mercoledì 3 maggio 2017

Io sono John - Episodio 53

"Quanto è amaro questo caffè... una vera schifezza!" sento la lamentela di un collega alla macchinetta del caffè, una delle tante che emergono nel vociare della "zona relax". Che dopo un caffè del genere, chiamarla relax, non so quanto senso abbia.

Amaro: un gusto che ci coglie nei momenti meno felici. Quando in bocca ti rimane quel sapore che ti accompagna e non ti fa pensare ad altro che a sensazioni brutte, sgradevoli. Come quando hai dovuto digerire qualche rospo, oppure quando qualcuno ti ha giocato un brutto tiro.

L'amaro è un gusto che spesso tendiamo ad evitare nella vita. In effetti al suo perché. Però per me l'amaro è un sapore che non è triste. Almeno non del tutto. E' un sapore del ricordo. E voi direte: ricordi brutti, che vuoi magari dimenticare e mettere in un angolo.

No, a volte sono ricordi piacevoli, che però si scontrano con il tuo momento attuale, e ti fanno spuntare quel sorriso amaro, di "amarcord", di ritorno al passato che non c'è più. Momenti che vorresti tornassero, per ridarti quel calore e quei sorrisi di un tempo, e invece sono lì, lontani.

Pensare al passato è più facile quando si è preda dello sconforto, della tristezza. Perché, spesso, nel passato si trovano momenti migliori di quelli che si vivono. Non bisognerebbe cadere in quella trappola. Così come non bisognerebbe basarsi sul passato per costruire il presente. Bisogna sempre cercare qualcosa di nuovo, o di stimolante, in ciò che si ha al momento. O avere un traguardo davanti.

Però, ogni tanto, sentire quel sapore di riso amaro, è quasi terapeutico. E' come una medicina che ha un cattivo sapore, ma ci fa guarire da mali dell'anima. Ci fa risvegliare, ci fa tornare in noi. E ci ricorda che momenti come quelli li potremo ritornare a vivere.

In questo momento la ragazza dei miei sogni è sparita. Proprio perché pensando al passato, non ha capito che ero cambiato. O forse mi ha sempre visto in maniera non giusta. Comunque sia, lei sarà per me sempre un bel ricordo. Con il suo sorriso, con i suoi occhi, i suoi capelli da accarezzare. Mentre la guardavo, sognante, in attesa di un bacio.

Ora forse sarà un sorriso amaro, di quelli che ogni tanto mi tornerà alla mente. Sperando di poterne ancora fare di sorrisi... in un futuro molto vicino.

Prendo anche io un caffè comunque... per fortuna non è amaro, anche se il sapore, diciamolo, non è un granché...


venerdì 28 aprile 2017

Io sono John - Episodio 52

Che strane che sono le situazioni che ti possono accadere.

Quando sembra che tutto sia perduto, o che le cose si indirizzino in una certa maniera, a volte accade un colpo di vento, e tutto prende una piega diversa.

Può accadere sia in senso positivo, che negativo. Magari pensi che stai per conquistare qualcosa che hai desiderato e, un secondo prima di averla, sparisce. Oppure, al contrario, qualcosa che ti sembrava lontano e fuori portata, ora ti arriva e quando meno te lo aspettavi.

La vita non è mai lineare, è un continuo cambiare direzione. A volte ti spiazza, a volte ti sorprende.

L'unica cosa che ho capito è che devi essere pronto a fronteggiare i cambi di vento. Pronto a cambiare le vele, la direzione, a cercare di venire via dalla tempesta o a non farti fermare dalla bonaccia. Come in una navigazione su una barca a vela. Tenendo saldo tu il timone, e non farlo muovere a qualcun'altro.

Perché finché il timoniere sei tu, sarai sempre responsabile delle tue azioni. E un domani non potrai recriminare, ma al massimo potrai dire, con serenità di aver fatto una scelta sbagliata. Quello che posso consigliare è comunque di avere delle persone accanto che ti aiutino a navigare quando il mare è in tempesta, dandole ascolto, cercando di capire cosa ti vogliono trasmettere. Soprattutto se ti mettono in guardia da situazioni di pericolo o di tempeste all'orizzonte, quando tu magari sei troppo impegnato a manovrare la nave per riuscire a vedere più in là.

Però, l'unica cosa certa è che il timone lo devi avere in mano tu. Sempre, senza se e senza ma. Perché se lasci il timone in mano alla persona sbagliata, o a chi non ti vuole bene, ma ti usa per suo divertimento o per altro, prima o poi finirai sugli scogli. Facendoti male. Vedendo la tua nave a pezzi da ricostruire. E spesso non sapendo come fare.

A volte la vita è una navigazione solitaria, a volte in compagnia: tu fissati un punto da raggiungere, e valuta chi far salire a bordo della tua nave, ma senza far guidare. Quando, un giorno, finalmente arriverai sull'isola o sulla costa da te agognata, ne sarai felicissimo. E con te, ne gioiranno anche le persone al tuo fianco, che ti hanno accompagnato nella lunga navigazione.

Pertanto, mollate gli ormeggi, e navigate verso il mare delle opportunità. E quando vi sentite persi, guardate in alto: ci sarà sempre una stella più luminosa che vi indicherà il cammino...

martedì 18 aprile 2017

Io sono John - Episodio 51

"Cosa hai trovato di buono nell'uovo, John?" mi chiede Gregory,  con fare curioso.

"Mah, niente di che. Solite sorpresine giocattolo poco utili. Mi sono consolato con la cioccolata" rispondo, con quasi disinteresse.

"Mamma mia, John, ti sei mangiato tutta quella cioccolata? Ma sei fuori?" mi rimprovera Samantha, con tono accusatorio. "Sai quante  calorie hai ingerito? E la prova costume? Mi sento già ingrassata di due chili solo per averti sentito.".

"Eh, dai non esagerare. Per le feste di Pasqua un po' di uovo di cioccolato non fa male. John, hai fatto benissimo!" mi incita Gregory, sorridendo.

Fermandomi un attimo a pensare, in effetti l'uovo può essere una metafora della vita. Di quelle situazioni che affrontiamo un po' a scatola chiusa, senza sapere a cosa andremo incontro. Lo scopriamo solo una volta aperto l'involucro, che spesso non è indice di per se di qualcosa di buono, ne tantomeno il cioccolato. Alla fine quello che conta è cosa si trova dentro, e spesso troviamo il ciondolino inutile o la macchinina mezza rotta.

A volte può capitare invece di trovare vere sorprese, proprio nell'uovo magari meno appariscente, però più genuino. Invece spesso ci fermiamo all'apparenza, all'incarto appariscente, che ci attira di più sullo scaffale.

Non facciamo l'errore di pensare che un uovo si giudichi dall'esterno, o facendosi attrarre da quello che sullo scaffale è più avanti, più bello o più costoso. Così come non dovremmo fare con le persone, in quanto ognuna ha da regalare qualcosa, anche se magari dall'esterno non sembra. Date una possibilità a quell'uomo in fondo allo scaffale, magari un po' anonimo, ma che magari racchiude la migliore delle sorprese.

A proposito, ora scrocco un pezzo di cioccolato dell'uovo di Samantha.... tanto con la dieta, lei non lo mangerà di sicuro...

domenica 16 aprile 2017

BUONA PASQUA DAL BLOG!

AUGURO A TUTTI VOI UNA SERENA E FELICE PASQUA.
UNA PASQUA DI PACE.
UNA PASQUA IN COMPAGNIA DI CHI VI PIACE
UNA PASQUA PIENA DI SORPRESE.
UNA PASQUA CHE SA COME VOLETE.

E SE COSI' NON FOSSE, NON VI CRUCCIATE.
PERCHE' CON LA GITA DEL LUNEDI' POTETE RIMEDIARE.

MA IL MIO AUGURIO PIU' GRANDE VA A CHI DEVE LAVORARE, A CHI GARANTISCE LA NOSTRA SICUREZZA, A CHI DEVE ASSISTERE PERSONE CARE.

REGALATE UN SORRISO. E ANCHE UN OVETTO DI CIOCCOLATA CHE FA BUONO...

BUONA PASQUA!!!


PASQUA 2017


giovedì 13 aprile 2017

Io sono John - Episodio 50

Sono al supermercato. Giro tra gli scaffali, cercando una bottiglia di olio. Olio rigorosamente italiano, non quelle specie di accozzaglie di oli di non meglio precisata provenienza. Costa un po' di più, ma è più buono. E, almeno sulla carta, più sano.

La genuinità e il non dire cose diverse dall'etichetta: a volte questa idea si può applicare anche alle persone. Quante volte vi è capitato che una persona a parole apparisse in un modo, e poi fosse un altro? Oppure che vi abbia nascosto qualche particolare di lei, qualche difetto. E, quando lo avete scoperto, vi siete arrabbiati, o sentiti offesi, o traditi nella fiducia.

La gente a volte ha paura dei suoi difetti o di dire quello che è. E' umano. Una risposta alle nostre debolezze, al nostro non voler essere giudicati. Il voler dare una immagine di noi che corrisponda a quello che è accettabile. In alcuni casi, però, i difetti potrebbero non essere così male.Oppure quello che noi consideriamo un difetto, per un'altra persona può essere un pregio.

In fondo, se ci pensate bene, di cosa vi innamorate quando incontrate l'altra persona? Dei suoi pregi? Beh, quello è facile. Vi innamorate dei suoi difetti, delle sue debolezze. O meglio, imparate a capire che, nonostante quelle, avete davanti una persona speciale. Altrimenti, se il difetto fosse insopportabile, quella persona, piano piano, la allontanerete da voi.

In questo anche le mancate verità hanno il loro peso. Preferisco chiamarle così invece che bugie, perché credo che mentire o ingannare sia un'arte, che debba essere esercitata solo da persone capaci. Ah, non è che sono cose che sto stimando. Ma, se ci pensate un attimo, se non esistessero persone capaci di mentire, forse l'umanità avrebbe rischiato di sparire. A volte le bugie salvano momentaneamente da imbarazzi, da situazioni poco piacevoli, o servono da palliativo per dolori.

Alla fine di tutto, però, sarebbe bello che tutti fossero aperti e dichiarassero le loro intenzioni, manifestando i loro difetti in libertà. Lasciando all'altro decidere se quello che ci viene raccontato è accettabile o meno. Avendo anche il coraggio di affrontare una reazione scomposta, o un addio.

