martedì 28 marzo 2017

Io sono John - Episodio 46

Oggi la giornata è abbastanza tranquilla e silenziosa. Sembra come se tutto fosse fermo, ovattato.

Mi guardo intorno, ma tutti sono chini sui loro monitor, con sguardi attenti e concentrati. Nessun telefono squilla, si sente solo un vociare dalla strada fuori dalla finestra.

E così ho un momento per pensare a me. A che punto sono. A come stanno andando le cose.

È un momento di indecisione, ma anche di attesa. Qualcosa di nuovo accade, ma tanti dubbi affollano la mia mente. Cose che ti fanno vedere il mondo positivamente, ma altre che ti fanno pensare che potresti ricommettere lo stesso sbaglio. E non sai cosa sia giusto fare.

Hai paura che dietro ci sia qualcosa di non chiaro o di non detto. Però dall'altra parte vorresti che quel qualcosa succedesse, perchè saresti contento e felice come mai.

Avresti finalmente quella luce e quel calore che ti sono tanto mancati fino ad oggi. Quel sentirti completo e soddisfatto, sollevato e gioioso. Sensazione che ho provato poche volte nella vita.

Ma non dipende solo da me. E quei dubbi e incertezze solo dall'altra parte possono trovare risposta. Chissà se arriveranno e come... Avete capito poco? Siamo sulla stessa barca. Però se leggete tra le righe, alcune risposte alle vostre domande le troverete. Nel frattempo, torno anche io a guardare il mio schermo. Chissà che ci sarà così di interessante da vedere da parte dei miei colleghi... Ah, è la solita inutile presentazione...

sabato 25 marzo 2017

Speciale Cinema - LA LA LAND

Benvenuti a un nuovo Speciale Cinema! Oggi vi parlerò di un film che ha avuto un ottimo successo di pubblico e di critica, arricchita da nomination e premi Oscar: La La Land.

Il film è, per i pochi che non lo sapessero, interpretato da Emma Stone e Ryan Gosling, che ormai si possono definire una delle nuove coppie del cinema di oggi (hanno già recitato assieme in diverse pellicole) e sicuramente il feeling tra i due attori è stato molto utile al regista Damien Chazelle per ottenere il massimo da questa pellicola.

La trama è incentrata nella storia d'amore tra uno squattrinato jazzista e una barista che sogna di diventare una attrice, e utilizza molto il linguaggio del musical.
Premessa doverosa: io non sono un fan di musical. E' un genere per me ostico, che rischia spesso, a mio parere, di cadere di stile o rendere la pellicola troppo "debole", soprattutto se le parti ballate e cantate non sono ben miscelate con le parti recitate. Lo vedo più un genere da teatro che non da film.

Nonostante la premessa però, devo dirvi che La La Land mi è piaciuto: ha un buon ritmo, gli attori sono bravi, la fotografia è ottima e i dialoghi sono ben costruiti. La trama è inoltre credibile e adatta ai due interpreti.

Qualche difettuccio, forse, a trovare il pelo c'è: per un non amante del musical come me, i primi due minuti possono rivelarsi fatali: una scena iniziale ballata e cantata, che serve di fatto ad introdurci i nostri due protagonisti, che però è troppo "canzone", troppo "musical" e può "spaventare", facendo pensare che tutto il film sia così. Poi, per fortuna, uno continua e si ricrede. La scena è molto ben girata tecnicamente, con delle riprese fantastiche, però... forse uno stacco parlato iniziale prima di partire a spron battuto sarebbe stato meglio. Altro punto critico è il fatto che, per quanto si siano allenati, Ryan Gosling e Emme Stone non sono ballerini, e quindi le scene dove sono solo loro due a ballare, possono sembrare un po' "forzate". Inoltre la scena all'Osservatorio rischia di essere troppo "onirica", quando fino a quel momento il film aveva mantenuto concretezza anche nelle parti ballate.

Sono comunque difetti piccoli e forse anche figli del mio gusto personale. E' un film che consiglio comunque di vedere, anche per chi non è amante del genere, in quanto è ben confezionato e prodotto, e regala sorprese fino alla fine.

Detto questo, vi lascio alla visione e ci vediamo al prossimo appuntamento con "Speciale Cinema"!

venerdì 24 marzo 2017

Io sono John - Episodio 45

"Ed è venerdì, ragazzi!" esclama Robert.

"Sono veramente euforico... Non vedevo l'ora che finisse la settimana!" esulta Gregory, con tono sollevato.

