sabato 31 dicembre 2016

BUON 2017!

E signori e signore, un altro anno è finito!

Che sia stato buono o no, tranquillo o incasinato, lo mettiamo in archivio e ci prepariamo al 2017!

Quindi, mi raccomando, festeggiate tutti alla grande e ci rileggiamo l'anno prossimo!

BUON ANNO A TUTTI!


Io sono John - Episodio 24

"Arriva l'ultimo dell'anno... Fammelo aggiungere alla lista delle cose di cui non me ne frega un c..."

Mentre leggo delle cose su internet, mi spunta questa scritta. Devo dire che riassume in modo pieno e centrato il mio pensiero. O meglio. Non è che non me ne freghi nulla dell'ultimo giorno dell'anno. In fondo è l'ultimo, quantomeno devo cambiare il calendario appeso al muro dell'ufficio e ricordarmi di non scrivere più l'anno vecchio, anche se so già che per i primi quindici giorni continuerò a farlo.

Ma per me è spesso tempo di bilanci, di quello che durante l'anno sono riuscito o meno ad ottenere, a raggiungere, alle delusioni e alle gioie. Forse quest'anno poteva andare meglio, in termini di serenità e contentezza, ma ormai quello che è fatto è fatto e non ci si può rimuginare sopra. A volte mi chiedo se le cose possono prendere delle pieghe diverse, se si può ottenere qualcosa di meglio, ma in fondo mi convinco che tante cose siano già pre-decise o quanto meno che il destino alla fine fa in modo che succedano così.

A volte ci ostiniamo nel volere qualcosa che per noi è importante, ma poi misteriosamente quel qualcosa non arriva, nonostante tutti i nostri sforzi e le nostre speranze. Questo perché non tutto dipende da noi, ma a volte anche da circostanze, momenti, umori e animi di altre persone.

In alcuni casi questo è ancora più vero, come nell'amore: se noi desideriamo una persona, ma lei no, possiamo intestardirci quanto ci pare, ma non sarà mai possibile ottenere quello che vogliamo. Magari, la prendi per sfinimento, ma poi? Se le cose non funzionano, non funzionano. Ecco l'amore è una cosa che si fa in due e su questo c'è poco da dire.

Il lavoro è anche così: possiamo desiderare un aumento o una promozione, ma se chi decide non è convinto, possiamo scordarcela. Ah, certo, aumenta il carico di quanto noi possiamo fare per convincere la persona, ma alla fine sempre di una scelta altrui si tratta.

Di fatto noi possiamo essere solo dei "facilitatori" di noi stessi, ma alla fine rimane sempre la scelta altrui su alcuni argomenti. Va beh, ne prendo atto, e aspetto l'anno nuovo. Comunque non festeggerò, come invece fanno tanti con balli e ubriacature, perché nella fine di un anno non ci vedo nulla di che festeggiare, ma forse solo da riflettere per sperare che le cose vadano meglio...

venerdì 30 dicembre 2016

Cosa succede - il punto della settimana n.7

Ed eccomi qua, con il classico appuntamento con il riepilogo dei fatti più importanti o rilevanti della settimana appena trascorsa.

Al netto delle abbuffate natalizie e delle decine di articoli e servizi su quanto gli italiani hanno speso per le festività, l'attenzione dei media in questi giorni si è concentrata sulla morte di due artisti, nello specifico Carrie Fisher, l'attrice che ha impersonificato la Principessa Leyla di Star Wars, e di George Michael, cantante che ha lasciato un segno nel mondo della musica e del costume.

Di queste morti, così come le tante che sono avvenute nel 2016, lascio a voi la lettura e l'approfondimento sui vari giornali e siti di informazione, con la mia opinione che ho scritto in un apposito post (e che trovate qui).

Le cronache finanziarie invece continuano a tenerci aggiornati sulle sorti del Monte dei Paschi e della scalata a Mediaset, situazioni che stanno rendendo movimentata l'agenda borsistica in un periodo dove, solitamente, gli scambi e le attività finanziarie vanno in ferie (o sono comunque a scartamento ridotto).
Ovviamente su MPS gioca un ruolo determinante l'entrata dello Stato nel capitale dell'istituto senese e la trattativa con la Vigilanza BCE e con i falchi dell'economia tedesca, i quali non vedono di buon occhio questa operazione (quando però, dovrebbero ricordare, anche loro fecero lo stesso con Commerzbank, anche se in un contesto di regole che all'epoca non esisteva). Il rischio è quello del bue che dà del cornuto all'asino (giusto per restare in materia di presepe natalizio), ma credo che alla fine troveranno una quadra, con però l'ennesimo carico sulle spalle dei contribuenti italiani.

Per quanto riguarda lo sport, il calcio si prende una pausa, dopo la vittoria del Milan sulla Juve nella finale di Supercoppa Italiana, che ha chiuso l'anno solare e con alcuni spunti che riguardano moto e Formula 1, dove si comincia a respirare l'aria di test e nuova stagione, con le schermaglie pre-campionato e un occhio alle novità sulle selle e monoposto a livello di piloti. Speriamo che quest'anno lo spettacolo in Formula 1 sia più vario del duello tutto in casa Mercedes.

Ultimo spunto che lascio riguarda i nuovi assestamenti di politica internazionale, dove gli USA decidono di non porre il veto sulla questione degli insediamenti dei coloni ebrei in Palestina, aumentando le frizioni fra i due storici alleati USA e Israele. Tutto questo si aggiunge alla situazione siriana e alla gestione dei migranti, i quali rischiano di portare elementi di instabilità anche all'interno dell'Europa, che appare più che mai divisa, anche a causa degli attacchi terroristici subiti negli ultimi tempi. Spero che il nuovo anno porti a riflettere e a capire che non si possono tenere e mantenere posizioni ne' di falso buonismo, ne' da colonialismo dell'Ottocento, ma piuttosto un approccio più organico al quale devono contribuire le nazioni che al momento sono più solide economicamente, e che non hanno problemi interni e difficoltà economiche.

Detto questo, ci rivediamo l'anno prossimo con la rubrica. Ad maiora!

giovedì 29 dicembre 2016

Il social-psicopompo

Purtroppo il 2016 è stato caratterizzato dalla scomparsa di diversi artisti, soprattutto nel campo della musica e del cinema. I nomi sono i più vari e conosciuti, ma quello su cui mi vorrei soffermare non è tanto sui vari personaggi venuti a mancare, quanto ai loro "elogi funebri" sui social.

Secondo me, grazie alla possibilità di divulgazione offerta dalla rete è nato un nuovo possibile hobby (o forse lavoro, chissà): quello del "social-psicopompo".
Intanto partiamo dallo spiegare chi è lo psicopompo (chiedendo preventivamente scusa agli studiosi di mitologia e religione e del liceo classico): tale figura era colui che, secondo alcune mitologie o religioni, accompagnava le anime dei defunti nel trapasso verso l'Aldilà.

Ecco, il social-psicopompo è la sua evoluzione moderna: accompagna il defunto nell'Aldilà attraverso i social, mostrandone a tutti di conoscerne opere, citazioni colte, mostrando il dolore per la scomparsa, creando per chi rimane in vita quell'alone di solennità e gloria eterna che lascia il caro estinto.

Aprendo i vari siti, è un florilegio di persone che, pur non conoscendo affatto la carriera del personaggio o a malapena avendone sentito un mezzo motivetto, si lasciano coinvolgere in commenti dalla lacrima facile, di immani perdite per l'umanità e di esaltazione di genio irripetibile.
Ovviamente premetto che tanti di questi artisti hanno veramente lasciato il segno nella cultura dell'umanità contemporanea, creando opere che anche dopo trenta o quarant'anni dalla loro realizzazione sono ancora ascoltate, ammirate o seguite, ma forse molte delle persone che ne parlano (e che aumentano in proporzione al diminuire dell'età anagrafica) dovrebbero prima "informarsi" su chi effettivamente sono i personaggi e sul significato della loro attività artistica.

Magari poi si scopre che ad esempio "Last Christmas" è traducibile come "Il Natale scorso" e non come "L'ultimo Natale" (con immaginate quali possibili impropri utilizzi di accostamento del titolo con l'evento luttuoso), oppure che Carlo Pedersoli era un campione di nuoto e amico di infanzia di Luciano De Crescenzo (ah, Carlo Pedersoli è Bud Spencer, per chi non lo sapesse). Oppure che Gene Wilder era di origine russa, o che il signor Prince Rogers Nelson (che conoscete tutti solo per il primo nome) si chiama così perché questo era il nome d'arte di suo padre, anche egli musicista, anche se di jazz. E vorrei sapere in quanti, veramente, hanno mai letto "Il nome della rosa" di Umberto Eco o assistito alla messa in scenda di "Mistero Buffo" di Dario Fo.