A proposito... qui di bottiglie di olio italiano non se ne trovano... stai a vedere che si sono cambiate tutte le etichette mentre ero distratto, per paura di venire scoperte...

lunedì 10 aprile 2017

Io sono John - Episodio 49

"Guarda che bello, ci sono le giostre!" Amélie è molto contenta. Sembra una bambina. Corre tra le giostre e le luci, alla ricerca di quella preferita.

Richard invece è un po' più in disparte, pensieroso. Ma lo so, lui è una persona riflessiva. Forse starà pensando a qualcosa, chissà.

Non c'è tanta gente, forse sono tutti via per il prossimo weekend di Pasqua. Ed è una fortuna,così alle giostre non c'è fila.

"Su, dai, John, non stare imbambolato, andiamo qui!" esorta Amèlie, indicandomi una strana costruzione tipo casa degli specchi.

"Sicura che poi non ti viene la claustrofobia? Ti conosco... Poi ci tocca venirti a prendere spaventata in un angolo"

"No, tranquillo, vedrai che sarò bravissima a trovare l'uscita"

"Va bene. Andiamo. Vieni Richard, e smetti di guardare la ragazza delle piadine, che ho capito che ti piace..."

"No, John, non stavo guardando la ragazza delle piadine... Va beh, una occhiata... Non vedi che begli occhi che ha?"

"Si, va beh Richard, adesso si chiamano occhi!!! John tiralo via" dice Amèlie, tutta indispettita per il ritardo nell'entrare nella casa degli specchi.

Entriamo in questa specie di non meglio precisata scatola, e devo dire la verità, c'è da perdersi. Quando sembra che stai per andare nel posto giusto, zac!, muro di vetro. Nel mentre che a tastoni cerco di trovare l'uscita, mi vengono in mente certe situazioni della vita, quando sembra che hai la strada libera, e poi all'improvviso spunta un ostacolo che non avevi considerato. Riesco a fare filosofia di vita anche dentro la casa degli specchi. Mah, forse è meglio che non ci penso e vado avanti.

Finalmente usciamo, dopo un bel trambusto, e ovviamente Amélie si è spaventata.

"Uffa, era strettissimo là dentro!" piagnucola.

"Preferivi un bel giro sulle montagne russe?" ironizza Richard.

"No, no, sono ancora più terrorifiche... Andiamo agli autoscontri!"

Gli autoscontri, la mia giostra preferita. Mi piace un sacco urtare con la macchina le altre e compiere manovre assurde per evitarle. Mi piace un po' meno la serie di seicento lividi che ti procuri quando sei uscito. Ma fa parte del divertimento.

Mi piacerebbe andarci in due, come avevo fatto qualche tempo fa con qualcuno. Mi ricordo che ci siamo divertiti da matti, a correre e a sfrecciare, a evitare le botte e a darne. Lei si stringeva a me per non cadere, e io guidavo la macchina nel caos. Un bel momento, non c'è che dire. Ridere insieme facendo cose così è meraviglioso.

Intanto però, sono io da solo sull'auto. Salgo, metto il gettone, e mi preparo alla sfida. Tremate, sono in pista... E difficilmente faccio prigionieri...

venerdì 7 aprile 2017

Io sono John - Episodio 48

Che strano. Oggi sembra che non ci sia nessuno in giro. Lo scalone, che mi separa dal mio ufficio è vuoto, neanche la solita donna delle pulizie o commesso che passano, affannati con stracci o pacchi da portare negli uffici.

Mi fermo un attimo a guardare le scale, coperte con quel velluto rosso, simbolo di prestigio, spolverato ogni giorno perché non via sia la minima traccia di impronta. Le ringhiere di ferro lucide, installate in chissà quale glorioso passato, che danno ancora più l'idea di lusso e importanza.

Ai piedi di quella scala, che ogni giorno faccio per salire, ci sono io, che scruto. E mi domando quante persone siano salite o scese. Chissà cosa pensavano o dovevano fare, chi dovevano incontrare. Magari qualche nobile signore, o alto burocrate. E adesso, invece, le sto salendo io. Un impiegato di una azienda qualunque, che sale per sedersi a un computer e premere tasti per comporre chissà quale documento.

Faccio passare questo pensiero e salgo gli scalini, salendoli uno alla volta, lentamente. Ancora nessuno nei paraggi. Che strano. Entro nel mio ufficio e accendo il pc. Nel mentre apro la finestra e mi siedo, in attesa che arrivino i miei colleghi.

Però non sento il classico vociare di tutte le mattine, i primi caffè presi dai mattinieri come me, i commenti sulla partita della sera prima. Che strano. Comincio ad aprire il mio file e a scrivere. Nessuno squillo, passa il tempo, ma nessuno arriva.

All'improvviso, un suono lontano. Metallico. Che si avvicina sempre di più. Diventa sempre più forte. Si avvicina alla porta. Alzo lo sguardo per vedere che cosa sta entrando. Il suono mi riecheggia nelle orecchie, sempre più forte. Me le tappo e chiudo gli occhi...

Li riapro e sono nel letto. Il suono era la sveglia che mi annuncia l'inizio di una nuova giornata. Mi alzo, mi metto le pantofole e guardo fuori. Chissà cosa avrà voluto dire quel sogno, quella visione.
Mah. Sai che ti dico? Ora mi prendo un buon caffè. E vado a prendere il primo sole del mattino...


giovedì 6 aprile 2017

Speciale Wrestling - The Undertaker

Albori degli anni '90. "The Million Dollar Man" Ted DiBiase annuncia l'ultimo componente misterioso del suo team per le Surviror Series. Entra questo ragazzo alto più di due metri, oltre i cento chili di peso, vestito con un look da becchino retrò. E' il debutto televisivo di The Undertaker, al secolo Mark Calloway, una icona del wrestling mondiale degli ultimi 30 anni.

Domenica a Wrestlemania 33 ha annunciato il suo ritiro dal ring, dopo una carriera lunga appunto 34 anni, che lo ha portato ai vertici della federazione e della notorietà, grazie a questo look molto dark e misterioso, quasi come un collegamento tra il mondo dei vivi e dei morti.

Non userà il post per raccontarvi delle gesta di Mark, in quanto potete benissimo informarvi sui vari siti internet che parlano di lui. Vi voglio però trasmettere quello che per me ha significato vederlo sul ring. Mi ricordo quando ero veramente piccolo, e vedevo questi omaccioni combattere sul ring, alla stregua quasi di un cartone animato, e compariva lui, un po' spaventoso, ma allo stesso tempo rassicurante. Uno che sembrava non sentire i colpi e non si arrendeva davanti a niente e nessuno, incuteva timore a chiunque.

Ha vinto tutto quello che il wrestling poteva offrire, sia in singolo che in coppia. Vederlo così, quasi tristemente e dopo una sconfitta, spogliarsi del suo abito di scena e abbandonare il ring, mi ha fatto capire che è finita una epoca. Una epoca di cui lui è stato sicuramente il protagonista e in senso positivo.

Ha lasciato il segno con una gimmick difficile da portare, che non ha mai abbandonato (se non per una piccola parentesi da biker) e che lo ha reso celebre. Dando sempre tanto sul ring. Me lo ricordo quando lo vidi in Italia per gli spettacoli e faceva veramente impressione. Ma i bambini lo acclamavano più di altri.

Credo che di personaggi così il wrestling oggi ne abbia ben pochi. Io ne sono un appassionato, lo seguo appunto da quando sono bambino, e faccio fatica a pensare che non vedrò più le luci dell'arena spegnersi all'improvviso, e sentire i rintocchi di campana funebre risuonare paurosamente.

Grazie Mark, per lo spettacolo che ci hai regalato negli ultimi 30 anni. E speriamo di non vederti vecchio e in modi ridicoli, come certe star del passato...

mercoledì 5 aprile 2017

Io sono John - Episodio 47

"Uffa, ma perché non mi risponde?" Gregory è più agitato del solito.

"Chi non ti risponde?" chiede Jennifer, curiosa.

"Ehm, niente... parlavo tra me e me..." si nasconde Gregory, facendosi rosso.

"No, Gregory, tu non me la racconti giusta... Hai trovato la morosa? E non ci dici niente?" incalza Samantha, affacciandosi dallo schermo.

"Ehm, no... è una amica... ci sto solo uscendo... niente di che..."

"Sei già cotto tu! Lo ti si vede in faccia!"

"No, dai, non è vero. Ci vado con calma... è solo una bella simpatia..."

"Siete già usciti a cena insieme? Cinema? Fiori?"

"Ma che fiori e cinema, Jennifer... le donne le devi prendere con emozioni forti: una bella moto, un paesaggio mozzafiato, un giro al mare... cosa sono queste cose da coppiette muffe?" ribatte Samantha.

"Uffi, Samantha... non sei per niente romantica! Un po' di dolcezza ci vuole..."

"Dolcezza... se... quella passa... concretezza e faccia tosta... altroché!"

Nel mentre Gregory si fa sempre più piccolo nella scrivania, quasi a voler scappare da quella situazione, con le due ragazze che discutono animatamente.

"Su dai ragazze, smettetela! Gregory è già abbastanza confuso e in difficoltà. Gregory fai quello che ti senti... goditi il corteggiamento, sii sempre te stesso, e non farti condizionare. Se sono rose, fioriranno. Altrimenti, si cambia. E se non ti da retta, vuol dire che ha altri pensieri. E quindi lascia perdere. Non farti usare, non farti del male per nulla. Sii forte e deciso. Ma soprattutto; sii quello che tu vuoi essere. Lei capirà di avere di fronte un uomo serio, e non uno dei tanti che si atteggiano." affermo io, alzando appena lo sguardo da dietro lo schermo, per poi tornare al mio file di numeri inutili.

Tutti si azzittiscono, e vedo che Gregory accenna a un sorriso, quasi come le parole che gli ho detto abbiano centrato il punto. Forse la mia non è la ricetta perfetta, o la soluzione di tutto, e non è neanche facile da mettere in pratica. Però, se ci riflettete, è quello che ci rende unici. E che ci fa vedere dagli altri per come siamo e come ci sentiamo.