"Questa settimana sembrava non passare mai... Per fortuna è finita e questo weekend me ne andrò in montagna con la mia ragazza. Era da tempo che desideravo farlo!"

"Bravo Robert! Ottima idea. Chissà che meraviglia di paesaggi e posti.."

"Beh, io punto sul cibo! Mi hanno detto che si mangia divinamente in una baita nei dintorni"

"Ecco, come sempre, romanticismo zero!" esclama Jennifer, con voce canzonatoria.

"Jennifer, dai su, è normale che un po' di romanticismo c'è: davanti a una costata o a una fonduta..."

"Spiritoso, Robert, veramente spiritoso... La tua ragazza deve essere una santa!"

"E tu John? Cosa farai questo weekend?" mi chiede Gregory, con curiosità un po' pettegola.

"Non lo so Gregory, non ho pianificato niente. A volte mi affido all'istinto e al tempo..." rispondo, cercando di svicolare.

"Dai John" insiste Jennifer "Non ci credo che non hai impegni."

"No, Jennifer, è la verità. Non è che sia obbligatorio fare qualcosa, a volte anche stare un po' tranquilli non fa male. E poi magari qualcosa salta fuori sempre... Chissà!"

"Se, se... non ce la racconti giusta John. Secondo me ci nascondi qualcosa... Qualcosa di femminile magari..."

"No, Jennifer, non è così. Non avrei problemi a dirvelo. E sicuramente, mi vedreste super-attivo in attesa del weekend!" abbozzo ridendo, in modo da uscire dal discorso.

"Va bene, John, ti crediamo. Ragazzi, ora però caffè!"

"Siii, caffè per tutti!"

"Andate pure" rispondo io "Resto a presidio."

E, detto questo, si avviano in processione verso il santuario del caffè. Guardo il mio schermo, bianco con le solite celle da riempire, e penso al weekend. Mah, chissà se riserverà sorprese. O se scorrerà tranquillo, in attesa di una nuova settimana. In effetti, spero sempre che qualcosa succeda. Una telefonata, una idea brillante, un bel film da vedere... Chissà magari lei chiama... No, John, non chiamerà. Non ci pensare. Al weekend ci penserai tra qualche ora. Adesso, invece, ci sono le celle da riempire... Come alcuni vuoti che ci sono dentro di te...

mercoledì 22 marzo 2017

Io sono John - Episodio 44

Ogni tanto staccare serve. Serve a riprendere forze, energie. A non pensare alle cose che ti succedono intorno. Un momento in cui la mente si libera di ogni vincolo, di ogni bruttura, per godere di solo quello che vuoi vivere.

Staccare... ma è sempre vero che alla fine si stacca? Non è che alla fine lo staccare diventa allo stesso tempo una fuga dai problemi, dalla realtà? Non so come affrontare una cosa, mi viene ansia o incavolatura, e allora scappo.

Vado via. lontano dal problema. O almeno così credo. Infatti, al ritorno, probabilmente il problema è lì che ti aspetta, sia esso lavorativo, sentimentale o della vita pratica quotidiana. E allora perché fuggire? Perché non affrontare il problema? Perché scappare sempre?

Forse perché è facile. Oppure perché si ha paura di chiedere aiuto. Perché a volte si è talmente tanto impauriti di quello che possono pensare gli altri, che si preferisce mettere il problema sotto la sabbia, piuttosto che affrontarlo. Oppure si teme di perdere qualcuno o qualcosa.

Vedo spesso intorno a me persone che adottano questo modo di agire. E non ne comprendo sempre il perché. O meglio: prima anche io agivo così. Fuggivo da un problema trovando una sorta di felicità momentanea artefatta, fatto di un viaggio, di un dolce, di un libro. Però il problema era sempre lì. E tornava. Il mio non era uno staccare di riposo, ma di fuga. Perché pensavo che prima o poi le cose si sarebbero aggiustate, o forse che alla fine andava bene così.

Oppure non mi accorgevo che quel modo di agire era sbagliato. Un mix di non soluzioni. Invece, una volta, mi sono fermato per un istante. E mi sono chiesto: posso fare qualcosa per me? Per risolvere il mio problema? Per darmi la forza necessaria a superare tutto questo?

E, piano piano, riflettendo, la risposta che ho trovato è: si, si può. Basta non fare fughe, ma affrontare la realtà. Andarci in faccia, vederla per com'è. E poi agire, cercando di viverla nel migliore dei modi possibili. Facendo del bene a te stesso, prima di tutto.