Insomma, quello che voglio dire è che sarebbe bello (prima di semplicemente unirsi al coro di cordoglio con citazioni pressapochistiche) cercare di andare a conoscere cosa la persona ha fatto, detto, studiato, realizzato, interpretato o suonato. Farsi, come sempre, una propria idea. Stracciarsi le vesti solo se effettivamente ne siamo coinvolti, perché ci ha lasciato un ricordo, una emozione, una risata o una lacrima. Vedete, ad esempio per me è stato un momento triste quando il già citato Bud Spencer ci ha lasciato: perché mi ha fatto ricordare quanto ero bambino, e vedevo i suoi film, che sembravano quasi dei cartoni animati, con quelle zuffe e lotte esagerate, quel suo essere indistruttibile e sempre dalla parte dei più deboli, con ruoli simpatici e divertenti.

E concludo questo pezzo, dicendo che c'è una persona di cui sicuramente la morte non mi ha toccato, ma anzi sollevato. Non scrivo neanche il suo nome, perché per quello che ha fatto non lo merita, ma spero per tutti coloro che hanno sofferto a causa sua, che la giustizia divina abbia fatto il suo corso. Ovviamente mi sto riferendo ad uno dei più efferati criminali italiani. A voi scoprire chi, ma sono sicuro che lo abbiate individuato. Per lui, spero, che nessuno si sia degnato di scrivere o parlare bene.

mercoledì 28 dicembre 2016

Io sono John - Episodio 23

E Natale è andato. In ufficio c'è poca gente, molti hanno preso le ferie, per godersi il clima delle festività, magari in qualche bella montagna qui vicino.

Io, invece, sono qui al mio posto. A scrivere sul PC i soliti report inutili e a pensare a come sarebbe bello poter fare un po' di vacanze su quelle montagne. Godere l'aria frizzante, vedere i colori dell'inverno, la neve, scaldarsi con una bevanda calda, una coperta e un abbraccio.

Guardo dalla finestra, sperando di vedere qualcosa che mi distragga la mente, ma purtroppo come sempre vedo solo il triste muro di fronte, con le persiane un po' in disarmo, colpite dagli eventi atmosferici. Sembrano come me, aggrappate alla facciata tenacemente, ma con la minaccia che un colpo di bufera le possa prima o poi staccare e fare arrendere, provocandone la caduta.

Il silenzio mi colpisce. Non sentire nessun rumore, nessun movimento, a differenza di quanto sono abituato a udire normalmente, beh, mi sorprende. E' una sensazione difficile da spiegare a parole, ma che posso immaginare come l'essere immerso in un enorme batuffolo di cotone, dove non si sente nulla attorno, e vedi tutto bianco e senza forma alcuna.

L'unica luce e rumore è il pc che ho davanti a me, con il monitor che compone una nevicata di lettere di vari colori, che ormai si stratificano sempre più, senza avere un senso preciso. Ci sono ancora i pacchi, in quanto il trasloco dell'ufficio è stato rimandato, con la scrivania che è vuota, con tutto il suo contenuto è ora al riparo negli scatoloni. E questo aumenta il senso di vuoto e di monocolore, di silenzio.

Il post-Natale mi porta sempre questa sensazione. Come di vuoto. Quella che ti prende subito dopo che hai aperto il regalo, che la cena è finita. E ti restano solo gli avanzi e la tavola da sparecchiare, le briciole da spazzare, i festoni da raccogliere. E magari sei seduto, con il maglione orrendo che ti hanno legato, sulla poltrona a guardare l'ennesima replica di "Una poltrona per due", che ormai sai a memoria. Quando pensi che poteva andare meglio, o che potevi avere di più, o che non hai accontentato qualcuno. Che il Natale avrebbe potuto regalarti una magia, e invece no. E ti prende quel senso, appunto, di vuoto, che non ti fa vedere nulla intorno a te. Come se nulla fosse successo. Una sorta di isolamento dalla realtà. Poi il telefono squilla, e mi riporta alla quotidianità...

sabato 24 dicembre 2016

AUGURI NATALIZI DAL BLOG

Auguro a tutti i miei lettori un felice Natale. Per le feste, sicuramente non vi abbandonerò, ma continuerò a scrivere qualche post per accompagnarvi per le feste natalizie.

Ovviamente anche John si unisce agli auguri, e con lui tutti i personaggi delle sue storie.
Voleva postare una foto del suo presepe, ma ha rotto la macchina fotografica...

Per ovviare metto una foto del mio, che mi ha detto John che però è molto simile!


Foto del Presepe 2016

E qualche dolce natalizio, fatto da me...

Dolci di Natale 2016 fatti da me


Un augurio ancora a voi e a tutti i vostri cari, di cuore.

BUON NATALE

venerdì 23 dicembre 2016

Io sono John - Episodio 22

Ultima corsa per i regali, ultimi attimi di preparativi prima dei cenoni vari. Oggi sul corso è un gran via vai di persone, tutte che si affrettano per trovare il regalo per l'amica o per il collega di ufficio.
Il classico regalo "utilissimo" che, nel migliore dei casi, finisce in un cassetto.

Quest'anno, da quello che ho sentito, in tanti si stanno buttando sul "mangereccio": biscotti fatti in casa, dolcetti, cioccolatini di varia natura. Ovviamente tutti a costi minimi e possibilmente senza tanto impegno.

Ecco, quello del regalino fatto a persone con cui non si è in confidenza stretta è una "tradizione" che mi ha sempre lasciato tanti punti interrogativi. Della serie: ma alla fine, quello che viene fatto, è sempre gradito? Oppure magari forse si farebbe meglio a non farli, giusto poi per non mettere in difficoltà il ricevente? E poi, come ricambiare?

Solitamente io, che sono amante delle feste, faccio sempre un regalo ai miei colleghi, anche se cerco, nei limiti di un budget, di fare qualcosa di utile: una matita, una penna o comunque qualcosa di significativo. Credo che il regalo migliore sia quello "pensato", cioè quello fatto pensando veramente all'altro e ai suoi desideri.

E' chiaro che, quando bisogna farne tanti, è difficile bilanciare il piacere di ognuno con il cercare di regalare cose dello stesso valore. Oppure, anche se il valore venale è identico, spesso può capitare che una persona percepisca come un regalo migliore quello fatto al vicino di scrivania. Fare regali è molto difficile.

Così come è molto difficile mettere tutti d'accordo sul cenone di Natale. Tutti hanno idee diversissime, e accontentare tutti diventa complicato. E' un'arte di mediazione, neanche una seduta del Consiglio di sicurezza dell'Onu. Alla fine, come poi succede da me in famiglia, si arriva a un menù comune, e prevale sempre il piacere di stare insieme.

Anche se poi il cenone si trasforma nella classica occasione per le domande del tipo: ma quando ti fidanzi? Quando farai un nipotino? Va bene il tuo lavoro? Tutte domande alle quali io, se posso, vorrei non rispondere. Perché mi mettono in difficoltà, e mi fanno pesare ancora di più la mia situazione sentimentale. Così come il vedere le bacheche dei social invase di foto di famigliole felici vicino agli alberi o ai doni, che lo fanno magari solo per "apparenza".

Per me il Natale è diverso. E' stare insieme a qualcuno a cui vuoi bene, è stringersi in un abbraccio vicino al camino, con l'albero che fa luce ad intermittenza, aspettando l'orario per aprire i regali, con un bel giro di tombola o di carte e la frutta secca da sgranocchiare, ridendo e scherzando. E poi, quando tutta la compagnia se ne va, rimanere in tranquillità con la persona amata, darsi un bel bacio e addormentarsi insieme mentre il camino continua a fiammeggiare, avvolti in una coperta calda.

Invece, per quest'anno, mi tocca come sempre solo il cucinare e sperare che Babbo Natale si ricordi di me per l'anno prossimo... perché vivere quei momenti sarebbe per me il regalo più bello da ricevere...

Ah, a proposito, colgo l'occasione per farvi gli auguri di Natale... a voi e ai vostri cari, sperando che le feste siano serene....

giovedì 22 dicembre 2016

Cosa succede - il punto della settimana n.6

Come sempre, eccoci arrivati al punto della settimana. In questo post ovviamente, grande spazio occupa, anche se avrei preferito non scriverne, l'attentato in Germania a un mercatino di Natale, con lo stesso sistema del camion-investitore utilizzato per la strage di Nizza.

Il bilancio è di 12 vittime, tra cui sembra vi sia una ragazza italiana, residente in Germania per motivi di lavoro. Quello che colpisce è la capacità di queste persone di colpire con tanta facilità, senza incontrare alcuna resistenza, e per questo diventano così pericolosi. Da come è descritto l'evento, risulta molto difficile prevenire questo tipo di minaccia, in quanto la persona può agire da solo, procurandosi il mezzo in giro o senza un preavviso enorme, anche al momento stesso, e compiere l'atto usando l'effetto sorpresa che genera.

Inoltre per bloccare un Tir la polizia spesso non è dotata di equipaggiamenti adatti, anche perché l'unica possibilità è quella di sparare al conducente, ma ovviamente colpire una persona seduta nella cabina di un camion in velocità richiede abilità di mira rilevanti (e non siamo in un film hollywoodiano).

Resta l'amarezza per questi eventi che colpiscono le nostre città europee, e ci fanno sentire impotenti, aumentando quel senso di insicurezza e di paura di cui il terrorismo si nutre, per colpirci ancora più duramente. Non devono avere ragione, perché la religione non può e non deve essere violenza, pur nelle differenze.