Se questo nostro essere piace, bene. Altrimenti, probabilmente, chi abbiamo davanti non è la persona giusta. Perché chi è interessato regala attenzione. Chi non è interessato, guarda con scarsa partecipazione. Io per arrivare a questa convinzione ci ho messo tanto tempo, e spesso neanche la metto in pratica fino in fondo. Ma, credetemi, è quello che bisogna sempre tenere a mente. Perché se si è se stessi, dentro si sta bene. Il dolore del no passa. Voi mi chiedete: ma John, e allora perché ancora sei solo? Eh, cari miei, perché chi mi piace non ha capito questo passaggio... oppure non è interessato... oppure ha altri interessi... Avanti comunque, se sono rose... altrimenti, puntura di spina, un cerotto, e pronti ad aspettare che fiorisca un'altra occasione...

martedì 28 marzo 2017

Io sono John - Episodio 46

Oggi la giornata è abbastanza tranquilla e silenziosa. Sembra come se tutto fosse fermo, ovattato.

Mi guardo intorno, ma tutti sono chini sui loro monitor, con sguardi attenti e concentrati. Nessun telefono squilla, si sente solo un vociare dalla strada fuori dalla finestra.

E così ho un momento per pensare a me. A che punto sono. A come stanno andando le cose.

È un momento di indecisione, ma anche di attesa. Qualcosa di nuovo accade, ma tanti dubbi affollano la mia mente. Cose che ti fanno vedere il mondo positivamente, ma altre che ti fanno pensare che potresti ricommettere lo stesso sbaglio. E non sai cosa sia giusto fare.

Hai paura che dietro ci sia qualcosa di non chiaro o di non detto. Però dall'altra parte vorresti che quel qualcosa succedesse, perchè saresti contento e felice come mai.

Avresti finalmente quella luce e quel calore che ti sono tanto mancati fino ad oggi. Quel sentirti completo e soddisfatto, sollevato e gioioso. Sensazione che ho provato poche volte nella vita.

Ma non dipende solo da me. E quei dubbi e incertezze solo dall'altra parte possono trovare risposta. Chissà se arriveranno e come... Avete capito poco? Siamo sulla stessa barca. Però se leggete tra le righe, alcune risposte alle vostre domande le troverete. Nel frattempo, torno anche io a guardare il mio schermo. Chissà che ci sarà così di interessante da vedere da parte dei miei colleghi... Ah, è la solita inutile presentazione...

sabato 25 marzo 2017

Speciale Cinema - LA LA LAND

Benvenuti a un nuovo Speciale Cinema! Oggi vi parlerò di un film che ha avuto un ottimo successo di pubblico e di critica, arricchita da nomination e premi Oscar: La La Land.

Il film è, per i pochi che non lo sapessero, interpretato da Emma Stone e Ryan Gosling, che ormai si possono definire una delle nuove coppie del cinema di oggi (hanno già recitato assieme in diverse pellicole) e sicuramente il feeling tra i due attori è stato molto utile al regista Damien Chazelle per ottenere il massimo da questa pellicola.

La trama è incentrata nella storia d'amore tra uno squattrinato jazzista e una barista che sogna di diventare una attrice, e utilizza molto il linguaggio del musical.
Premessa doverosa: io non sono un fan di musical. E' un genere per me ostico, che rischia spesso, a mio parere, di cadere di stile o rendere la pellicola troppo "debole", soprattutto se le parti ballate e cantate non sono ben miscelate con le parti recitate. Lo vedo più un genere da teatro che non da film.

Nonostante la premessa però, devo dirvi che La La Land mi è piaciuto: ha un buon ritmo, gli attori sono bravi, la fotografia è ottima e i dialoghi sono ben costruiti. La trama è inoltre credibile e adatta ai due interpreti.

Qualche difettuccio, forse, a trovare il pelo c'è: per un non amante del musical come me, i primi due minuti possono rivelarsi fatali: una scena iniziale ballata e cantata, che serve di fatto ad introdurci i nostri due protagonisti, che però è troppo "canzone", troppo "musical" e può "spaventare", facendo pensare che tutto il film sia così. Poi, per fortuna, uno continua e si ricrede. La scena è molto ben girata tecnicamente, con delle riprese fantastiche, però... forse uno stacco parlato iniziale prima di partire a spron battuto sarebbe stato meglio. Altro punto critico è il fatto che, per quanto si siano allenati, Ryan Gosling e Emme Stone non sono ballerini, e quindi le scene dove sono solo loro due a ballare, possono sembrare un po' "forzate". Inoltre la scena all'Osservatorio rischia di essere troppo "onirica", quando fino a quel momento il film aveva mantenuto concretezza anche nelle parti ballate.

Sono comunque difetti piccoli e forse anche figli del mio gusto personale. E' un film che consiglio comunque di vedere, anche per chi non è amante del genere, in quanto è ben confezionato e prodotto, e regala sorprese fino alla fine.

Detto questo, vi lascio alla visione e ci vediamo al prossimo appuntamento con "Speciale Cinema"!

venerdì 24 marzo 2017

Io sono John - Episodio 45

"Ed è venerdì, ragazzi!" esclama Robert.

"Sono veramente euforico... Non vedevo l'ora che finisse la settimana!" esulta Gregory, con tono sollevato.

"Questa settimana sembrava non passare mai... Per fortuna è finita e questo weekend me ne andrò in montagna con la mia ragazza. Era da tempo che desideravo farlo!"

"Bravo Robert! Ottima idea. Chissà che meraviglia di paesaggi e posti.."

"Beh, io punto sul cibo! Mi hanno detto che si mangia divinamente in una baita nei dintorni"

"Ecco, come sempre, romanticismo zero!" esclama Jennifer, con voce canzonatoria.

"Jennifer, dai su, è normale che un po' di romanticismo c'è: davanti a una costata o a una fonduta..."

"Spiritoso, Robert, veramente spiritoso... La tua ragazza deve essere una santa!"

"E tu John? Cosa farai questo weekend?" mi chiede Gregory, con curiosità un po' pettegola.

"Non lo so Gregory, non ho pianificato niente. A volte mi affido all'istinto e al tempo..." rispondo, cercando di svicolare.

"Dai John" insiste Jennifer "Non ci credo che non hai impegni."

"No, Jennifer, è la verità. Non è che sia obbligatorio fare qualcosa, a volte anche stare un po' tranquilli non fa male. E poi magari qualcosa salta fuori sempre... Chissà!"

"Se, se... non ce la racconti giusta John. Secondo me ci nascondi qualcosa... Qualcosa di femminile magari..."

"No, Jennifer, non è così. Non avrei problemi a dirvelo. E sicuramente, mi vedreste super-attivo in attesa del weekend!" abbozzo ridendo, in modo da uscire dal discorso.

"Va bene, John, ti crediamo. Ragazzi, ora però caffè!"

"Siii, caffè per tutti!"

"Andate pure" rispondo io "Resto a presidio."

E, detto questo, si avviano in processione verso il santuario del caffè. Guardo il mio schermo, bianco con le solite celle da riempire, e penso al weekend. Mah, chissà se riserverà sorprese. O se scorrerà tranquillo, in attesa di una nuova settimana. In effetti, spero sempre che qualcosa succeda. Una telefonata, una idea brillante, un bel film da vedere... Chissà magari lei chiama... No, John, non chiamerà. Non ci pensare. Al weekend ci penserai tra qualche ora. Adesso, invece, ci sono le celle da riempire... Come alcuni vuoti che ci sono dentro di te...

mercoledì 22 marzo 2017

Io sono John - Episodio 44

Ogni tanto staccare serve. Serve a riprendere forze, energie. A non pensare alle cose che ti succedono intorno. Un momento in cui la mente si libera di ogni vincolo, di ogni bruttura, per godere di solo quello che vuoi vivere.

Staccare... ma è sempre vero che alla fine si stacca? Non è che alla fine lo staccare diventa allo stesso tempo una fuga dai problemi, dalla realtà? Non so come affrontare una cosa, mi viene ansia o incavolatura, e allora scappo.

Vado via. lontano dal problema. O almeno così credo. Infatti, al ritorno, probabilmente il problema è lì che ti aspetta, sia esso lavorativo, sentimentale o della vita pratica quotidiana. E allora perché fuggire? Perché non affrontare il problema? Perché scappare sempre?

Forse perché è facile. Oppure perché si ha paura di chiedere aiuto. Perché a volte si è talmente tanto impauriti di quello che possono pensare gli altri, che si preferisce mettere il problema sotto la sabbia, piuttosto che affrontarlo. Oppure si teme di perdere qualcuno o qualcosa.

Vedo spesso intorno a me persone che adottano questo modo di agire. E non ne comprendo sempre il perché. O meglio: prima anche io agivo così. Fuggivo da un problema trovando una sorta di felicità momentanea artefatta, fatto di un viaggio, di un dolce, di un libro. Però il problema era sempre lì. E tornava. Il mio non era uno staccare di riposo, ma di fuga. Perché pensavo che prima o poi le cose si sarebbero aggiustate, o forse che alla fine andava bene così.

Oppure non mi accorgevo che quel modo di agire era sbagliato. Un mix di non soluzioni. Invece, una volta, mi sono fermato per un istante. E mi sono chiesto: posso fare qualcosa per me? Per risolvere il mio problema? Per darmi la forza necessaria a superare tutto questo?

E, piano piano, riflettendo, la risposta che ho trovato è: si, si può. Basta non fare fughe, ma affrontare la realtà. Andarci in faccia, vederla per com'è. E poi agire, cercando di viverla nel migliore dei modi possibili. Facendo del bene a te stesso, prima di tutto.

A quel punto lo staccare diventa quello che deve essere: puro riposo. Ma un riposo bello, sereno e rigenerativo. Che ti godi in ogni momento, perché dentro sei sereno e ti porti dietro la serenità.
Non so se ho ragione o meno, ma magari una riflessione in ognuno di voi la stimolo. Ah, per la cronaca, ora torno alle mie beghe lavorative. Tanto so che, a fine giornata, saranno solo un ricordo...

domenica 19 marzo 2017

AUGURI FESTA DEL PAPA'

Dal mio blog e dai suoi personaggi, un grande augurio a tutti i Papà!

 A volte possono sembrare figure più autoritarie o seriose rispetto alle mamme, oppure essere più "bambini" dei figli, ma averli vicino è sempre una grande fortuna e un esempio per le nostre vite.

Il mio pensiero va anche a chi un Papà l'ha perso da poco, o da tempo, oppure non lo ha mai conosciuto, oppure per chi si è allontanato da lui perché non ha mai avuto un buon rapporto. 

Per chi lo ha perso, non vi preoccupate, da lassù sicuramente continua a guardarvi con occhi attenti e amorevoli. Per chi non lo ha mai conosciuto, forse un giorno questo dubbio ve lo toglierete, e ne capirete i motivi. Per chi è in "cattivi rapporti", la speranza è che le divergenze si appianino o che comunque possiate trovare un altro esempio di Papà da seguire.