A quel punto lo staccare diventa quello che deve essere: puro riposo. Ma un riposo bello, sereno e rigenerativo. Che ti godi in ogni momento, perché dentro sei sereno e ti porti dietro la serenità.
Non so se ho ragione o meno, ma magari una riflessione in ognuno di voi la stimolo. Ah, per la cronaca, ora torno alle mie beghe lavorative. Tanto so che, a fine giornata, saranno solo un ricordo...

domenica 19 marzo 2017

AUGURI FESTA DEL PAPA'

Dal mio blog e dai suoi personaggi, un grande augurio a tutti i Papà!

 A volte possono sembrare figure più autoritarie o seriose rispetto alle mamme, oppure essere più "bambini" dei figli, ma averli vicino è sempre una grande fortuna e un esempio per le nostre vite.

Il mio pensiero va anche a chi un Papà l'ha perso da poco, o da tempo, oppure non lo ha mai conosciuto, oppure per chi si è allontanato da lui perché non ha mai avuto un buon rapporto. 

Per chi lo ha perso, non vi preoccupate, da lassù sicuramente continua a guardarvi con occhi attenti e amorevoli. Per chi non lo ha mai conosciuto, forse un giorno questo dubbio ve lo toglierete, e ne capirete i motivi. Per chi è in "cattivi rapporti", la speranza è che le divergenze si appianino o che comunque possiate trovare un altro esempio di Papà da seguire.

Fare il Papà è un mestiere difficile... ne sa qualcosa San Giuseppe...

AUGURI A TUTTI I PAPA' del Mondo!

Francesco e tutti i personaggi del BLOG

P.s. faccio uso pubblico del mio blog: ovviamente l'augurio più grande è per il mio papà Stefano. Al quale devo tanto di quello che sono, e spero di poter ricevere ancora tanto da lui.

mercoledì 15 marzo 2017

Io sono John - Episodio 43

"Che casino!"

"Che succede, Gregory?" Chiedo, un po' stupefatto.

"Non mi vengono i calcoli. E' tutto sbagliato, non va bene! Ora sono in ansia, il lavoro è per domani, come faccio, non so che pesci prendere... aiuto..."

"Calmati per favore. Agitandoti non risolvi nulla. Prova a rivedere cosa hai scritto. A volte è un piccolo errore che fa grandi danni"

"Impossibile! Io sto sempre attento a quello che scrivo. Lo sai che riguardo i dati almeno 12 volte. No, no, il computer mi vuole male e non mi vuole far finire questo lavoro"

"Da quando i computer hanno una volontà, oltretutto contro di te? Dai, aspetta che ci do una occhiata io..."

"E cosa pensi di trovare? L'arca dell'Alleanza? No, è il pc che sbaglia"

"Ti do una notizia bomba: i pc fanno quello che l'uomo dice di fare. Quindi no, non è colpa sua"

"No, non posso aver sbagliato qualcosa io..."

"E invece si... guarda la terza riga... vedi che hai invertito i due dati?"

"Ehm, si... è vero... cavolo, non me ne ero accorto..."

"Sai perché? Perché a volte siamo talmente convinti di noi stessi, che pensiamo di essere infallibili"

"Beh, in effetti... però il resto era tutto giusto!"

"Gregory, non cambierai mai..."

E torno al mio posto. Questo piccolo scambio di vedute della mia giornata, dovrebbe farvi capire un concetto. e cioè che nella vita a volte siamo troppo concentrati su noi stessi, che non ci accorgiamo che possiamo sbagliare. E, quando poi gli altri ce lo fanno notare, ci rimaniamo male.

Sbagliare è umano, non accorgersene è diabolico...

venerdì 10 marzo 2017

Io sono John - Episodio 42

Salgo, come ogni mattina, le scale che mi portano in ufficio. Mi rendo conto, ogni giorno che passa, che ormai è un gesto a cui non do nessuna importanza, come se queste scale non esistessero. Forse sono talmente assorto nei miei pensieri o nelle pratiche dell'ufficio che mi ritroverò davanti di lì a poco, però tutta la strada che ogni mattina a piedi compio per raggiungere la sedia della mia scrivania è un dettaglio evanescente.

Seppur cambiano le stagioni, i colori, i momenti e le vetrine dei negozi del viale, a me sembra sempre di percorrere la stessa strada. Uguale. Fatta anche degli stessi visi frettolosi del mattino presto o tranquilli passeggiatori del tardo pomeriggio.