Il secondo fatto è sempre politico, e riguarda l'elezione di Donald Trump a Presidente degli Stati Uniti, che è stata confermata dai voti dei Grandi Elettori, anche se qualcuno aveva paventato qualche possibile sorpresa, di qualche gruppo di elettori che avrebbe potuto optare per un altro candidato più moderato, magari con l'appoggio dei Democratici. Niente di tutto questo è avvenuto, e adesso lasciamo lavorare Trump, e si verificherà dai fatti come agirà. Il dossieraggio, lo spionaggio russo, gli hacker sono tutte parole che lasciano il tempo che trovano, di fronte alla potenza che si vuole confermare egemone nel mondo, anche se ultimamente è stata appannata dall'emergere delle potenze dell'Est post-comuniste (o che ormai si professano solo sulla carta tali). Ricordo sempre che gli USA viaggiano a un ritmo di crescita economica che noi europei possiamo solo immaginare nei sogni, pur con tutti i difetti che questa crescita si è portata dietro e non ha risolto. Però intanto noi siamo in stagnazione e loro, invece, cominciano a ripartire. Quanti treni dobbiamo ancora aspettare? Ad maiora!

mercoledì 21 dicembre 2016

Auguri speciali

So che questo è uso privato del blog, ma ci tenevo a fare gli auguri a una persona che oggi compie gli anni, che ho tenuto in braccio quando era nata da pochissimo e a cui voglio veramente tanto bene. E' mia sorella Camilla!

AUGURI CAMILLA! BUON COMPLEANNO!

Io sono John - Episodio 21

Ecco, mi sono preso il raffreddore. A furia di passare dal caldo tropico dell'ufficio al freddo polare della strada, è già tanto se non mi sono beccato una polmonite. L'unico effetto che ottengo nell'ufficio è di sudare tutti i giorni dell'anno: d'inverno per il caldo del riscaldamento, d'estate per la mancanza di aria condizionata. E' una lotta estenuante con le colleghe, che sentono sempre freddo, come se avessero la temperatura invertita rispetto alla mia.

Quasi quasi, potrei trovarmi un ufficio tutto per me, dove stare sereno, rilassato, a temperatura ottimale. Tipo quelli di Fantozzi, con serra di piante di ficus e poltrone in pelle umana, da grande capo. No, dai, se no poi alla fine mi annoierei. Da solo in ufficio è una tortura. Soprattutto in quei momenti (pochi a dire il vero) in cui non ci sono cose particolari da fare. Quando si è soli non si riesce a far passare quella dannata lancetta, perché se non sei concentrato su qualcosa che ti "distrae" i tuoi occhi cadono lì. Su quelle lancette che scandiscono il tempo. E che scorrono sempre più lentamente mano a mano che le fissi.

Pensateci un attimo: sapreste dire quanto dura un minuto? No, perché nella medesima situazione può essere diametralmente opposto come durata: pensate a una partita di calcio, tipo una finale di un mondiale. La partita è sull'uno a zero e siamo all'ultimo minuto di recupero del secondo tempo: per la squadra che sta vincendo è l'eternità che gli separa dalla vittoria, per quella che perde corre velocemente l'ultima possibilità di poter agguantare un pareggio, e sperare di protrarre la partita e vincercela ai supplementari o ai rigori.

Ecco, quanto dura un minuto: dura quanto noi lo sentiamo. Il minuto che manca prima che finisca il tempo dell'esame e non abbiamo ancora finito, il minuto che ci separa da vedere chi amiamo, il minuto che manca alla consegna di un progetto o quello che manca alla fine della giornata lavorativa.
Mi ricordo quando dovevo incontrare la mia ex-ragazza, quanto durava quel minuto, seduto in macchina nell'attesa che scendesse, bellissima, da casa sua ed aprisse la porta. Fino a che non sentivo quel suo bacio, quel minuto era una eternità, specie se non l'avevo vista per tutta la settimana, perché in quel momento era l'unica cosa che desideravo: il suo bacio, il suo sorriso, la sua mano nella mia.

Poi dopo, il tempo insieme a lei scorreva velocissimo, e a volte, pur venendo sera, mi sembrava di essere stato insieme a lei solo un minuto, quello stesso tempo che aspettavo per vederla rientrare a casa, scendendo dalla mia macchina, dopo avermi dato un bacio dolcissimo.
Un minuto, un solo minuto, quanta differenza fa... a proposito, l'ora è scoccata, la giornata è finita, posso mettermi la giacca e tornare a casa... anche oggi è andata...

martedì 20 dicembre 2016

Popolo Voucher

Ieri sono usciti i dati Inps relativi al lavoro del mese di Ottobre: andando oltre al solito, sterile, balletto dei numeri (nuovi posti, conversioni, inoccupati, ecc.) di chi vede come sempre il segnale della ripresa o del tracollo in atto, quello che emerge come elemento più lampante è l'aumento dei voicher. Ad ottobre sono stati emessi 121 milioni di voucher, pari al 32% in più rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso.

L'aumento è sicuramente stato incrementato dall'allargamento delle attività lavorative per le quali il voucher è utilizzabile, previsto dal Jobs Act, una delle più discusse leggi del governo Renzi, che è già nel mirino dei sindacati (CGIL in testa) per un possibile referendum abrogativo su alcuni punti contestati.

Come sempre, cerco di dare alcuni spunti di riflessione, lasciando poi a voi la possibilità di commentare e di dire la vostra. Partiamo dall'opportunità dell'uso dello strumento dei voucher.
Sicuramente il voucher è utile per far emergere alcune situazioni di "lavoro nero strisciante", che altrimenti sarebbero impossibili da individuare, o comunque molto dispendioso. Basti pensare a tutte quelle attività di cura alla persona e alla casa (baby-sitting, pulizie domestiche, cura del giardino ecc.) che molto spesso non arrivano singolarmente ad avere importi rilevanti o continuativi nel tempo, e hanno spesso carattere di occasionalità e non continuità. In questo caso il voucher è una tutela per entrambe le persone, sia per il lavoratore che per il datore di lavoro, in quanto la prestazione occasionale è così coperta dal punto di vista di infortuni sul lavoro, di contributi e di legge. Va ricordato che spesso questi lavori sono svolti o da ragazzi alle prime esperienze lavorative o da chi comunque non ha alternative di lavori più stabili, e quindi sbarca il lunario con questi lavoretti.

Purtroppo, c'è il ma... l'incremento delle attività lavorative per cui il voucher è utilizzabile, ha ovviamente aperto opportunità di utilizzo più ampie, nell'ottica di permettere di far lavorare più persone, ma dall'altro ha aumentato la precarietà, perché dietro a un voucher non c'è un contratto o un minimo di ore o di paga. C'è un accordo libero tra due persone per fare un determinato lavoro dietro un compenso. Dove il prestatore di lavoro, specie in un periodo di crisi come quello attuale, non ha una grande forza contrattuale, soprattutto per quei lavori che non richiedono una elevata specializzazione. Ecco che molto spesso quindi, a fronte del pagamento di 2 o 3 voucher, che dovrebbero essere 2/3 ore di lavoro, si nasconda in realtà una attività lavorativa più lunga, magari in parte pagata anche in nero, ma che con il voucher diventa "legale", in quanto il datore ha la copertura che è data da questo strumento nei confronti delle autorità coinvolte. 

A parziale sistemazione di questa anomalia è intervenuto il meccanismo della preventiva comunicazione, dove il datore di lavoro deve comunicare all'Inps l'inizio dell'attività 60 minuti prima dell'utilizzo del buono lavoro, con obbligo di dare corso entro i 30 giorni successivi allo svolgimento, pena severe multe. Il meccanismo presenta delle deroghe per alcuni datori di lavoro (agricoli, famiglie, attività non commerciali...) e comunque la comunicazione ad oggi avviene per il tramite dell'invio di una semplice mail via PEC a un indirizzo dell'Ispettorato del Lavoro territorialmente competente.

In realtà credo che il vero problema sia la mancanza di controlli che devono essere fatti, anche perché ad oggi non sono stati forniti dati sui controlli effettuati dall'Ispettorato proprio a fronte di queste comunicazioni. E comunque non sono validi sistemi a garanzia di forme di lavoro non precario o sotto-pagato.

Credo che un intervento del governo sia necessario, al fine di tornare alla vecchia logica del voucher, aperto solo a famiglie e associazioni, che così possono erogare forme di pagamento legali per le piccole attività quotidiane che lo richiedono. Di certo non voglio vedere un pubblico esercizio con 4 ragazzi che lavorano tutti con i voucher... perché se li vedo tutti i giorni, di occasionale, c'è solo la voglia del datore di lavoro di pagarli adeguatamente e dargli le tutele dei contratti.

lunedì 19 dicembre 2016

Io sono John - Episodio 20

"Mi raccomando ragazzi, martedì c'è l'apericena di Natale dell'ufficio! Tutti presenti, non potete mancare!" annuncia Jennifer, con fare ironico.