Fare il Papà è un mestiere difficile... ne sa qualcosa San Giuseppe...

AUGURI A TUTTI I PAPA' del Mondo!

Francesco e tutti i personaggi del BLOG

P.s. faccio uso pubblico del mio blog: ovviamente l'augurio più grande è per il mio papà Stefano. Al quale devo tanto di quello che sono, e spero di poter ricevere ancora tanto da lui.

mercoledì 15 marzo 2017

Io sono John - Episodio 43

"Che casino!"

"Che succede, Gregory?" Chiedo, un po' stupefatto.

"Non mi vengono i calcoli. E' tutto sbagliato, non va bene! Ora sono in ansia, il lavoro è per domani, come faccio, non so che pesci prendere... aiuto..."

"Calmati per favore. Agitandoti non risolvi nulla. Prova a rivedere cosa hai scritto. A volte è un piccolo errore che fa grandi danni"

"Impossibile! Io sto sempre attento a quello che scrivo. Lo sai che riguardo i dati almeno 12 volte. No, no, il computer mi vuole male e non mi vuole far finire questo lavoro"

"Da quando i computer hanno una volontà, oltretutto contro di te? Dai, aspetta che ci do una occhiata io..."

"E cosa pensi di trovare? L'arca dell'Alleanza? No, è il pc che sbaglia"

"Ti do una notizia bomba: i pc fanno quello che l'uomo dice di fare. Quindi no, non è colpa sua"

"No, non posso aver sbagliato qualcosa io..."

"E invece si... guarda la terza riga... vedi che hai invertito i due dati?"

"Ehm, si... è vero... cavolo, non me ne ero accorto..."

"Sai perché? Perché a volte siamo talmente convinti di noi stessi, che pensiamo di essere infallibili"

"Beh, in effetti... però il resto era tutto giusto!"

"Gregory, non cambierai mai..."

E torno al mio posto. Questo piccolo scambio di vedute della mia giornata, dovrebbe farvi capire un concetto. e cioè che nella vita a volte siamo troppo concentrati su noi stessi, che non ci accorgiamo che possiamo sbagliare. E, quando poi gli altri ce lo fanno notare, ci rimaniamo male.

Sbagliare è umano, non accorgersene è diabolico...

venerdì 10 marzo 2017

Io sono John - Episodio 42

Salgo, come ogni mattina, le scale che mi portano in ufficio. Mi rendo conto, ogni giorno che passa, che ormai è un gesto a cui non do nessuna importanza, come se queste scale non esistessero. Forse sono talmente assorto nei miei pensieri o nelle pratiche dell'ufficio che mi ritroverò davanti di lì a poco, però tutta la strada che ogni mattina a piedi compio per raggiungere la sedia della mia scrivania è un dettaglio evanescente.

Seppur cambiano le stagioni, i colori, i momenti e le vetrine dei negozi del viale, a me sembra sempre di percorrere la stessa strada. Uguale. Fatta anche degli stessi visi frettolosi del mattino presto o tranquilli passeggiatori del tardo pomeriggio.

Voi direte: tutta questa importanza a una strada? A un dettaglio di così poco conto? Per me non lo è. O meglio: sono una persona a cui piace osservare le cose, vedere come mutano e cambiano nel tempo. Notare quelle piccole differenze, anche minime, che però a volte si tramutano in scoperte ed emozioni. Come un disegno, una foglia che cade, il primo fiocco di neve dell'inverso, il caldo sole che tramonta in estate. 

E invece, in questo momento della mia vita dove tutto è un po' di corsa, ho perso questi momenti. Semplici. Veri. Autentici. Che mi piace godere in solitudine. Ma in alcuni casi anche in compagnia.
Perché le emozioni, si sa, le danno le piccole cose. I piccoli gesti. Quelli più spontanei e naturali. Senza secondi fini.

Spesso non li apprezziamo in pieno, ma dovremmo farlo di più. E goderne il più possibile. Perché potrebbero non tornare o farsi attendere. E infatti ho deciso. Mi fermo, ridiscendo le scale, esco dal portico e guardo il cielo. Oggi è luminoso e azzurro. L'aria è frizzante. E spero che qualcuno, che sto pensando, in questo momento guardi il mio stesso pezzo, piccolo, di cielo sereno...

mercoledì 8 marzo 2017

Speciale Calcio - In Italia...

Ieri sera è andato in onda l'ennesimo esempio di come il nostro calcio sia ormai anni luce distante da quello degli altri paesi. Il Napoli è uscito sconfitto con un passivo di 6 reti nella doppia sfida con il Real Madrid. Voi direte: ci sta, la differenza tecnica tra le due squadre, la poca esperienza internazionale di Sarri e via di altri motivi.

Lasciando perdere tutto questo, io vorrei solo fare un confronto: ieri sera hanno giocato contro la prima classificata della Liga attuale contro la terza forza del nostro campionato. Ora, che ci possa essere un po' di differenza, questo è chiaro. Ma che la terza forza del nostro campionato (che al momento in Liga è il Siviglia, vincitore negli ultimi 11 anni di 5 Europa League) non riesca neanche ad impensierire per un attimo la prima forza della Liga, e che inoltre l'unica che al momento se la possa giocare alla pari sia la Juventus, pur avendo dimostrato che qualche limite c'è, e che in Europa League stessa l'unica superstite è la Roma, bocciata ai preliminari di Champions e seconda forza del campionato italiano, la dice lunga sulle basse prospettive attuali del nostro movimento.

Perché tutto questo? Perché gli altri sono più bravi? Più furbi? Hanno più soldi grazie ai ricchi investitori stranieri? Non solo, purtroppo.

Noi paghiamo l'era delle "Sette Sorelle": club gestiti da "padri-padroni", che hanno usato il club con una sorta di "finto-mecenatismo", per dare lustro o credibilità alla loro storia imprenditoriale (Tanzi, Cragnotti, Sensi e Cecchi Gori) o per mantenerne il prestigio (Berlusconi, Moratti e gli Agnelli/Elkann). Peccato che tutti questi signori, in collaborazione con le amministrazioni comunali propritarie dei vetusti stadi italiani, non hanno mai pensato, invece che strapagare calciatori per farsi la guerra, a costruire ed ammodernare all'epoca gli stadi, che oggi sono la prima ed enorme fonte di guadagno dei top club europei. Voi direte: e ma i tifosi? Le violenze? Ricordo che l'attuale campionato più ricco, la Premier League inglese, dove ricordo almeno 5-6 squadre possono ambire al titolo, fino a qualche anno fa aveva a che fare con gli hooligans, i tifosi che ancora adesso in trasferta mettono a ferro e fuoco le città.

E quindi cosa fare? Credo che il giusto mix sia un po' quello che tre squadre italiane stanno facendo, anche se non in maniera organica: la prima è la Juventus, che ha fatto lo stadio di proprietà, adatto alle sue esigenze, sempre pieno e senza tifo violento dentro l'impianto. La seconda è il Milan, almeno quello che sarà fino al presunto "never-ending-closing", che ha puntato sui giovani, e la terza è l'Inter, che, seppur vituperata, è stata venduta a un gruppo straniero forte, che investe (poi va beh, forse l'allenatore scelto in partenza poteva essere valutato meglio).

Dobbiamo smettere di dipendere dagli introiti della pay-tv, vedere il calcio come politica, stare dietro ad amministrazioni comunali che non vogliono perdere gli affitti degli stadi cadenti dove, se va bene, l'ultimo ritocco è di Italia '90 (e che lavori all'epoca...). Quindi se vogliamo tornare competitivi, credo che la strada da seguire siano quelle tracciate dai club più blasonati italiani.

Voi cosa ne pensate? Lasciatemi pure il vostro commento. E ci vediamo con il prossimo "Speciale Calcio".

Festa della Donna

Il mio blog, insieme a John e a tutti i personaggi delle sue storie, augura a tutte le donne una meravigliosa festa della Donna. Che non sia solo di mimose, cioccolatini e spogliarelli maschili, ma di riflessione per chi, ogni giorno, ama e sta vicino a tutti noi come mamma, sorella, moglie, compagna, amica, amante, collega, nonna, zia, cugina e tutti modi con cui le donne riempono e rendono meravigliosa la vita di noi uomini.

Lascio a queste piccole strofe, trovate su Internet, la conclusione:

Per tutte le violenze consumate su di lei,
per tutte le umiliazioni che ha subito,
per il suo corpo che avete sfruttato,
per la sua intelligenza che avete calpestato,
per l’ignoranza in cui l’avete lasciata,
per la libertà che le avete negato,
per la bocca che le avete tappato,
per le sue ali che avete tarpato,
per tutto questo:
in piedi, signori, davanti ad una Donna!

AUGURI A TUTTE VOI!

Francesco

lunedì 6 marzo 2017

Io sono John - Episodio 41

"Mah!"

"Che succede, John?" mi chiede Amélie, con fare preoccupato.

"Niente, tranquilla. Stavo pensando a una cosa..."

"A cosa? Mi sembri molto corrucciato"

"Sai, a volte faccio fatica a capire come girano certe cose del mondo. Mi spiego. A te piace una persona. Ti piace molto. Cerchi in tutti i modi di passare del tempo con lei, te ne inventi mille, pensi e ripensi a come fare in modo di strapparle anche solo un minuto..."

"Non capisco dove vuoi arrivare a parare, John..."

"Aspetta, ora arrivo al punto. Dicevo, tu ti dai un sacco da fare con questa persona, ma a quanto pare per lei tu sei trasparente, una luce lontana, una specie di ectoplasma parlante..."

"Beh, se fossi un fantasma, forse, avrebbe ragione a tenerti lontana. Sarebbe spaventata.."

"Grazie Amélie, Una battuta davvero comica. No, dai sto dicendo sul serio. Possibile che a una persona tu possa interessare solo a scartamento ridotto? Oppure a giornate?"

"Mah, John, che ti posso dire. Vedi, secondo me è come il caffè che stiamo bevendo. Ogni tanto è più buono, altre volte meno. Dipende anche qui dalle giornate: il barista di turno, l'umidità della miscela, se la macchina è stata regolata bene... Ogni giorno è diverso, e tante persone hanno ragionamenti e modi di rapportarsi non coerenti".

"Già, forse hai ragione. Ma perché allora non riesco a buttare via tutto all'aria e mandare in malora?"