Voi direte: tutta questa importanza a una strada? A un dettaglio di così poco conto? Per me non lo è. O meglio: sono una persona a cui piace osservare le cose, vedere come mutano e cambiano nel tempo. Notare quelle piccole differenze, anche minime, che però a volte si tramutano in scoperte ed emozioni. Come un disegno, una foglia che cade, il primo fiocco di neve dell'inverso, il caldo sole che tramonta in estate. 

E invece, in questo momento della mia vita dove tutto è un po' di corsa, ho perso questi momenti. Semplici. Veri. Autentici. Che mi piace godere in solitudine. Ma in alcuni casi anche in compagnia.
Perché le emozioni, si sa, le danno le piccole cose. I piccoli gesti. Quelli più spontanei e naturali. Senza secondi fini.

Spesso non li apprezziamo in pieno, ma dovremmo farlo di più. E goderne il più possibile. Perché potrebbero non tornare o farsi attendere. E infatti ho deciso. Mi fermo, ridiscendo le scale, esco dal portico e guardo il cielo. Oggi è luminoso e azzurro. L'aria è frizzante. E spero che qualcuno, che sto pensando, in questo momento guardi il mio stesso pezzo, piccolo, di cielo sereno...

mercoledì 8 marzo 2017

Speciale Calcio - In Italia...

Ieri sera è andato in onda l'ennesimo esempio di come il nostro calcio sia ormai anni luce distante da quello degli altri paesi. Il Napoli è uscito sconfitto con un passivo di 6 reti nella doppia sfida con il Real Madrid. Voi direte: ci sta, la differenza tecnica tra le due squadre, la poca esperienza internazionale di Sarri e via di altri motivi.

Lasciando perdere tutto questo, io vorrei solo fare un confronto: ieri sera hanno giocato contro la prima classificata della Liga attuale contro la terza forza del nostro campionato. Ora, che ci possa essere un po' di differenza, questo è chiaro. Ma che la terza forza del nostro campionato (che al momento in Liga è il Siviglia, vincitore negli ultimi 11 anni di 5 Europa League) non riesca neanche ad impensierire per un attimo la prima forza della Liga, e che inoltre l'unica che al momento se la possa giocare alla pari sia la Juventus, pur avendo dimostrato che qualche limite c'è, e che in Europa League stessa l'unica superstite è la Roma, bocciata ai preliminari di Champions e seconda forza del campionato italiano, la dice lunga sulle basse prospettive attuali del nostro movimento.

Perché tutto questo? Perché gli altri sono più bravi? Più furbi? Hanno più soldi grazie ai ricchi investitori stranieri? Non solo, purtroppo.

Noi paghiamo l'era delle "Sette Sorelle": club gestiti da "padri-padroni", che hanno usato il club con una sorta di "finto-mecenatismo", per dare lustro o credibilità alla loro storia imprenditoriale (Tanzi, Cragnotti, Sensi e Cecchi Gori) o per mantenerne il prestigio (Berlusconi, Moratti e gli Agnelli/Elkann). Peccato che tutti questi signori, in collaborazione con le amministrazioni comunali propritarie dei vetusti stadi italiani, non hanno mai pensato, invece che strapagare calciatori per farsi la guerra, a costruire ed ammodernare all'epoca gli stadi, che oggi sono la prima ed enorme fonte di guadagno dei top club europei. Voi direte: e ma i tifosi? Le violenze? Ricordo che l'attuale campionato più ricco, la Premier League inglese, dove ricordo almeno 5-6 squadre possono ambire al titolo, fino a qualche anno fa aveva a che fare con gli hooligans, i tifosi che ancora adesso in trasferta mettono a ferro e fuoco le città.

E quindi cosa fare? Credo che il giusto mix sia un po' quello che tre squadre italiane stanno facendo, anche se non in maniera organica: la prima è la Juventus, che ha fatto lo stadio di proprietà, adatto alle sue esigenze, sempre pieno e senza tifo violento dentro l'impianto. La seconda è il Milan, almeno quello che sarà fino al presunto "never-ending-closing", che ha puntato sui giovani, e la terza è l'Inter, che, seppur vituperata, è stata venduta a un gruppo straniero forte, che investe (poi va beh, forse l'allenatore scelto in partenza poteva essere valutato meglio).

Dobbiamo smettere di dipendere dagli introiti della pay-tv, vedere il calcio come politica, stare dietro ad amministrazioni comunali che non vogliono perdere gli affitti degli stadi cadenti dove, se va bene, l'ultimo ritocco è di Italia '90 (e che lavori all'epoca...). Quindi se vogliamo tornare competitivi, credo che la strada da seguire siano quelle tracciate dai club più blasonati italiani.