"Noo! Che schifezza!" esclama Gregory "Vedere quell'antipatica del secondo piano e le sue colleghe mi fa venire ribrezzo... Tutte "pucci pucci" e amiche in quell'occasione, e che non fanno altro che sparlare di te dietro"

"Già, è un bello schifo" chiosa Robert "Dovrebbero abolirle 'ste cose. In fondo non piacciono a nessuno, sono solo un obbligo di cui si farebbe a meno"

"Parole sante" afferma Samantha, mentre sistema sulla scrivania una sua pratica con fare nervoso

"Ragazzi, su dai, dobbiamo andare perché non possiamo mancare, che figura ci facciamo con Mr. Jefferson? Ci tiene che tutti gli uffici della sua Direzione siano presenti. Quindi un piccolo sforzo e andiamo..." dice Allison, con fare risoluto.

"Si, dai, ma solo perchè è Natale" dicono tutti quanti in coro, come una cantilena natalizia

"John, e tu cosa ne pensi?" chiede Allison, girando lo sguardo verso di me, che in quel momento osservavo in silenzio da dietro il mio pc.

"Per me sono l'emblema del falso e dell'inutile. Il classico esempio di rapporto di circostanza, dove devi fingerti amico di persone delle quali nella migliore delle ipotesi non sai neanche chi siano, nella peggiore ti stanno cordialmente sulle scatole"

"John, come sei categorico! Per forza poi passi per un orso!" mi rimbrotta Samantha, mentre continua a muovere i fogli delle pratiche

"Orso o non orso, io dico sempre quello che penso... se piace piace, se non piace Piacenza..." rispondo io, con un mezzo sorriso

"Quindi" riprende Allison "Dico che andiamo tutti?"

"Siiii, veniamo!" urlano tutti come i bambini in gita all'asilo al richiamo della maestra.

"Io no" affermo perentorio, con voce un po' scocciata

"Te la vedrai poi tu a spiegarlo a Mr. Jefferson... Vedrai che vorrà sapere perché non sei venuto" mi esorta Allison

"No, Allison. Mr Jefferson manco sa chi sono, e anche se lo sapesse, stai tranquilla, non se ne accorge di sicuro"

"Ok, fai come vuoi... poi non ti lamentare"

"Non ti preoccupare... Alla mia età le responsabilità me le so prendere..."

Detto questo, ognuno torno al suo lavoro. Tutti parlano a voce basse, criticando e interrogandosi sui futuri commensali dell'apericena, ricordando gli abiti e gli atteggiamenti più grotteschi e strani delle edizioni precedenti. Spuntano parrucche memorabili, cappellini natalizi con luci, spumanti di scarsa qualità, abiti di pizzo succinti indossati in maniera troppo provocante, gente persa nella nebbia, dj dal vago sapore anni '60 e così via.

Io odio le cene aziendali. Le detesto. Ma non per la cena in sé, io sono un amante della convivialità e della tavola. Le detesto per il contorno: quel finto "volemose bene", quel divertimento artificiale, quel troviamoci fuori dal contesto lavorativo per farci due risate, che, se la compagnia non è quella giusta, rischia di diventare il festival dei silenzi imbarazzanti o del ridicolo.

Con gente che si vede che si sforza di divertirsi, che fa finta di smuovere la serata, ma nella realtà è solo alla ricerca di un momento di pseudo-celebrità, pensando di mettersi in mostra, ma con risultati a dir poco deludenti. Non sarebbe meglio condividere momenti con persone con cui ti fa piacere stare, piuttosto che dare aria a questi formalismi da feste anni '80 o party "da film USA" nelle aspettative, che diventato un concerto di Tony Corallo in piazza (con tutto il rispetto ovviamente per il dalmata di Rovigo).

No, non ci vado alla festa... io voglio stare alla sera con chi dico io, nel mio tempo libero... e ci sono persone che meritano di più la mia presenza e con le quali mi fa più piacere stare. Alla larga da finti sorrisi e pacche amichevoli date per circostanza...


sabato 17 dicembre 2016

Se Atene piange, Sparta non ride

Ieri, nello stesso giorno, due fatti hanno colpito i primi cittadini delle due città più importanti d'Italia: Milano e Roma. Ovviamente per più importanti è inteso sia come grandezza, che come centro di interessi economici la prima, politici la seconda.

Se nel caso di Milano, un contratto con data truccata relativo ad un appalto di Expo Milano con successivo avviso di indagini in corso sulla persona, ha portato il sindaco Sala (all'epoca amministratore e commissario per la esposizione universale milanese) a presentarsi al prefetto di Milano per comunicargli la sua momentanea "autosospensione" (che di fatto non esiste come possibilità) dalle funzioni di sindaco, per la Raggi, invece, i guai derivano dal capo del personale del Comune di Roma, Marra, indagato anche lui per una presunta corruzione al fine di favorire l'inserimento di determinate persone all'interno delle municipalità romane e favorire negli appalti collegati. Marra è stato considerato, a torto o a ragione, un po' il braccio destro del sindaco Raggi, anche se ricordo che lui è un dirigente del Comune, quindi non un politico.

Non mi interessa tanto entrare nel merito dei fatti che hanno portato a queste due situazione, ma voglio analizzare la cosa da un punto di vista più esterno: mi colpisce molto che le due città più importanti siano colpite da queste vicende nello stesso momento, con sindaci che sono in carica da poco più di sette-otto mesi, che sono nuovi entrambi della politica (nel senso che non avevano avuto incarichi politici in precedenza) e che però sono coinvolti in queste vicende.

La reazione che hanno avuto è stata diametralmente opposta: per Milano abbiamo assistito al tentativo di Sala di voler fare un passo indietro momentaneo, allontanandosi dal potere cittadino con una non meglio precisata autosospensione. Dall'altro invece a Roma, il sindaco ha tirato su gli scudi, difendendosi e resistendo compatta, dopo l'uno-due micidiale che ha colpito prima la sua giunta con le dimissioni della Muraro, e poi il caso Marra. Oltretutto, mentre il sindaco di Milano gode del pieno appoggio del suo partito di riferimento (PD), dall'altra il M5S nazionale ha preso un po' le distanze dal suo sindaco, al quale è sempre stato contestato un agire senza confrontarsi con il partito e in maniera autonoma, anche quando il mantenere il coinvolgimento di determinate persone nelle scelte di potere poteva configurare "macchiare" l'aura del partito per la legalità e l'onestà che i "grillini" portano avanti con orgoglio.

Fare il Sindaco di realtà così ampie e variegate non è per niente facile: Milano è una città che viaggia alla velocità della luce, è vicina alle più avanzate città mondiali o comunque cerca di seguirle, ma ha comunque tutti i mali italici e le lunghe mani della malavita organizzata che provano a circondarla per fare buoni affari. Roma è invece una eterna promessa, una città che non fa mai lo scatto di orgoglio, che vive probabilmente sul suo storico passato, ma senza capire che non si può vivere solo di quello, ma bisogna cominciare ad avere una vista più "manageriale" e meno "clientelare", cacciando via i potentati, i piccoli dirigenti che comandano come e quanto vogliono. Nel caso di Roma non è un lavoro che si fa in due giorni, ma secondo me avrebbe giovato alla vista dei 5 Stelle, che sono alle prime esperienze con città di questa portata e con un passato pesante, fare degli atti di più forte discontinuità con il passato, provando anche scelte nuove e coraggiose, ancorchè impopolari. Muraro e Marra, forse, erano da allontanare prima, anticipando determinate scelte. Poi magari il tempo darà ragione alla Raggi, ma se il clima non migliora e il suo partito non le dà una mano, rischia di diventare il giapponese chiuso nel bunker che crede che la guerra non è ancora finita.

Per Sala, invece, un consiglio: per essere un buon sindaco non basta avere un curriculum da manager, ma ricordarsi anche di cosa si è fatto nelle precedenti esperienze. Inoltre non si può lasciare una città come Milano senza una guida: o si va avanti con forza e si decide di governare la città saldamente, oppure se si ritiene di volersi difendere meglio dalle accuse, ci si dimette e si va al commissariamento. Le vie di mezzo, che sembrano un po' la foglia di fico, quel formalmente ho fatto, ma di fatto faccio quello che facevo prima, possono essere considerate quasi una presa in giro da parte anche di chi a te, sindaco, ha dato un voto.

venerdì 16 dicembre 2016

Io sono John - Episodio 19

Padella, pollo, funghi, una cipolla... Mi preparo un bel piatto da mangiare. In fondo ai fornelli me la cavo, e posso ogni tanto deliziarmi con qualcosa di un po' elaborato, nonostante il tempo sia spesso tiranno.
Questi funghi hanno un ottimo profumo e mi fanno pensare ai boschi e agli alberi che li hanno accolti, nell'attesa che qualcuno passasse a raccoglierli. Un pensiero dal sapore autunnale, che adesso che siamo in inverno, è piacevole. Quel caldo tepore del periodo, i chiaroscuri del cielo al tramonto, l'odore della natura che si prepara alla calma invernale.