"Perché quella persona ti piace, John. E si fa fatica a buttare via quello che piace. A meno che, pian piano, non capisci che c'è qualcosa di quella persona che non va per te. In questo modo trovi un motivo di distacco, e riesci a non starci troppo a pensare su..."

"Uhm, in effetti. Però continuo a non capire. Perché esistono le persone indecise? Una cosa piace o non piace, la vuoi o non la vuoi, la desideri o non la desideri. Amélie, davvero, non capisco."

"Eh, John. E' questo il mistero. A volte neanche noi sappiamo quello che vogliamo veramente. Lo immaginiamo, lo supponiamo. Poi quando ce lo troviamo davanti, ecco che la nostra certezza vacilla. Oppure vogliamo davvero capire se chi abbiamo davanti è davvero quello che sembra, Per non investire tempo ed energie in qualcosa di cui poi ci possiamo pentire."

"E' vero... Un investimento sbagliato... e si perde tanto. Però ogni investimento ha un rischio, sempre. E va corso..."

"...Se uno vuole farlo... C'è anche chi al rischio è avverso..."

"Beh, me ne farò una ragione. Si vede che io sono uno speculatore dell'amore!"

"Ahahah, carina questa... Fa il paio con la mia di prima. No John, non sei uno speculatore. Hai solo in questo momento le idee più chiare dell'altra persona. Tutto qui. Ora sta te decidere: rischi ancora di più, e vai a scoprire tutte le carte. Oppure aspetti i suoi tempi e vedi cosa accade. Oppure tronchi del tutto, e arrivederci."

"Hai ragione, Amélie. Ci devo pensare su. In effetti non è una scelta che si può prendere alla leggera."

"Bravo John, intanto finiamoci questo caffè. Magari aiuta. E sappi che qualsiasi decisione prenderai, avrai il mio sostegno."

"Grazie Amélie. Mi dispiace per questo caffè corretto alle indecisioni."

"John, vedrai... le cose andranno per il meglio, come sempre..." disse Amélie, sorseggiando il suo caffè e avendo già intuito a chi stavo pensando nel mio ragionamento...

giovedì 2 marzo 2017

Io sono John - Episodio 40

Il vento di marzo. Il primo caldo lo sento sul viso. E' una bella sensazione. Le giornate si stanno allungando, il sole tramonta più tardi. E' più piacevole camminare mentre torno a casa. Mi sento voglia di fare, di fuggire in un posto lontano.

Vedo la natura intorno a me che è indecisa se ritornare alla vita o aspettare ancora un po', perché ha paura che un refolo d'aria fredda, un ricordo di inverno, possa colpirla e far morire quello che, a poco a poco, sta rinascendo.

In questo momento mi sento un po' come la natura: sono indeciso se aprirmi alla primavera e sperare che i sentimenti si riscaldino, o rimanere ancora un po' chiuso, per non rimanere freddato da qualche ripensamento o da qualche momento di indecisione.

Comunque, per il momento, mi godo il sole e questa bella giornata. Come se fossi su un prato, profumato d'erba, con il tepore primaverile. Camminando senza pensieri, con leggerezza. Anche se nella mia mente i pensieri si inseguono.

Spero solo che su quel prato, in un qualche momento, possa vedere una figura lontana avvicinarsi a me. Già la vedo, mentre cammina con un ampio sorriso, con i suoi occhi espressivi e bellissimi, illuminati dal sole, che mi tende le braccia, per cercare un mio abbraccio. Il suo profumo che si confonde con l'erba e i fiori intorno. Un bacio che ci unisce.

Eh, bei pensieri. Invece la realtà di adesso è un file con dati da riempire, telefonate e corse contro il tempo. Tutte cose che mi allontanano da questo sogno. Che vorrei fosse vero. Va beh, passiamo il badge per aprire la porta di ingresso. Il pomeriggio mi attende. Speriamo che finisca presto. E possa correre, felice, verso il prato. Sperando che lei mi aspetti lì...

mercoledì 1 marzo 2017

Ciao Leone...

Ieri è arrivata la notizia della morte di Leone di Lernia, cantante del genere "demenziale", diventato prima famoso per le sue canzoni cover delle canzoni del momento e poi per essere entrato a far parte del programma radiofonico "Lo Zoo di 105", come "vittima designata" degli sfottò di Marco Mazzoli & Co.

Così come il programma di cui faceva parte, Leone poteva essere "il cantante che non piace", ma a me personalmente lascia un ricordo. Il ricordo di canzoni che facevano ridere perché comiche, ricercate nella comicità, anche volgare, ma che comunque funzionavano usando la spinta delle hit del momento.

Una cosa che lui ha cominciato a fare a metà anni '70, sconosciuto al grande pubblico, ma che lo ha reso famoso in una certa nicchia, come tanti altri cantanti del suo tipo. Una nicchia fatta all'epoca di musicassette, spesso o "piratate" o comprate a poche lire nei cestoni di qualche supermercato o negozio di dischi.

Il senso di comprare qualcosa "tanto per farsi due risate", ascoltandolo magari con gli amici in macchina, senza star lì a vedere se le cose dette avessero un senso oppure no, senza cercare profondità di testo, ma divertimento senza pensieri.

Così come mi ricordo delle sue apparizioni in "Quelli che il calcio", sempre a San Siro, puntualmente alle spalle dell'inviato di turno, in una sorta di immobilismo, precursore di quei Paolini  e compagnia, che dovranno la loro fama proprio al comparire dietro il giornalista durante i telegiornali o i programmi di approfondimento. Anche se Leone lo faceva sempre in silenzio, come se fosse uno che era lì a vedere la partita. E questo, forse, ne aumentava l'effetto comico.

Ecco perché di Leone mi rimarrà un ricordo positivo: era divertimento nudo e crudo, senza perché, senza percome, che magari faceva arricciare il naso a qualche snob, ma alla fine, forse, in segreto, anche loro ascoltavano.

Un ciao a Leone... e mancherà la tua parlata pugliese semi-incomprensibile...

martedì 28 febbraio 2017

Io sono John - Episodio 39

Un giorno di relax. Che pace. Silenzio, le mie cose da fare, nessuna rottura o telefono che squilla. Posso prendermela con comodo. Anche il weekend è stato bello. Direi che la settimana comincia con il piede giusto.

Finché... finché non cominci a inanellare una serie di imprevisti che non si sa perché, pare si siano dati appuntamento quel giorno. Quasi a farlo apposta, per renderti la giornata stancante. E dire che avevi pensato a una tranquilla giornata, anche per staccare un po' dal tran-tran quotidiano.

Cose che si rompono, traffico, caos, giri che saltano per mancanza di tempo. Calma John. Calma.
Ora ti fermi, respiri e cerchiamo di trasformare la giornata in produttiva e positiva. Pensa al weekend scorso, a come sei stato bene, hai passato una ottima domenica. Non te la inquinare.

Gli imprevisti capitano, fanno parte della nostra vita. Non possiamo prevederli, ma imparare a gestirli. L'importante è che non diventino un cruccio o qualcosa di pesante.

Comunque speriamo che la mente si rilassi... e che possa tornare a vivere una giornata come quella di domenica...

giovedì 23 febbraio 2017

Speciale Cinema - Allied

Bentornati su Speciale Cinema! Oggi parleremo del film "Allied" di Robert Zemeckis, storia d'amore all'ombra dello spionaggio durante la Seconda Guerra Mondiale. E qui finiscono le cose buone del film. Mi spiego meglio, premettendo che potrebbe scapparmi qualche spoiler per chi non lo ha visto.

Il soggetto è potenzialmente interessante: una storia d'amore che nasce tra due spie che si incontrano a causa di una missione comune nel Marocco francese durante il conflitto mondiale, i quali, tra gli orrori della guerra, cercano di creare una famiglia nonostante tutto. E fin qui nulla di male, anzi.

Il problema è come è stato reso il tutto. Partiamo dai tempi. Il film ha un ritmo molto lento, in alcuni casi eccessivamente dilatato, su scene che alla fine non hanno nessuna utilità nel corso del film o si potevano rendere più "veloci". Esempio la scena dell'uccisione dell'Ambasciatore tedesco: quando fuggono dal palazzo c'è una scena lentissima sulla salita in macchina di Brad Pitt e Marion Cotillard, inseguiti da nessuno, che salgono sulla auto e fuggono. In un frangente simile mi sarei aspettato un momento più "teso" e veloce. Invece no. Comprendo che la fuga in macchina era funzionale alla richiesta di matrimonio di Pitt, ma forse con l'adrenalina avrebbe avuto anche una maggiore resa stilistica. Morale riassuntiva: un film di due ore che se ne durava una e mezza sarebbe stato molto più godibile, oppure se devi allungare, almeno fallo con scene più veloci e ritmate.

Altro aspetto, che nei film mi rende un po' nervoso, è il personaggio che compare e scompare. Tutto l'inizio del film è presente una coppia francese con la quale la Cotillard fa amicizia, in funzione di ottenere l'invito per il ballo dell'Ambasciatore. Nella scena dell'assassinio, la Cotillard spara al marito, che ha preso una pistola e tenta di ucciderla, ma risparmia la moglie, con uno sguardo molto intenso tra le due. Ora, in quel momento credetemi, mi sarei aspettato di rivedere quella donna che magari in un momento successivo del film sarebbe tornata per vendicarsi. E invece nulla. Dalla via, non si poteva sparare ad entrambi? Se la Cotillard avesse sparato ad entrambi, la scena si sarebbe chiusa lì e nessuna ricerca successiva per tutto il film di una presenza che non c'è. E invece tutto sospeso. E non mi parlate dei buoni sentimenti di una donna che non vuole uccidere un'altra donna perché la vede come una amica. Nel film stiamo parlando di spie durante la seconda guerra mondiale, non delle amiche del circolo bridge. Una spia di quei livelli, credo, non dovrebbe farsi molti scrupoli ad uccidere potenziali testimoni scomodi.

Ultimo aspetto gli effetti speciali: ce ne sono due che gridano veramente allo scandalo. Il primo è l'atterraggio di Brad Pitt con il paracadute nel deserto. La finzione totale del paesaggio è palpabile. Una scena poco realistica. La seconda è la scena della tempesta di sabbia. La sabbia che viene fintamente messa come filtro in post-produzione davanti alla macchina è altrettanto poco realistica. Avendo un budget di tutto rispetto (credo intorno agli 85 milioni di dollari), forse si poteva fare qualcosa di meglio o pensare a soluzioni migliori.