Voi cosa ne pensate? Lasciatemi pure il vostro commento. E ci vediamo con il prossimo "Speciale Calcio".

Festa della Donna

Il mio blog, insieme a John e a tutti i personaggi delle sue storie, augura a tutte le donne una meravigliosa festa della Donna. Che non sia solo di mimose, cioccolatini e spogliarelli maschili, ma di riflessione per chi, ogni giorno, ama e sta vicino a tutti noi come mamma, sorella, moglie, compagna, amica, amante, collega, nonna, zia, cugina e tutti modi con cui le donne riempono e rendono meravigliosa la vita di noi uomini.

Lascio a queste piccole strofe, trovate su Internet, la conclusione:

Per tutte le violenze consumate su di lei,
per tutte le umiliazioni che ha subito,
per il suo corpo che avete sfruttato,
per la sua intelligenza che avete calpestato,
per l’ignoranza in cui l’avete lasciata,
per la libertà che le avete negato,
per la bocca che le avete tappato,
per le sue ali che avete tarpato,
per tutto questo:
in piedi, signori, davanti ad una Donna!

AUGURI A TUTTE VOI!

Francesco

lunedì 6 marzo 2017

Io sono John - Episodio 41

"Mah!"

"Che succede, John?" mi chiede Amélie, con fare preoccupato.

"Niente, tranquilla. Stavo pensando a una cosa..."

"A cosa? Mi sembri molto corrucciato"

"Sai, a volte faccio fatica a capire come girano certe cose del mondo. Mi spiego. A te piace una persona. Ti piace molto. Cerchi in tutti i modi di passare del tempo con lei, te ne inventi mille, pensi e ripensi a come fare in modo di strapparle anche solo un minuto..."

"Non capisco dove vuoi arrivare a parare, John..."

"Aspetta, ora arrivo al punto. Dicevo, tu ti dai un sacco da fare con questa persona, ma a quanto pare per lei tu sei trasparente, una luce lontana, una specie di ectoplasma parlante..."

"Beh, se fossi un fantasma, forse, avrebbe ragione a tenerti lontana. Sarebbe spaventata.."

"Grazie Amélie, Una battuta davvero comica. No, dai sto dicendo sul serio. Possibile che a una persona tu possa interessare solo a scartamento ridotto? Oppure a giornate?"

"Mah, John, che ti posso dire. Vedi, secondo me è come il caffè che stiamo bevendo. Ogni tanto è più buono, altre volte meno. Dipende anche qui dalle giornate: il barista di turno, l'umidità della miscela, se la macchina è stata regolata bene... Ogni giorno è diverso, e tante persone hanno ragionamenti e modi di rapportarsi non coerenti".

"Già, forse hai ragione. Ma perché allora non riesco a buttare via tutto all'aria e mandare in malora?"

"Perché quella persona ti piace, John. E si fa fatica a buttare via quello che piace. A meno che, pian piano, non capisci che c'è qualcosa di quella persona che non va per te. In questo modo trovi un motivo di distacco, e riesci a non starci troppo a pensare su..."

"Uhm, in effetti. Però continuo a non capire. Perché esistono le persone indecise? Una cosa piace o non piace, la vuoi o non la vuoi, la desideri o non la desideri. Amélie, davvero, non capisco."

"Eh, John. E' questo il mistero. A volte neanche noi sappiamo quello che vogliamo veramente. Lo immaginiamo, lo supponiamo. Poi quando ce lo troviamo davanti, ecco che la nostra certezza vacilla. Oppure vogliamo davvero capire se chi abbiamo davanti è davvero quello che sembra, Per non investire tempo ed energie in qualcosa di cui poi ci possiamo pentire."

"E' vero... Un investimento sbagliato... e si perde tanto. Però ogni investimento ha un rischio, sempre. E va corso..."

"...Se uno vuole farlo... C'è anche chi al rischio è avverso..."

"Beh, me ne farò una ragione. Si vede che io sono uno speculatore dell'amore!"

"Ahahah, carina questa... Fa il paio con la mia di prima. No John, non sei uno speculatore. Hai solo in questo momento le idee più chiare dell'altra persona. Tutto qui. Ora sta te decidere: rischi ancora di più, e vai a scoprire tutte le carte. Oppure aspetti i suoi tempi e vedi cosa accade. Oppure tronchi del tutto, e arrivederci."