Quella calma che al momento dentro di me manca, ma che cerco di mantenere per non perdere l'equilibrio, in un mondo che corre e che schiaccia qualsiasi cosa, andando avanti senza curarsi se tu gli stai dietro.
I pezzetti di pollo sfrigolano in padella con la cipolla, metto i funghi, sfumo con del vino, metto il sale e il pepe. Sembra tutto molto buono, lascio a cuocere a fiamma molto bassa, e aspetto, mescolando ogni tanto. Gesti di attesa, di aspettativa di un piatto che sono a volte metafora della vita. La vita, fatta di attese e di movimenti lenti, che però basta un attimo di distrazione e, tac, ti sei bruciato, come un pollo troppo cotto che annerisce. Oppure ti secchi le energie, perché spingi troppo e dai tanto senza fermarti un attimo, diventando stopposo e poco digeribile agli altri. Oppure trovi una fiamma calda e avvolgente, che ti fa riempire pian piano di sapore e quando pronto, ti rafforza grazie alla condivisione.

Metto quanto ho preparato nel piatto, l'odore è molto buono. Mi siedo e assaggio: davvero gustoso. Un sapore che ti regala belle sensazioni, come un bacio, un abbraccio. A volte non servono grandi cose, ma bastano quelle molto piccole. E vorrei che questo piatto, oltre che io, lo assaggiassero altre persone, per provare la stessa emozione e magari avere un sorriso sul volto... Oppure una sola in particolare, per condividerlo con me.

giovedì 15 dicembre 2016

Cosa succede - il punto della settimana n.5

Ed eccomi, dopo la pausa di giovedì scorso per la festività dell'Immacolata, al classico appuntamento con "Cosa succede". Il mio riepilogo settimanale oggi tocca vari punti, tra politica, calcio e Vaticano. Ecco gli spunti di questa settimana:

- nuovo governo Gentiloni (o Renzi-bis mascherato, a voi la scelta): dopo tante ipotesi, il Presidente Mattarella ha conferito l'incarico a Gentiloni come nuovo Presidente del Consiglio, dopo le dimissioni post-referendarie e psico-drammatiche in senso ironico di Renzi. Nella squadra di ministri poche novità, se non conferme scontate e scambi di ministeri. Due le nomine che hanno lasciato un po' stupiti e, in alcuni casi, contrariati: l'assegnazione degli Esteri ad Alfano, il quale è oggetto di scherno per la sua poca conoscenza dell'inglese (quantomeno la sua difficoltà nel parlarlo) e l'assegnazione del ruolo prestigioso di Sottosegretario alla Presidenza alla Boschi, che, dopo la disfatta del Referendum, si pensava finisse un po' nelle fasce basse della politica, magari in retrovia in attesa di riciclo in tempi migliori. Invece entrambi, persone per tutte le stagioni, sono al loro posto o lo hanno migliorato. Davvero bravi nelle loro capacità di auto-promozione e di sgomito nella politica italiana, che sempre più fa capire come il merito e la capacità non siano metro di giudizio per ottenere posti e dove si può sbagliare all'infinito, tanto un posto se porti voti c'è sempre.

- "Never ending closing": è il titolo di un possibile film sulle vicende della ormai annuale storia della vendita del Milan ad una cordata/fondo/non si sa cosa cinese, pare partecipato addirittura dal Governo di Pechino stesso o da sue controllate. Intanto Fininvest incassa 200 milioni di caparra e la storia si allunga fino al 3 di marzo, nuova data per questo infinito closing. Quello che di tutta questa vicenda insospettisce tanti è il retropensiero che dietro ci sia una mostruosa operazione di rientro di capitali all'estero di Berlusconi, frutto di chissà quali attività, in modo da farli tornare all'ovile in maniera all'apparenza legale. Come sento dire in questi casi, se qualcuno ha prove di tutto questo, le procure della Repubblica (e credo quella di Milano in particolare) non aspettano altro, quindi fatevi avanti, e vedrete che troverete tutta l'assistenza. Detto questo, vedremo con il tempo se il closing si verificherà e qualora non riuscisse, Fininvest avrebbe chiuso l'affare del secolo: 200 milioni di euro all'apparenza senza vendere nulla farebbero invidia a qualunque affarista. Attendiamo fiduciosi i nuovi sviluppi... in attesa di un nuovo mercato all'insegna dell'autarchia.

- Bergoglio e i suoi 80 anni: Papa Francesco sabato compirà 80 anni, ma quello che colpisce e strappa una risata è la frase da lui pronunciata nei confronti di una fedele che gli ha consegnato una torta con scritta "80" nell'udienza generale di ieri. Ha infatti detto che al suo paese chi fa gli auguri in anticipo per il compleanno è considerato uno iettatore. E poi dicono che all'estero sono diversi, e invece a quanto pare la scaramanzia è uguale a quella italica. Comunque sia auguri al Pontefice... anzi no, che se no passo per iettatore anche io.

Detto questo, per questa settimana è tutto. Ci rileggiamo alla prossima... ad maiora!

Io sono John - Episodio 18

"Ragazzi, un grande annuncio... vi spostiamo di ufficio!" comunica entusiasta David, affacciandosi nell'ufficio dalla porta a vetri in maniera repentina e sfuggente "Il trasloco sarà a fine settimana, preparate i cartoni!".

Mentre io la prendo con molta serenità e con quasi indifferenza, davanti a me si scatena un panico sottile e palpabile. "Oh, mamma, dobbiamo traslocare, fare gli scatoloni, aiuto!" esclama Gregory, in preda alla sua proverbiale ansia. "Ma stai tranquillo" risponde Samantha "Che ci vorrà? Quattro cartoni, infiliamo tutto e poi i facchini porteranno tutto nel nuovo ufficio" "Si ma... se mi rompono qualcosa? Se perdono uno scatolone con documenti delle nostre analisi degli ultimi anni e poi ce le chiedono? Come facciamo? Rimaniamo senza? Non possiamo permettercelo..." sciorina Gregory, con ansia arrivata a livelli prossimi alla stratosfera.

Robert interviene: "Beh dai, si può fare un inventario su un documento, tracciamo tutto con delle etichette e verifichiamo che nulla si perda nel tragitto: ho un programmino che forse fa al caso nostro, produce anche i codici a barre". "Ma dai, per quattro scatole tutto questo lavorio" sbotta Samantha "Vedrai che non si perde niente, facciamo 'ste quattro scatole e via..."

Nel mentre io, con la mia solita calma e spirito organizzativo, ho già preso gli scatoloni, impacchettato la mia scrivania, impacchettato due armadi su 8 e continuo a godermi la scenetta che mi si pone davanti. Ah, ho dimenticato di dirvi che non cambiamo città, ci stiamo solamente spostando di un piano nello stesso edificio.
Purtroppo Allison non c'è, altrimenti gli avrebbe già azzittiti tutti e riportati all'ordine. Invece, in sua assenza, tocca a me dare un minimo di calma e serenità all'ufficio.
"Ragazzi, calma. Non è successo niente, è un banale trasloco di carta. Ho preso i cartoni e il nastro adesivo, con i pennarelli. Scriviamo sopra le scatole cosa abbiamo messo e chiudiamole. Quando poi ce le portano nel nuovo ufficio, le sistemeremo" affermo con voce calma e perentoria. "Si, John hai ragione. Ma sono in paniiicccooo!" esclama Gregory.

"Dai, mettiamoci all'opera!" esorta Jennifer. "In due minuti faremo tutto!" "Siii, andiamo!" esclamano tutti in coro. "Prima però dell'opera diamoci la carica: un buon caffè al bar qui sotto? John, visto che sei già avanti, rimani tu a presidio dell'ufficio?" "Tranquilli, andate pure, ci penso io".

E come al solito, mi torna in mente il motto "armiamoci e partite"... Rimetto la testa verso lo schermo, e continuo a scrivere il report che stavo realizzando, pensando che come al solito sono rimasto con il caffè della macchinetta...

mercoledì 14 dicembre 2016

Machissenefrega - Il gossip sui tg

Machissenefrega: una nuova "rubrica" sul mio blog, che prende il via con questo post, traendo spunto dal momento (dentro la rassegna stampa) "La carta costa", che il buon Alessandro Milan tiene su Radio24 al mattino, leggendo l'articolo più inutile presente sui giornali di quel mattino.

Non vi parlerò di un articolo, ma di notizie, frasi, esternazioni e/o commenti che mi hanno fatto uscire di bocca la frase che dà il titolo alla rubrica. Per la prima "edizione", proprio per una notizia lanciata dal "GR24" di Radio24, ho scelto quello che io chiamo il gossip sui tg di informazione. Il "notizione", con tanto di annuncio nei titoli di apertura, è la presunta/vera/non so cosa crisi tra, udite udite, Filippo Magnini e Federica Pellegrini, i due campioni di nuoto italiani. Ora, capisco che per loro non sia un buon momento, che magari non passeranno le vacanze di Natale insieme, che hanno una certa visibilità mediatica dovuta alle loro gesta sportive e nel mondo dello spettacolo... Però, vi sembra una notizia da dare in un giornale di informazione di un canale radio che si occupa principalmente di economia?

Il problema è che questa moda di dare notizie di gossip degni dei giornali scandalistici, molto ricercati nel periodo estivo per ingannare la noia della tintarella, è comune a tanti telegiornali e giornali radio, che sono infarciti di questi pettegolezzi di scarso o nullo interesse, considerando che ci sono interi contenitori pomeridiani e quotidiani che già parlano e straparlano di queste pseudo-notizie.