In definitiva è un film che per una volta si può vedere, a patto di fare i conti con la lentezza e queste sbavature. Il film è un classico da sufficienza, senza infamia e senza lode. Detto questo, vi saluto, e ovviamente aspetto i vostri commenti e le vostre idee su questo film. Alla prossima!

Io ero John - Episodio -999

Che bello, è Carnevale! Come ogni anno, mia zia May mi ha cucito un bel vestito da Arlecchino. Sono tutto colorato, con la mia mascherina nera. Il mio vestito è veramente bello, con colori vivi. Sembra uscito da un catalogo di moda. Mia zia mi ha preso le misure e fatto provare il vestito diverse volte. Ma zia May è bravissima, e sono veramente contento.

A scuola oggi c'è la recita. Anche i miei compagni di classe sono tutti in maschera, pronti per recitare nel teatro della scuola. Seduta davanti a noi c'è tantissima gente! Che paura! Speriamo di non scordarci le battute. Io ho studiato tanto con la mamma, che mi ha aiutato a ripetere. E adesso è lì , in mezzo al pubblico a guardarmi. Spero di non dimenticarmi qualcosa.

Recito la mia scenetta e mi diverto con i miei compagni, che ogni tanto fanno qualche inciampo, con la maestra che, da dietro una tenda nera, suggerisce facendo delle buffe smorfie. E' divertente, anche se so che non è arrabbiata. Oggi è un giorno di festa e si ride. Le scenette sono tutte con le varie maschere del Carnevale: Pulcinella, Balanzone, Pantalone, Colombina... Ci sono veramente tutti.

Ci si diverte un sacco a Carnevale. E' la festa dei colori. Dice così anche la canzoncina che cantiamo alla fine della recita. Poi lanciamo le stelle filanti di carta, e riempiamo tutta la sala, giocando poi a rincorrerci e a riprendere i fili di carta per lanciarli.

Finita la recita, un sacco di applausi. Tantissimi, di tutti i genitori che ci sono venuti a vedere. Ci fanno le foto, siamo contenti! E poi si vanno a mangiare le frappe. Che buone! Piene di zucchero e dolci. Io ne mangerei tantissime, infatti il mio vestito di Carnevale diventa tutto bianco, coprendo i colori di Arlecchino.

La mamma mi guarda e sorride, e anche io sorrido. E' bello il Carnevale, bisognerebbe festeggiarlo tutti i giorni...

mercoledì 22 febbraio 2017

Io sono John - Episodio 38

Bel periodo il Carnevale. Pieno di colori e divertimento e di frappe da mangiare. Ne sono un mangiatore seriale, oltre che un modesto produttore. Mi ricordo i Carnevali del passato, quando mi travestivo da vari personaggi e maschere carnevalesche. Era bello festeggiare con i miei compagni di classe a scuola. Ci si fermava quasi il giovedì grasso. Un divertimento per tutti.

Mi piacerebbe visitare il Carnevale di Venezia. Non ci sono mai stato, dicono che sia bellissimo. Particolare sicuramente, soprattutto perché già la città di suo è atipica: arroccata sull'acqua, in continua lotta con essa per emergere e non sprofondare.

Ma tant'è, i miei impegni di lavoro e la mancanza di una compagnia valida rende questo mio pensiero di viaggio vano. Anche se a volte, mi rendo conto, una sorta di Carnevale lo viviamo anche tutti i giorni: quante persone portano maschere che facciamo fatica a interpretare e che nascondo vizi, debolezze, dolori o altre cose spiacevoli.

Peccato che questo tipo di Carnevale sia poco allegro e a volte anche pesante da gestire o subire. In fondo se ci fosse più verità o trasparenza, molte cose andrebbero meglio. Poi con i social e tutto quello che gravita sul web le maschere aumentano e diventano ancora più difficili da scovare. Bisogna imparare a difendersi, a non fermarsi alla maschera, ad andare oltre. 

Vedere cosa c'è dietro e, se la persona è veramente degna della vostra attenzione, provare a levargliela, per capire i motivi che spingono a portarla. Ci vorrà pazienza e costanza, ma vedrete che sarete ripagati della fatica.

Io sono un uomo paziente. Molto. Ma fino a un certo punto. Bisogna che ci sia collaborazione dall'altra parte. Un minimo. Eh, peccato che spesso non funzioni così. Parlo bene, ma alla fine razzolo male, come tanti.

Strano, il Carnevale mi ha fatto diventare un po' filosofo. Meglio che torno alla realtà. E passo a gustare una buona frappa... se ne volete una... ve le dovete comprare perché le ho finite tutte!

martedì 21 febbraio 2017

Speciale Calcio - Roberto Baggio

Oggi comincia una nuova rubrica, lo "Speciale Calcio". Attenzione, fermi tutti, prevengo: non è un angolo di bar Sport o uno sfogatoio contro torti arbitrali (niente Processo del Lunedì, Appello del Martedì e Sentenza del Sabato), ma una piccola "nota a margine" su alcuni personaggi del calcio che sono entrati nella mia storia e cultura sportiva.

Apro questa rubrica con il "Divin Codino": Roberto Baggio, fantasista della Nazionale e dei più grandi club italiani (Juve, Milan ed Inter), che ha compiuto recentemente cinquantanni.
Ora, non vi illustrerò la storia di Baggio, in quanto basta andare a cliccare un po' su Internet per trovare tutte le notizie e biografie possibili.

Quello che vi voglio trasmettere è cosa Baggio ha significato nella mia mente e nella mia visione del calcio. Baggio era un giocatore "scomodo": talento puro, classe da vendere, faceva sempre sorgere il sospetto che, se tal allenatore vinceva, lo aveva fatto solo perché aveva lui in squadra. Al pallone dava del tu, con tocchi e giocate veramente illuminanti, un trascinatore di squadre, capace di trasformare anche i compagni, basta vedere cosa è riuscito a fare a Bologna o a Brescia, sicuramente squadre non di primissima fascia.

Due sono i momenti che più mi hanno colpito della carriera di questo giocatore. Uno è famosissimo e forse quello che rimane impresso nella nostra memoria: quel rigore sbagliato a USA '94, che, seppur non decisivo (Pagliuca avrebbe dovuto parare il rigore successivo del Brasile per tenerci in corsa) è l'emblema di quando a volte, il destino, possa essere cinico anche con un talento di quello portata. Lui aveva trascinato la Nazionale fino a lì, fino a quel rigore, a giocarsela nella caldera di Pasadena. E, il dio del pallone, quasi a prendersi beffe di lui, gli fa sbagliare il rigore, in maniera anche piuttosto plateale per un giocatore specialista.

Il secondo episodio è sempre legato alla Nazionale, ed è del Mondiale successivo: Francia '98, quarti di finale contro i padroni di casa. E quel maledetto tiro che si stampa sul palo. Siamo sullo zero a zero e Roberto calcia talmente bene che il pallone colpisce il legno. Era entrato da poco, al posto di Alessandro Del Piero, colui che aveva ereditato da lui la maglia numero 10 della Juve, e che in quel periodo fece nascere il famoso dualismo nella mente di tutti i tifosi italiani. E, per una questione di centimetri, sarebbe stato golden gol e vittoria azzurra.

Invece, come spesso è accaduto a Roberto, si è fermato davanti alla porta del Paradiso. Ma sicuramente è entrato nei ricordi di tutti i tifosi italiani.

E voi, cosa ne pensate della carriera di Roberto Baggio? Scrivete la vostra opinione o commento sotto al post e fatemi anche sapere se questa rubrica nuova vi piace.

Un saluto e, con questo è tutto, vi restituisco la linea!

lunedì 20 febbraio 2017

Io sono John - Episodio 37

E si torna al lavoro. Dopo il weekend riprendere può essere un po' difficile, specie quando avresti altre cose in mente da fare. Però bisogna pur andarci...

Entro nel mio ufficio, come sempre vuoto a quest'ora, e aspetto di sentire il solito buongiorno e il ricominciare del tran-tran quotidiano. Mi sa che però oggi non si ingrana.
Anche il pc fa fatica ad accendersi, se la prende comoda. Lo comprendo, forse sente la scarsa voglia del "padrone".

Sposto i soliti fogli e le penne, facendo un po' di ordine, ma nulla. La mia testa è altrove. Il weekend appena trascorso è stato molto tranquillo, ho fatto diverse cose che mi piacciono, come cucinare o dedicarmi ai miei lavoretti di bricolage. Però... però sarebbe stato ancora più bello se avessi passato qualche momento in compagnia di qualcuno. Forse è questo il pensiero che mi ronza in testa.

Alla fine mi fermo sempre lì. A quell'incontro che non c'è, e che magari speri che ci sia. In attesa di un si o di un "vediamoci". A volte si è veramente in mezzo a un guado. Fare il passo o no? Lo fai, ma non hai una risposta. Non lo fai, e ti penti di non averlo fatto. Bisognerebbe che inventassero una macchina per far vedere i pensieri. Dove tu possa decidere a chi farli vedere. Forse avrebbe più chiare le intenzioni e le idee.

Peccato che una macchina del genere non l'abbiano ancora inventata. E così bisogna interpretare, comprendere, leggere tra le righe, rischiare ed attendere. Che alla fine, poi, è il bello di conoscere qualcuno e starci insieme. Se avessi un libro già scritto in mano, da leggere, mi potrebbe piacere la storia, e rileggerlo più volte, oppure no, e riporlo in un cassetto dopo poche righe. Se, invece, tu diventi lo scrittore, allora la storia la inventi tu. Ogni giorno. E puoi anche provare a scriverla variando sul tema.

Si, forse dovrei diventare più "scrittore" e meno "lettore" della mia vita. E sperare che qualcuno, a cui il libro ho proposto, lo voglia leggere e scrivere assieme a me. "Buongiorno, John"... ecco, la solita voce che mi richiama all'ordine. Il pc si è acceso, ricompaiono le slides, è lunedì ragazzi... si torna all'opera...

giovedì 16 febbraio 2017

Io sono John - Episodio 36

Oggi sono in ferie. E fuori è una giornata primaverile. Mi vesto velocemente ed esco, a prendere i raggi del sole.
Il clima è gradevole, il freddo non si sente. Vorrei fare una bella passeggiata, senza meta.

Prendo l'auto e raggiungo le prime colline. I colori cominciano ad essere quelli della natura che si risveglia. E anche la mia mente lo fa. Come se si liberasse dalle nebbie e dal grigiore dell'inverno, di momenti pensierosi. Ora sente il bisogno di leggerezza, di freschezza e di colore.

