di questa serata.
Una contraddizione tutta femminile che non ho mai capito: giacconi anti-neve con gambe scoperte, stivali con pelo e magliette leggere... mah, è proprio vero che delle donne non ci ho mai capito niente.

Quello che però mi colpisce è vedere un sacco di persone sole, che camminano quasi senza prestare attenzione a quello che succede attorno, con le cuffie nelle orecchie, che usano per sentire musica o parlare con qualcuno al cellulare, o su quest'ultimo sono presi a leggere chissà quale messaggio o notizia.

E' un paradosso di oggi, parlare con una persona che è distante migliaia di chilometri e poi magari non degnare di uno sguardo la persona che ci passa a 10 centimetri. Sembra quasi che dobbiamo vedere il mondo da Marte. Anche se il primo tentativo di "ammartaggio" (si dirà così? Mah, ora magari lo mando alla Crusca e divento più famoso di petaloso) non è stato così positivo. Povero lander... Comunque anche se su Marte ancora non ci siamo arrivati fisicamente, forse ci siamo arrivati con i nostri atteggiamenti.

Detto questo, mi sistemo la sciarpa che non ne vuole sapere di restare ferma, e continuo il mio cammino verso la mia auto, nel parcheggio alla fine del corso. Ho bisogno di scaldare un po' le mie mani e anche il mio cuore: credo che andrò a comprarmi delle castagne e andrò a casa a cucinarle...

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