Saper che "X si è lasciato con Y" o che "Y si è sposato con Z", a me sinceramente non cambia la vita e non mi informa. Quindi non è giornalismo, ma è riempimento di spazi in cui non si sa cosa dire. Perché invece non fare più approfondimento giornalistico, più servizi per spiegare meglio ai cittadini le dinamiche della politica e della vita quotidiana? Tutti applaudono programmi come "Striscia la Notizia" o "Report", che, con stili diversi, fanno quello che invece dovrebbero fare i media di informazione: indagare, verificare le notizie, capire le cose come funzionano veramente, essere un occhio critico e smascherare il malaffare, dare strumenti alle persone per formare una mente critica e che non si fa abbindolare dalla "farfalla di Belen" (con tutto il rispetto per Belen).

A me di fronte a notizie di gossip, scappa solo una unica parola: MACHISSENEFREGA! Alla prossima!

martedì 13 dicembre 2016

Io sono John - Episodio 17

Caro Babbo Natale,
di solito questo è il momento dell'anno in cui si è più "egoisti", perché si scrive la letterina al tuo indirizzo chissà dove a Rovaniemi o al Polo Nord nella speranza di ricevere un regalo per se. Tu valuti quanto le persone sono state buone durante l'anno ed esaudisci o meno il desiderio. E' una bellissima cosa, che regala sogni a ogni bambino. Quest'anno però vorrei fare un piccolo cambio. Vorrei scrivere una letterina cumulativa, per gli altri. Persone che magari da tanto tempo non ti scrivono più, ma che hanno bisogno di un po' della tua magia e del tuo spirito natalizio.

Comincio dai miei cari: per i miei genitori, che sono persone veramente speciali, anche solo per il fatto di sopportare me, vorrei che regalassi tanta serenità e la possibilità di non avere preoccupazioni economiche. Per mia sorella Joy, invece, ti chiedo se, nonostante la crisi, possa trovare un lavoretto, qualcosina per rendersi più indipendente e renderla più autonoma e sicura per il suo futuro. A mia nonna regalale tanta salute e la felicità di vedere tutti i suoi figli e nipoti realizzati e sereni, in modo da darle un sorriso ogni giorno.

Per la mia amica Amélie, invece, una qualche certezza economica in più e una schiena meno acciaccata, e qualcosina anche per i suoi animali che ama tanto. Al mio amico Richard dagli quel bel posto di responsabile che cerca da tanto tempo e una ragazza che ne capisca tutte le qualità e lo apprezzi per questo. Per i miei colleghi e colleghe un bel po' di ansia in meno, che indirettamente sarebbe un regalo anche per me. A tutti gli altri che conosco dagli un sorriso, anche solo uno, donandogli a Natale un momento speciale, qualcosa che non si aspettano, un momento che gli faccia dire "allora Babbo Natale esiste".

Ah, giusto, tu dirai: "ma a te niente?". Io ti rispondo che tu sai benissimo cosa desidero. Ti ricordi quel Natale, di tanti anni fa, quando ero un bambino e sotto l'albero trovai tante scatole di Lego? Ti ricordi come ero contento? Ecco... Ora per i Lego sono un po' cresciuto (anche se mi piacciono comunque), ma vorrei riprovare la stessa felicità. Non con una cosa materiale, ma con qualcosa di immateriale che mi riempa il cuore, con qualcuno accanto che me lo sappia donare un po' ogni giorno. Se non mi arriverà nulla, però, porterò pazienza, vorrà dire che durante l'anno non sono stato molto buono. Questo sta a te deciderlo.

Buon Natale e attendo il 25 Dicembre con attesa,
John

lunedì 12 dicembre 2016

E sono quattro...

Con l'incarico, accettato con riserva come da prassi, a Gentiloni, siamo al quarto governo non eletto da dopo Berlusconi. O, meglio specificare, il quarto governo che si regge su una maggioranza che non era tale dopo il voto, ma che si è creata "artificiosamente" a seguito di grandi coalizioni (Monti e Letta), poi di fuoriuscite da altri partiti (Renzi e Gentiloni).

Il tema però non è da approcciare sulla base di strepiti o di "voto subito". Purtroppo, e su questo non ci sono dubbi, se non si apporta alle attuali leggi elettorali una qualche forma di correttivo, rischiamo in caso di voto di trovarci di nuovo una situazione bloccata, in quanto il rischio di avere due maggioranze diverse tra Camera e Senato è forte, stante la natura diversa delle modalità di attribuzione dei seggi (maggioritario su base nazionale la Camera, proporzionale su base regionale il Senato).

Le due maggioranze diverse darebbero come effetto la non governabilità del paese, e la necessità di andare di nuovo incontro a un governo di larghe intese... ma quanto larghe? Purtroppo in un sistema tripolare, come appare ci stiamo instradando, è probabile che le due coalizioni classiche (centro-destra e centro-sinistra) si alleino in funzione dell'osteggiare il terzo partito (il Movimento 5 Stelle), il quale al momento risulta comunque il primo o secondo partito a seconda di come si leggono vari sondaggi.

La situazione sarebbe molto simile ad altre a livello europeo, anche se con contenuti diversi: in Francia abbiamo la destra neo/post-gollista e i socialisti che si oppongono al Front National di destra più radicale. In Germania i popolari e i social-democratici uniti in funzione anti Alternativa per la Germania (anche se va detto che i popolari in realtà sono la summa di due partiti di centro-destra).
Nel Regno Unito conservatori e laburisti contro l'UKIP di Farage.

Il vero problema è il rischio di un non-governo non perché le regole siano sbagliate, ma perché nessun partito riesce a raccogliere quel consenso che gli consente di poter governare con una maggioranza stabile e a non dipendere da un altro partito con idee a volte diametralmente opposte, che si uniscono solo per non far vincere qualcun altro.

Quindi, se non vogliamo avere un minimo di stabilità e non andare alle urne ogni 15 giorni (vedi la Spagna, tanto per fare un altro esempio, dove peggio ancora i partiti sono quattro tra Popolari, Socialisti, Podemos e Ciudadanos) bisogna trovare una legge elettorale che l'indomani dica quale è la maggioranza e chi ha vinto, con le responsabilità connesse al voto.
Il rischio è quello attuale, cioè di avere uno dopo l'altro Presidenti del Consiglio a geometrie variabili, che si disarcionano o si tengono a galla solo grazie al cambio di casacca di alcuni parlamentari.

Per il bene dell'Italia, facciamo una legge elettorale uguale per Camera e Senato, prima di andare alle urne...

giovedì 8 dicembre 2016

Io sono John - Episodio 16

Che meravigliosa giornata di nebbia... solita della mia cittadina. Freddo pungente e umido. Mi avvolgo nel cappotto e nella sciarpa, e come sempre copro i passi che mi separano dall'ufficio. Non si vede a un palmo di naso, in questa coltre grigia e spessa, che ti penetra. Diventa parte di te, anche se non ti fa rendere conto di dove sei, se non per le luci che ogni tanto si intravedono.

In questa nebbia si intrecciano ombre sfuggenti, mentre passo passo mi avvicino alla scalinata. Il freddo entra nel cappotto e aumenta la sensazione di disagio di questa mattina. Non ci penso però, la mia testa è già piena di tanti dubbi e domande, che il freddo non fa altro che peggiorare le cose.

Lavoro, amore sperato, beghe quotidiane... tutto si ammassa in un'unica fitta nebbia, dove ci si deve districare per trovare la propria strada e proseguire con tranquillità nel proprio percorso. Chissà come mai questa mattina sono così filosofico. Forse è il libro di De Crescenzo che ho letto ieri sera. O forse l'aria di questa mattina, che invita alla riflessione.

Entro in ufficio e come sempre sono da solo. Vuoi mai che qualcuno arrivi prima... Va beh, accendo il pc e controllo la posta: soliti messaggi di poca sostanza, routine, poca novità. Una giornata grigia anche sul fronte mail. Forse anche lei è stata colpita dalla nebbia.

Entrano i miei colleghi alla spicciolata, ognuno lamentandosi del freddo e della poca visibilità esterna. Li guardo distrattamente, annuendo con il capo, ma senza curarmi dei meticolosi particolari delle loro descrizioni. La nebbia è molto democratica: avvolge tutti allo stesso modo, senza permettere a nessuno di vedere qualcosa in più o in meno degli altri. Peccato che però non tutti approfittino del momento per fermarsi a riflettere, avvolti nella grigia umidità. Forse scoprirebbero tante cose di loro stessi.

Chissà in quanti pensano, come me, durante le giornate di nebbia. Spero di non essere l'unico a perdersi questa occasione. Anche se spesso risposte non ce ne sono, ma aumentano i dubbi e le incertezze. A volte però ci sono pensieri belli, una risata, un fatto buffo che ti dà un sorriso. Un piccolo raggio di sole che apre la nebbia. Forse il bello della nebbia è che, se non ci fosse, ci sarebbe il sole. Un fatto confortante, perché sai che il sereno è lì, a portata di mano. Basta solo aspettare che soffi un po' di vento, e tutto torna sereno.