Mi incammino lungo un sentiero alberato. Lo percorro con passo veloce, ma attento a guardarmi intorno. Noto le foglie e l'erba intorno. Il sole che filtra. I rumori della natura, che a volte diventano silenzi. Cammino a lungo, non so quanta strada abbia percorso.

A un certo punto però mi ritrovo in un posto familiare: è una piccola rocca, di un paesino dei dintorni. Sembra un piccolo castello, di quelli che si vedono nelle favole. Entro, la rocca è visitabile. Attraverso le spesse mura, e noto lo spiazzo interno. E in quel momento mi torna in mente un ricordo.

Di quando c'era un mercatino all'interno di quelle mura. Con oggetti delle più grandi varietà. Una giornata però più fredda di oggi, un po' grigia. Ma non ero solo. Lei era con me. Giravamo per quei banchi, osservando gli oggetti. Mi ricordo che lei era rimasta colpita da pupazzetti dei personaggi dei cartoni animati e da degli animali da giardino fatti a statuetta.

Io la guardavo mentre mi faceva notare, con la curiosità di una bambina, tutti questi piccoli tesori. E io sorridevo, perché mi sembrava di aver fatto una bella cosa a portarla lì. Poi l'abbraccio per scaldarla, il guardare il paesino intorno e ammirare la calma che si respirava. Mentre scendeva il buio, ma a noi piaceva stare lì. Abbracciati. Le nostre labbra unite. Sento lo stesso calore del sole che sento oggi.

In quel momento squilla il telefono... E' l'ufficio, un problema che solo io posso risolvere. Mi distolgo dalla mia visione e rispondo al quesito. Si è fatto tardi, meglio rincasare. Però quel calore credo che oggi me lo porterò dietro... sperando di riviverlo, un giorno...

mercoledì 15 febbraio 2017

Speciale Cinema - Come valuto i film - le cose brutte

Bentornati con un nuovo appuntamento con lo "Speciale Cinema". Oggi è una edizione un po' particolare, perché vorrei spiegarvi, in poche parole, come faccio a stabilire se un film mi piace o no.

Premessa doverosa: io non sono un esperto di cinema, non ho fatto studi in tal senso, non sono un tecnico, ma una semplice persona che guarda film per divertimento. Pertanto se a volte uso termini non appropriati al gergo cinematografico, mi perdonerete.

Ovviamente, in questa analisi tralascerò le cose più ovvie, come carenza di trama, fotografia pessima, dialoghi inutili, attori incapaci. A meno che non si parli di B-movie, film che a me piacciono molto, ma che meritano un discorso a parte (di cui magari vi parlerò, in una prossima puntata).

Intanto una cosa che nei film non mi piace è, quando in apertura, viene scritto chiaramente che è tratto da una storia vera. Ora, non è che non mi piacciono i film tratti dalla realtà, ma sembra quasi che quella scritta dica: ti sto raccontando una cosa, ma se non ti piace non è colpa dello sceneggiatore, ma della storia perché nella realtà è andata così. Sembra una scusa a priori, come se a quel punto qualsiasi cosa del film te la devi beccare solo perché "così è andata la storia". Preferisco che il film parta, si sviluppi, e poi alla fine, se mi vuoi far vedere i collegamenti con la storia originale, ne sono contento. Anche perché se ho scelto di vedere quel film e mi sono un minimo informato, io so che parlerai di quella storia o fatto, quindi non ho bisogno che me lo ricordi. Inoltre l'effetto sarà quello del "vediamo quanto è aderente alla realtà" e a quel punto sarò talmente concentrato a fare quello, che perderò la visione complessiva del film.

Seconda cosa che non mi piacciono sono i film non equilibrati. Faccio un esempio: "Trainspotting" è un ottimo film, perché racconta la sua storia anche con scene molto crude, ma ben dosate e messe al momento giusto. La saga di "Saw", invece, come tanti film moderni, portando all'estremo lo splatter lo rende quasi inutile e non funzionale, rendendo alla lunga i film della serie ripetitivi. Un film deve dosare scene e dialoghi in modo da rendersi godibile e rivedibile anche a distanza di tempo.

Un aspetto che noto che noto spesso è la credibilità degli attori nel ruolo: purtroppo, per quanto un attore sia bravo, tranne rarissime eccezioni, si porta dietro quello che è o come noi lo immaginiamo. Clint Eastwood farei fatica a vederlo in un film per famiglie Disney (al netto di fare un cammeo come se stesso) o non vedrei mai un Checco Zalone in un film di guerra crudo. Per me chi interpreta un film deve essere "credibile" nel personaggio che fa. Ripeto che pochissimi attori sono credibili in tutti i personaggi e cambiando anche genere, ma, appunto, bisogna che gli attori facciano i film per cui sono "tagliati".

Ultimo aspetto è quello della serie: vediamolo perché tutti l'hanno visto. Non esiste che io veda un film per far piacere alla massa, anche perché molto spesso sono film di qualità non eccelsa, spinti a livello pubblicitario, solo per vendere un qualcosa che altrimenti di propria volontà nessuno lo vedrebbe. Troppo clamore, troppa enfasi o troppa spinta indotta mi fanno indisporre alla visione di quel film, e sicuramente sarò più impegnato a trovarne i difetti o a enfatizzare quello che anche gli altri dicono di aver visto, perdendo, ancora una volta, la visione complessiva del film.

Per oggi vi ho rimbambito abbastanza e quindi vi saluto e ci vediamo al prossimo "Speciale Cinema"!

martedì 14 febbraio 2017

lunedì 13 febbraio 2017

Io sono John - Episodio 35

Ecco, domani è un bel giorno... in senso ironico.

San Valentino: la festa dei fiorai e venditori di cioccolatini. Un giorno come un altro, trasformato in festa dell'amore. In questo giorno esistono secondo me due grandi partiti: quello del "ho il moroso/a e allora festeggio alla faccia vostra" e quello del "il moroso/a non ce l'ho, ma tanto San Valentino è una festa inutile, bisogna amare tutti i giorni ecc.".

Due partiti con idee molto ferree e molto convincenti. Che contrappongono il sentimentalismo e il romanticismo anche un po' stereotipato, al distacco e cinismo dell'altro. Chissà chi avrà poi ragione dei due. O forse ci sono anche persone che, a seconda dei casi, stanno un anno in uno schieramento e un anno nell'altro.

I primi sempre pronti a postare foto sui social dei regali e delle cene, i secondi invece a rispondere con frasi celebri denigratorie del giorno degli innamorati. Chi è romantico fa fatica a non appartenere al primo partito, e se sta nel secondo è solo perché è stato ferito gravemente da qualcuno/a. Chi invece è un po' più "materiale" appartiene forse al secondo, ma fa credere di stare nel primo solo per compiacere l'altro.

I confini sono forse sottili, e solo ognuno sa dentro di se come vivere questa giornata. Se dedicarla a pensare a come rendere speciale una serata o ad amare l'altro tutti i giorni, con costanza, e con un sentimento sincero e profondo.

Ah, volete sapere se io lo festeggerò? Ovviamente no, ma non mi dispiacerebbe farlo. Sono un romantico, e non posso fare altro che appartenere al primo partito. Ma, quando non si incontrano le persone giuste, oppure se ne trovi qualcuna del secondo partito, diventa difficile esporsi.

In fondo non basterebbe tanto: una bella tavola, una candela accesa, un piatto semplice cucinato da me, dei bei fiori ad ornare il tavolo e due calici di bollicine fresche. Guardasi negli occhi, ridere e ricordarsi cosa ha portato ad essere lì, in quel momento preciso. Dedicarsi una serata solo tra amanti e innamorati, senza pensare al resto e alle preoccupazioni del giorno. Darsi un bacio mentre la candela si spegne... e sciogliersi in un lungo abbraccio passionale... Eh, anche quest'anno festeggio l'anno prossimo... a meno di sorprese, ma essendo domani San Valentino, difficilmente arriveranno...

venerdì 10 febbraio 2017

Cosa succede - il punto della settimana n.13

Ed oggi è la volta di "Cosa succede", il riepilogo settimanale dei fatti (a mio parere) più rilevanti accaduti in Italia e nel mondo.

Voi direte: e non ci parli di San Remo? No, non vi parlo di San Remo perché lo sto accuratamente evitando, anche se gli articoli su giornali e web non mancano, così come lo spazio televisivo extra-Raiuno. Vi dico molto serenamente cosa penso del Festival: è una messa cantata della tv, dove tutti vanno più per visibilità che non per effettivamente elogiare la musica italiana. Se veramente si volesse puntare solo sul musicale, le scelte canore sarebbero intanto diverse e non ci sarebbe quel contorno a mio parere inutile di comici, politici, attori e chi più ne ha più ne metta, che serve solo a far vendere il film di turno o poco altro. Dunque Sanremo lo lascio a chi vuole farsi del male con un prodotto qualitativamente poco interessante, se non per chi ama i personaggi che lo popolano.

Parliamo invece di politica internazionale (no sbadigli, grazie...) e del confronto che si sta sempre più delineando tra anti-europei (o presunti tali) ed europeisti convinti. Lo scontro, che troverà sfogo anche nelle prossime elezioni francesi e tedesche, deve far riflettere sul valore dell'Europa come unione di economie, ma non di popoli. Il "vizio" iniziale credo che sia da trovare nel come è nata: post-conflitto mondiale, con i paesi che avevano paura per un futuro incerto e sotto Guerra Fredda, dove l'unione era un meccanismo di difesa contro eventuali recrudescenze di passati regimi totalitari. Di fronte a tempi cupi, si cerca unione, mentre quando la situazione tende a migliorare, ognuno vuole smarcarsi per beneficiare in maniera più ampia degli altri dei vantaggi della ripresa in termini economici.
Una Europa di popoli non è mai esistita, se non sotto l'egida di una forza egemone o totalitaria che l'ha "invasa". L'Europa economica è stata costruita a vantaggio di pochi e senza valutare le specificità delle economie dei singoli Paesi, la sta portando alla disgregazione goccia a goccia, che potrebbe risultare alla fine anche peggiore di uno strappo unico e forte.

Bene, direi che per questa settimana di spunti ve ne ho dati tanti. Commentate e fatemi sapere cosa ne pensate come sempre! Ad maiora!