"Hai ragione, Amélie. Ci devo pensare su. In effetti non è una scelta che si può prendere alla leggera."

"Bravo John, intanto finiamoci questo caffè. Magari aiuta. E sappi che qualsiasi decisione prenderai, avrai il mio sostegno."

"Grazie Amélie. Mi dispiace per questo caffè corretto alle indecisioni."

"John, vedrai... le cose andranno per il meglio, come sempre..." disse Amélie, sorseggiando il suo caffè e avendo già intuito a chi stavo pensando nel mio ragionamento...

giovedì 2 marzo 2017

Io sono John - Episodio 40

Il vento di marzo. Il primo caldo lo sento sul viso. E' una bella sensazione. Le giornate si stanno allungando, il sole tramonta più tardi. E' più piacevole camminare mentre torno a casa. Mi sento voglia di fare, di fuggire in un posto lontano.

Vedo la natura intorno a me che è indecisa se ritornare alla vita o aspettare ancora un po', perché ha paura che un refolo d'aria fredda, un ricordo di inverno, possa colpirla e far morire quello che, a poco a poco, sta rinascendo.

In questo momento mi sento un po' come la natura: sono indeciso se aprirmi alla primavera e sperare che i sentimenti si riscaldino, o rimanere ancora un po' chiuso, per non rimanere freddato da qualche ripensamento o da qualche momento di indecisione.

Comunque, per il momento, mi godo il sole e questa bella giornata. Come se fossi su un prato, profumato d'erba, con il tepore primaverile. Camminando senza pensieri, con leggerezza. Anche se nella mia mente i pensieri si inseguono.

Spero solo che su quel prato, in un qualche momento, possa vedere una figura lontana avvicinarsi a me. Già la vedo, mentre cammina con un ampio sorriso, con i suoi occhi espressivi e bellissimi, illuminati dal sole, che mi tende le braccia, per cercare un mio abbraccio. Il suo profumo che si confonde con l'erba e i fiori intorno. Un bacio che ci unisce.

Eh, bei pensieri. Invece la realtà di adesso è un file con dati da riempire, telefonate e corse contro il tempo. Tutte cose che mi allontanano da questo sogno. Che vorrei fosse vero. Va beh, passiamo il badge per aprire la porta di ingresso. Il pomeriggio mi attende. Speriamo che finisca presto. E possa correre, felice, verso il prato. Sperando che lei mi aspetti lì...

mercoledì 1 marzo 2017

Ciao Leone...

Ieri è arrivata la notizia della morte di Leone di Lernia, cantante del genere "demenziale", diventato prima famoso per le sue canzoni cover delle canzoni del momento e poi per essere entrato a far parte del programma radiofonico "Lo Zoo di 105", come "vittima designata" degli sfottò di Marco Mazzoli & Co.

Così come il programma di cui faceva parte, Leone poteva essere "il cantante che non piace", ma a me personalmente lascia un ricordo. Il ricordo di canzoni che facevano ridere perché comiche, ricercate nella comicità, anche volgare, ma che comunque funzionavano usando la spinta delle hit del momento.

Una cosa che lui ha cominciato a fare a metà anni '70, sconosciuto al grande pubblico, ma che lo ha reso famoso in una certa nicchia, come tanti altri cantanti del suo tipo. Una nicchia fatta all'epoca di musicassette, spesso o "piratate" o comprate a poche lire nei cestoni di qualche supermercato o negozio di dischi.

Il senso di comprare qualcosa "tanto per farsi due risate", ascoltandolo magari con gli amici in macchina, senza star lì a vedere se le cose dette avessero un senso oppure no, senza cercare profondità di testo, ma divertimento senza pensieri.

Così come mi ricordo delle sue apparizioni in "Quelli che il calcio", sempre a San Siro, puntualmente alle spalle dell'inviato di turno, in una sorta di immobilismo, precursore di quei Paolini  e compagnia, che dovranno la loro fama proprio al comparire dietro il giornalista durante i telegiornali o i programmi di approfondimento. Anche se Leone lo faceva sempre in silenzio, come se fosse uno che era lì a vedere la partita. E questo, forse, ne aumentava l'effetto comico.

Ecco perché di Leone mi rimarrà un ricordo positivo: era divertimento nudo e crudo, senza perché, senza percome, che magari faceva arricciare il naso a qualche snob, ma alla fine, forse, in segreto, anche loro ascoltavano.

Un ciao a Leone... e mancherà la tua parlata pugliese semi-incomprensibile...