Adesso però il momento dei pensieri è finito, bisogna mettersi a lavorare... anche oggi ricomincia il solito tran-tran...


mercoledì 7 dicembre 2016

Il vizio radical-chic

Nelle mie evidenze post-Referendum (qui il post) vi avevo accennato nella parte conclusiva alle edificanti esternazioni di una rappresentante del PD nei confronti di chi ha votato No. Nello specifico, facendo un richiamo al voto estero a larga maggioranza per il Si, ha esternato che questo risultato era dovuto alla "fuga di cervelli" di cui tanto si parla in ambito di ricerca e innovazione. Come a dire che chi ha votato No è uno con poco o nullo cervello, in quanto rimasto in Italia.

Se l'esternazione fosse stata una e isolata, probabilmente si sarebbe andata ad inserire in un contesto di una "uscita poco felice" di un esponente politico. Però, come osservato da un articolo di Pierluigi Battista sul Corriere della Sera on-line di oggi, in realtà il vizio dei cosiddetti radical-chic di sbeffeggiare e denigrare chiunque non voti quello che loro ritengono giusto, è un vizio che si ripete ciclicamente in Italia, e che ha trovato nuova linfa nel nuovo modello di sinistra benpensante di cui Renzi è il massimo esponente (chissà per quanto ancora, viene da dire).

Quella sinistra salottiera e elitaria, figlia del politically correct, quella che parla di accoglienza, ma non vuole vicino il centro profughi, quelli ricca, ma che vuole apparire vicina ai problemi dei più poveri, quella che benpensa. La morale è che esiste sempre una fetta minoritaria di popolazione che si crede di serie A, che giudica di serie B e becera la maggioranza, aumentando però in questo modo il clima di disaffezione e distanza che si crea tra Stato e cittadini.

Questo avviene soprattutto quando al Governo vi è una forza che si circonda di questi personaggi, che non si sforza di vedere la realtà delle strade e della quotidianità di quella maggioranza meno fortunata, che per arrivare a fine mese deve fare i salti mortali.

Non voglio fare demagogia a basso prezzo, ma credo che fintanto che non si rompe questa sorta di muro che divide le persone, non sarà mai possibile fare qualcosa di concreto per questo Paese. Una politica che mira al consenso personale, al tornaconto proprio, alla difesa della rendita, all'auto-celebrazione e al mero mantenimento del consenso non è una politica seria. Ma neanche una politica fatta di no continui e rifiuto del confronto con l'avversario, perché lo si ritiene indegno di parlare, non porta a vantaggi, in quanto non fa capire cosa si voglia fare per cambiare la situazione.

Credo che in Italia sia il momento di una nuova idea, un nuovo modo di vedere le cose, uscendo dagli steccati classici, ma senza cadere nel populismo da bar, ma neanche nel politicamente corretto a ogni costo. Chissà se qualcuno riuscirà nell'impresa... la vedo dura.

martedì 6 dicembre 2016

Io sono John - Episodio 15

Rientro a casa, e sfoglio il libro che ho appena comprato. E' pieno di idee creative per il presepe, ne rimango veramente colpito. Comincia a balenarmi l'idea, quest'anno, di farne uno tutto mio, per provare a vedere se ne sono capace. Un po' di manualità ce l'ho, nonostante quello che pensava la mia insegnante di educazione tecnica a scuola. Non sarò un esperto del fai da te, ma con legno e polistirolo direi che posso cavarmela.

Penso un po' a quello che potrebbe servirmi, e come al solito parto con i progetti faraonici, fatti di una marea di utensili e materiali. Magari forse è meglio partire da qualcosa di più semplice, meno impegnativo. Spazio in casa ne ho in abbondanza, magari nel salotto vicino al camino, così magari nelle serate di Natale creerà atmosfera, mentre la luce crepitante del fuoco illumina la stanza.

Sarà bello stare seduto, sul mio divano, godendomi lo spettacolo, magari mentre uno di quei vecchi film tipici del periodo natalizio scorrono sullo schermo. Magari con un plaid e qualcuno accanto a me che mi abbraccia... Eh, come al solito, manca sempre qualcosa.

Già, manca qualcosa. Come spesso mi accade. In tante cose che faccio, in ogni campo, mi sembra sempre che mi manca qualcosa. Come quel chilometro che manca per raggiungere la meta che non finisce mai, oppure come quando hai fame, ma non trovi nulla che ti sazi o ti invogli. E spesso non sai come riempire questa mancanza, e provi a ricacciarla via, a farla sparire dentro di te, nell'attesa che passi. E che non torni. Peccato che però torni quella sensazione, spesso quando magari non lo vorresti. Bisogna imparare a conviverci forse. Oppure assecondarla. O rifiutarla. E' sempre comunque difficile.

Sarebbe bello poter condividere con qualcuno questa mia idea. Fare una sorpresa, e vedere gli occhi meravigliati, o le risate per un risultato un po' al di sotto delle aspettative. Sarebbe comunque bello ed emozionante. Vivere un momento in cui, in ogni modo, regali un sorriso a qualcuno. Oppure mettersi lì a costruire insieme, un pezzo alla volta. Per il momento, però, mi devo rimboccare le maniche da solo.

Raccolgo qualche cartone, qualche pezzo di polistirolo e qualche primo attrezzo. Abbozzo qualche muretto: mi sembra funzioni. Un po' di muschio, un po' di corteccia. Però... manca qualcosa. Un tocco di colore. Si, così è meglio. Piano piano prende forma. Un pezzo alla volta. Peccato che lo vedrò solo io, questo presepe, quest'anno... Va beh, continuo a costruirlo, chissà come verrà fuori.

lunedì 5 dicembre 2016

Referendum - Commento sul risultato

Ed eccoci qua, come avevo anticipato sul mio profilo Facebook, in questo post mi occuperò dell'argomento del weekend (e degli ultimi mesi...): il Referendum Costituzionale.

Tenterò di dare alcuni spunti di riflessione, che sono a mio giudizio rilevanti, per capire come questo potrebbe una sorta di spartiacque della vita politica italiana e culturale del paese. Troppo roboante? Forse. Ma vediamo gli spunti.

Partiamo intanto dal risultato: ha vinto il No, con una percentuale elevata rispetto alle previsioni, circa il 60% rispetto al 40% del Si. Dalle prime analisi fatte dagli istituti demoscopici (leggasi quelli che fanno i sondaggi), pare che a votare No siano stati maggiormente le fasce di età molto giovani, mentre il Si ha prevalso nelle persone oltre i 60 anni. Inoltre l'affluenza è stata elevata, vicina a quella di elezioni politiche. Questi due dati mi danno un po' di sollievo, rispetto al disinteresse delle persone alla politica e all'occuparsi del futuro del paese: quando il motivo è sentito, l'italiano vota.

Personalmente, credo che questo voto rifletta due realtà. La prima riguarda la "personalizzazione" della tornata elettorale: l'errore parte da lontano, cioè da quando Renzi, forte del risultato delle Europee, comincia il cammino impervio tra Italicum (legge elettorale) e la riforma Boschi (la riforma costituzionale. Credo che un governo rappresentante una maggioranza parlamentare costruita sulla carta, frutto di sostegni al partito di maggioranza relativa da parte di "transfughi", non avrebbe dovuto imbastire una modifica costituzionale. Se l'idea di base è assolutamente condivisibile (riduzione del numero dei parlamentari, superamento del bicameralismo perfetto, eliminazione di enti inutili), all'atto pratico il dover mettere d'accordo tante piccole esigenze dei gruppetti di sostegno al governo ha comportato un accordo all'insegna del "meglio questo che niente", che lasciava parecchi nodi irrisolti o mal scritti. Ecco, io la logica del "meglio questo che niente" non la accetto da chi mi deve governare: o fai una riforma vera, organica, completa, coinvolgendo il più ampio fronte parlamentare a sostegno, oppure non la fai, se vedi che non ci sono i numeri. E nel momento in cui Renzi ha forzato la mano rompendo il patto del Nazzareno con Berlusconi, lì doveva capire che la riforma sarebbe caduta lettera morta. E invece ha continuato nell'iter, pensando che il suo essere così presente mediaticamente lo avrebbe portato a convincere gli italiani. Faccio notare che, se i sondaggi valgono qualcosa, il PD è oggi accreditato di un 32/35% delle preferenze: significa che Renzi avrebbe dovuto convincere a votare la sua riforma almeno un 15% degli italiani. Se a questo si somma la fronda interna della minoranza, questa percentuale sarebbe salita ad almeno il 20% nella migliore delle ipotesi. Una enormità per le dinamiche tripolari attuali.