Io sono John - Episodio 34

Guardo la finestra dal mio angolo in ufficio. E' una giornata grigia, un po' buia. 0ggi tutti sono in grande silenzio. Giornata di iper-lavoro, tutti concentrati sul pc e pedalare. Io però non riesco. Strano, solitamente sono così produttivo. Ma oggi proprio no.

La mia testa è fuori da questa stanza. Come se volesse fuggire in chissà quale posto. Mah, forse è meglio distogliere i pensieri di fuga, fatti di mare, di profumi, di sole e di paesaggi da respirare, vedere, sentire.

Si sente solo il rumore dei tasti picchiettati, come una sorta di ritmica danza monotona. Niente voci, tutto ovattato. Ma perché devo stare qui? Perché non posso uscire da questo ufficio, prendere l'auto, correre da lei e dirle: "Fuggiamo al mare". E, senza lasciarla pensare un attimo, portarla con me. In una bella spiaggia, con il mare davanti e una barca ormeggiata che, tranquilla, dondola nella risacca.

Una leggera brezza che ti accarezza, in un mare non ancora estivo, ma che te ne fa sentire l'odore. Con un timido sole, che ti avvolge con tepore. Stare lì, anche senza dirsi nulla. Solo guardandosi e rivolgendo, sfuggevolmente, lo sguardo al mare.

In un momento essere insieme a vivere una giornata diversa, scappati dall'ufficio e dai pensieri della quotidianità, solo con la voglia di stare insieme. Sarebbe bello. Bellissimo.

Peccato che il telefono squilli, che torni a sentire il rumore dei tasti che battono, e che dall'ufficio non possa, almeno per oggi uscire. Spero solo che un giorno, veramente, io possa fare questa mossa. E chissà se lei ne sarà contenta...

giovedì 9 febbraio 2017

Speciale Cinema - Florence

Benvenuti ad un nuovo "Speciale Cinema"! Oggi parleremo di "Florence", il film incentrato sulle vicende di Florence Foster Jenkins, soprano dalle doti canore discutibili e ricca ereditiera filantropa, che ebbe nonostante ciò una certa popolarità negli States negli anni tra le due guerre. Nel ruolo della protagonista troviamo Maryl Streep, mentre Hugh Grant interpreta il secondo marito St. Clair Bayfield, ex-attore di avanspettacolo inglese con modi da gentleman e molto più giovane di Florence, che sposando Florence trova una sicurezza economica, pur non disdegnando la frequentazione di altre donne.

La trama racconta gli ultimi anni di vita della cantante/filantropa, nei quali riesce ad ottenere un grande successo di pubblico con i suoi concerti, nei quali emergono i suoi evidenti limiti canori, suscitando però l'acclamazione del pubblico. Il secondo marito St. Clair si prodiga affinché sua moglie riesca a vivere il sogno della celebrità, usando ogni tipo di mezzo.

Il film sembra vivere su due piani: quello di Maryl Streep, altissimo e ben recitato, e quello di tutto il resto, dove non ci sono spunti particolari, se non Simon Helberg, che nei panni del pianista Cosmè McMoon riesce a dare un po' di brio alla pellicola.

Hugh Grant è ancora una volta imprigionato nel ruolo del "gentleman inglese", che ormai sembra interpretare un po' come un caratterista e la trama ha qualche buco, come ad esempio l'amante di St. Clair, che all'inizio del film occupa un ruolo molto evidente e poi improvvisamente scompare con motivo abbastanza futile, così come per gli altri personaggi secondari.

Sostanzialmente tutto scorre tenuto dal "collante" Streep, che con la sua mimica perfetta e la sua recitazione descrive egregiamente i sentimenti e gli stati d'animo di Florence, donna forse un po' troppo ingenua o abbagliata dai suoi sogni musicali, da non vedere la campana di vetro nella quale è rinchiusa, creata proprio dalle persone che lei ritiene amiche. La sola recitazione del personaggio principale, però, non fa diventare la pellicola un capolavoro o un film adatto a un largo pubblico e forse difficilmente strappa una seconda visione.

Apprezzabile comunque il tentativo di portare alla visione del grande pubblico "piccole storie" di personaggi dello spettacolo, magari poco conosciuti, ma che possono offrire spunti anche di riflessione, in un contesto leggero, ma non demenziale.

Detto questo, vi lascio alla visione (se vorrete) del film (e magari, se volete scrivere anche la vostra opinione nei commenti, è ben accetta) e a rileggerci con il prossimo "Speciale Cinema".

lunedì 6 febbraio 2017

Io sono John - Episodio 33

"Che bella giornata!" 

"John, ma sei impazzito? Piove a dirotto fuori e c'è un vento atroce" si lamenta Robert, starnutendo.

"Robert, una bella giornata non dipende mica dal tempo fuori. E' da come la vivi..."

"John, mi sembri un santone indiano. Se piove è una giornata schifosa. Poi con il mio raffreddore è anche peggio..."

"Su dai, Robert, non è una tragedia! Un po' di raffreddore, malanni di stagione. Passa veloce!" rispondo io.

"Si, la fai facile John. Tu non ti ammali mai, sembri bionico!"

"Sarò allergico ai germi" sentenzio sarcastico.

"Una bella dose di vitamina C e ti passa tutto!" esclama Gregory, cercando già una bustina nei suoi cassetti-farmacia.

"Ma no, un bel caffè, ecco cosa ci vuole per tirarti su. Andiamo?" propone Samantha.

"Siiii!" e il solito gruppetto parte nella sua attività preferita.

Rimasto solo in ufficio, come sempre, sposto alcuni fogli della mia scrivania e faccio per metterli nel cassetto, quando qualcosa mi attrae dentro lo stesso. E' una busta che sembra contenere qualcosa. Non mi ricordo sinceramente quando l'ho messa lì. E soprattutto se l'abbia messa lì io.

Comunque la apro, per sincerarmi del contenuto. C'è un foglio, scritto a penna. Sono delle frasi, per un biglietto di auguri. Forse delle prove che avevo fatto per qualche occasione. In effetti, non è che fossero così originali. Chissà per quale occasione erano... Ah, già, per un trasferimento di un collega, che oltretutto non mi stava particolarmente simpatico. A scrivere frasi per le occasioni non sono mai stato bravissimo, soprattutto con le persone a cui tengo veramente. Mi sembra sempre di non dire abbastanza o di non riuscire a far capire in pieno i miei pensieri. Oppure ho paura di non essere originale. Sono sicuramente più bravo ad esprimermi in altra maniera. Con un bacio, un abbraccio o la mia presenza. Vedere il sorriso di chi riceve il tuo augurio è bellissimo. Specie se sai che lo ha accettato con il cuore e ha capito che tu hai fatto altrettanto.

Beh, mi sa che forse è meglio gettare queste frasi nel cestino. Nella vita non c'è bisogno di frasi, ma di gesti ed azioni. Chissà se qualcuno capirà quelli che sto facendo... nel mentre torno alla mia solita presentazione dai colori improponibili...

giovedì 2 febbraio 2017

Cosa succede - il punto della settimana n.12

Benvenuti al classico appuntamento con "Cosa succede". Questa settimana è stata densa di notizie di tanti campi diversi. Se di Trump vi ho parlato nel precedente post, oggi parliamo un po' delle faccende di casa nostra, partendo dal problema smog.

L'Europa, tra le tante cose, ci chiede di essere più ecologici, riducendo le emissioni di micropolveri da inquinamento, che sono anche la causa dell'aria pesante delle nostre città, specie al Nord. Il clima siccitoso del Settentrione non ha fatto altro che peggiorare la situazione, così come i blocchi del traffico e le limitazioni di temperatura dei riscaldamenti, che non hanno permesso di ridurre la cappa che ci opprime. Fin qui i problemi... ma le soluzioni? Ricordo che ad oggi l'inquinamento è causato da circa il 20% dalle auto, per il 40% dal riscaldamento e per il resto dalle altre attività antropiche (industrie e allevamento intensivo). Due piccole idee? Partiamo dalle auto: incentivi seri e concreti per le auto elettriche. Sono il futuro, ce ne dobbiamo rendere conto. I Comuni devono cominciare a installare le torrette di ricarica nei parcheggi delle città, specie in vicinanza del centro storico, così le persone sarebbero anche invogliate a ritornare a frequentare questi meravigliosi luoghi italici (e le relative attività commerciali). Quindi un volano per consumi e turismo. Inoltre servono sgravi fiscali per chi acquista l'auto elettrica e contributi per chi l'energia per la sua auto se la produce con il fotovoltaico. Per i riscaldamenti invece, un bel bonus energetico con scarico del 100% in 3 anni, in modo da rientrare subito dell'investimento e magari legarlo alla possibilità di finanziarsi con Istituti di Credito a tassi agevolati e con garanzia dello Stato. Se ci pensate bene: è vero che lo stato perde dalla deduzione fiscale, ma ci ricava con l'Iva versata dalle aziende che fanno i lavori (e se vuoi lo sgravio, il nero non si può fare), dalle tasse che vengono prese sui proventi che le Banche generano con i finanziamenti e dalle multe dell'UE che si vanno a risparmiare (visto che si parla di 1 miliardo di euro, sono soldi che invece possono essere dati per l'appunto ai cittadini). Ah, giusto, dimenticavo: i Comuni avranno una quota del gettito Iva derivante dall'attività a patto di controllare l'effettivo svolgimento dei lavori da parte dei cittadini. La butto lì, magari se pensate di migliorarla, dite la vostra!

Come secondo argomento parliamo invece dell'eliminazione del roaming da parte dell'UE che sarà imposto alle compagnie telefoniche. Qui sarò molto breve: per far pagare meno 50 persone, ne faremo pagare di più centomila. Come spesso accade, l'UE si dimostra miope e incapace di capire (o fa finta, che secondo me è peggio) le dinamiche di mercato. Il roaming era una modalità per le compagnie di incassare discrete somme dalle telefonate all'estero fatte dai propri clienti, anche se molte già da tempo hanno messo in campo offerte anche per questo settore. Il venir meno di queste entrate ricadrà sulle spalle degli utenti, che ovviamente avranno degli aggravi in bolletta e sul rid mensile. Sarebbe bastato mettere un codicillo che impedisse di alzare i prezzi alle compagnie più di un tot nei prossimi anni, proprio per evitare questo impasse. Anche qui, poca lungimiranza e solo operazioni di facciata.

Bene, con questo ci salutiamo e vi do appuntamento alla prossima. Mi raccomando, scrivete la vostra opinione! Ad maiora!