La seconda realtà è quella del merito: la riforma di fatto non garantiva la stabilità, in quanto pur se una camera sola doveva dare la fiducia al Governo, il fatto di poter avere maggioranze diverse al Senato portava, come conseguenza, il dover comunque scendere a compromessi per poter votare alcune leggi o quanto meno per non ritardarne la loro promulgazione (ricordo che il Senato aveva sempre la possibilità di richiamare a se le leggi  votate dalla Camera, la quale poteva però non accogliere le modifiche, rivotando il testo uguale a come lo aveva inviato al Senato). A quel punto sarebbe stato meglio eliminare del tutto il Senato, in quanto non più sensato nell'era moderna. Prima aveva una ragione, frutto del mantenimento della continuità rispetto alla situazione pre-Costituzione del '48: durante il Regno d'Italia rappresentava la camera della nobiltà non eletta, poi trasformata nella camera degli "anziani saggi" e a tutela delle prerogative delle Regioni con l'avvento della Repubblica. Esso si contrapponeva nella versione monarchica alla Camera eletta dai sudditi, mentre nella versione post-bellica alla Camera dei giovani e nazionale.  Il bicameralismo secondo me ha senso solo in uno Stato Federale, come gli Stati Uniti ad esempio, in quanto può essere il collante tra Stati/Regioni singoli e il governo federale, legiferando sulle leggi condivise o di prerogativa del centro. Altrimenti è solo un doppione, che non aggiunge o toglie niente al dibattito. Quindi tanto vale farne a meno.

Concludendo il mio lungo pensiero, metto i punti sui quali vi invito a riflettere o a farvi una bella risata:
1) la storia delle matite è sinceramente stucchevole: sono presidente di seggio e vi posso affermare che la matita copiativa, se lo è e non è stata usata una matita normale, non è cancellabile del tutto. E' si cancellabile se il tratto è parecchio leggero, e comunque solo su un foglio di carta normale, in quanto sulla carta delle schede elettorale, passando la gomma come minimo si toglierebbe colore alla scheda, se non addirittura arrivando a rovinarla con uno strappo;
2) proprio perché presidente di seggio, invito tutti a non pensare i componenti dello stesso come dei complottisti al servizio di questo o quel partito, messi lì per cambiare voti o fare brogli: la maggioranza delle persone che compongono i seggi sono persone oneste, che fanno il loro lavoro per piacere, per curiosità o per senso dello Stato, e mettono da parte le proprie idee, come il sottoscritto, per il bene della collettività. Quindi non demonizzateci, vi prego;
3) i mercati finanziari, se lo "shock" è annunciato, si riequilibrano sempre (ovviamente a loro vantaggio) nel breve periodo: come avete visto Brexit, Trump e No al Referendum non hanno portato il giorno dopo tracolli di chissà quale tipo. I mercati scontano già l'incertezza e i problemi, perché lo incorporano nei loro prezzi;
4) quando votate, mi raccomando, non votate mai contro qualcosa o qualcuno, ma per quello che vi viene proposto. Informatevi, leggete, confrontatevi con gli altri, e trovate una vostra idea. Non prendete quella preconfezionata da giornali, stampa, internet o altro. Avete una testa, usatela (e tranquilli, il vostro cervello non è fuggito all'estero se avete votato No, come ha affermato una rappresentante del PD);
5) per ultimo, un mio impegno a futura memoria: se, in qualsiasi momento, fosse proposta l'introduzione del vincolo di mandato, anche presentato da un partito completamente distante dalle mie idee, sarei il primo a sostenerlo e a votarlo favorevolmente. L'unica panacea alla instabilità è il fatto che, se sono eletto in un partito e da una determinata fetta di cittadini, devo portare quelle istanze, e non fregandomene un secondo dopo, cambiando casacca per traslocare altrove dove trovo il mio unico interesse. Voglio uscire dal partito? Bene, mi dimetto, e mi faccio rivotare quando sarà nel nuovo schieramento. Basta stampelle, trasformisti, voltagabbana e giravolte. Questa sarebbe la sola, vera, unica riforma che risolverebbe tanti problemi al Paese.


venerdì 2 dicembre 2016

Io sono John - Episodio 14

Sono uscito prima oggi, vado a farmi due passi. In questa cittadina tranquilla di provincia anche il centro storico si adegua alla calma apparente tipica di questi luoghi. Le persone camminano in ordine sparso, buttando un occhio alle vetrine distrattamente, come se avessero un traguardo da raggiungere del loro cammino entro un tempo prestabilito, a pena di perdita di chissà quali occasioni.

Fa piuttosto freddo, anche se sono avvolto nella mia giacca invernale e coperto dai miei guanti e sciarpa. Passando vicino alle entrate dei negozi, sento il calore che viene dalle porte aperte, come un abbraccio caldo accogliente che ti invita ad entrare. Mi fermo in un negozio di libri, in un vicolo laterale del corso principale.
Giro per gli scaffali, e guardo le copertine colorate, i più vari titoli e generi. C'era un periodo in cui leggevo tanto, per piacere e per voglia di sapere. Avevo forse anche più tempo di adesso, dove il lavoro mi assorbe tanto e mi lascia spesso non tanto tempo per il resto.

Mi ricordo di quando leggevo i grandi classici, i libri di Verne o i "libro-game", avventure a bivi di fantasia, ambientati nelle più varie località sia fisiche che temporali. Ti costruivi un personaggio di fantasia e grazie a un dado, un foglio e una matita, seguivi un percorso all'interno di questo libro, fatto di paragrafi che ti rimandavano ad altri sulla base delle tue scelte o della sorte.

Era bello, perché potevi immaginarti un mondo, e potevi farlo come volevi tu, in quanto non esisteva uno schema fisso se non le indicazioni che leggevi sul libro.
Questa è la grande potenza dei libri: farti immaginare con uno scritto, e quello che immagini tu non è detto che sia uguale a quello che immagina un altro, pur avendo letto lo stesso libro.

La mia attenzione cade infine su un libro dei presepi napoletani: ne sono un grande appassionato. Lo sfoglio e decido di comprarlo, magari mi viene qualche idea per il mio, visto che si avvicina Natale. Vado alla cassa, e vedo una coppia che, mentre fa la fila, parla del libro che tengono per mano. Non riesco a leggere la copertina, ma sembra un romanzo giallo. Li vedo sorridenti e coinvolti nel loro dialogo, e sono contento per loro. In fondo vorrei anche io qualcuno con cui condividere un momento simile, sarebbe bello... E invece tiro fuori la carta fedeltà, pago ed esco solo con il mio libro e le mie fantasie...

giovedì 1 dicembre 2016

Cosa succede - il punto della settimana n.4

Ed eccomi nel nostro appuntamento settimanale con le notizie più importanti o curiose della settimana.

Siamo finalmente all'ultima settimana di campagna per il Referendum: e in molti stanno tirando un lungo sospiro di sollievo. Lunedì sapremo finalmente se avrà vinto il SI o il NO, e da lì scatteranno sicuramente intere giornate di approfondimenti giornalistici, dibattiti e talk show sul post-voto, dove alla fine vedrete che avranno vinto tutti e perso nessuno. Perché ci sarà sempre la ridda del "ha vinto l'altro, ma con una percentuale inferiore di quello che gli aveva dato il sondaggio" oppure con "hanno vinto di una incollatura" oppure con il grande classico "ma c'è stata una astensione maggiore rispetto al Referendum Repubblica o Monarchia".

Questa per me è la vecchia politica: gente che ti tratta come lo stolto che guarda il dito invece della luna, che nel mentre quella luna prova comunque a nasconderla, sia mai che gliela chiedi. E invece, come ho detto in post precedenti, quello che conta non è il venire meno di una forza politica o di un'altra, ma di avere un partito che prenda veramente in mano le sorti del Paese, e lo faccia uscire dalle secche nelle quali, per tanti motivi, si è andato a impantanare.

E da uno sfoggio di pochezza politica, passo a uno di ignoranza dovuto alla troppa ricchezza: il pugile Mayweather, campione del mondo di varie sigle pugilistiche, ha postato un assegno di ben 100 milioni di dollari, con il fare strafottente di chi dice che, mentre tu sei a lavorare in miniera, lui si gode una dorata pensione con il suo jet privato. Caro sig. Mayweather, due piccole precisazioni: la prima riguarda il suo lavoro, che probabilmente, per le troppe botte prese in testa, le ha causato un qualche deficit a livello di testa (spero curabile e temporaneo), mentre il secondo riguarda il fatto che credo che sia più campione del mondo chi, come tanti pensionati in Italia, arrivano non si sa come a fine mese con 500-600 euro di pensione. Quelli la stendono con uno sguardo, altre che round.

E per finire, parliamo anche dei topi di Roma: no, non si tratta di abili ladri, ma proprio dei roditori che infestano diverse zone della città, come documentato da diverse riprese fatte dai cittadini. Il sindaco Raggi (ah, piccolo inciso: non uso la volgata della Boldrini della declinazione femminile, perché la reputo svilente nei confronti delle donne, in quanto suona quasi caricaturale, e non credo che qualcuno si offenda se la chiamo "sindaco") ha contattato una ditta specializzata veneta, che sarà incaricata di debellare le colonie di topi presenti, attirandoli con prodotti di derivazione del maiale, in quanto i roditori sono diventati "sofisticati" e non sarebbero più attratti dai mangimi appositi, ma dalle pietanze che possono trovare nei nostri rifiuti, dove ricordo finiscono tanti scarti alimentari e anche prodotti che non consumiamo del tutto. Speriamo che l'azione di questa ditta dia buoni frutti, visto che si parla di un appalto milionario (ma credo che l'estensione territoriale dell'Urbe lo giustifichi). Sperando che la Raggi, per attirare il topo con il lardo, non ci lasci lo zampino elettorale... ad maiora!