sabato 12 novembre 2016

Io sono John - Episodio 5

Neanche il tempo di sedermi, ed ecco che squilla il telefono: "John? Puoi venire nel mio ufficio?".
Quel tono che non annuncia niente di buono proviene dal caposervizio David. David è una persona molto particolare: in apparenza, preso per la sua esteriorità, sembra uno di quegli impeccabili manager in carriera, tutti perfetti nel loro completo blu scuro o grigio, cravatta coordinata, camicia bianca stirata impeccabilmente, scarpa elegante lucida. Ha il sorriso di facciata, ma se sai intuire il suo linguaggio non verbale, capisci che è una persona che trasuda impazienza e quella sottile "cattiveria" tipica di chi vuole arrivare, non importa come.

"John, ho un lavoro per te per conto del Direttore. Va fatto con estrema urgenza e precisione, mi raccomando, ne va del buon nome del servizio". "Certo, David, come sempre" è la mia risposta ormai più automatica di una segreteria telefonica degli anni '80.

Prendo il foglio con le consegne, la solita presentazione piena di inutili dati, e torno al mio "regno" di due metri per due.
Incrocio Allison, la mia responsabile, nel suo solito completo molto elegante con scarpa abbinata. E' una persona che, pur se all'apparenza può sembrare dura, in realtà ha una grandissima umanità e sensibilità, ma in un mondo di uomini che guardano solo al suo lato estetico, il carattere credo le sia servito per farsi largo.

"A questo giro David cosa ti ha dato da fare?", mi chiede.
"Niente di che, Allison, la solita presentazione per una convention", dico con fare un po' tra l'annoiato e il distaccato.
"John, tu lavori troppo, dovresti pensare un po' a te"
"A volte penso troppo, è questo il guaio" rispondo con un sorriso.

Guardo le note per la presentazione. Vogliono tutto in colore rosso cremisi. Devo pensare a come farlo... o forse dovrei pensare a me, come dice Allison. Già pensare a me. Per assurdo ci penso di continuo, mi faccio un sacco di domande, ma di risposte, beh, fatico a trovarne. Forse sono un po' paranoico o pessimista? Può darsi. Però a volte è difficile vedere o cogliere certe sfumature se non le senti, se non le vivi, se non le fai tue.

Sarà perché ho un carattere un po' chiuso e riservato, timido, impacciato, che tende a nascondersi. Sono un osservatore del mondo, analizzo, scruto. Però spesso mi rendo conto che sono lo spettatore di un'opera teatrale, di cui spesso conosco in anticipo il finale, ma raramente ho indossato anche io i panni del protagonista o del personaggio sul palcoscenico.

Forse sono alla ricerca di un buon regista per il mio personaggio, o di uno sceneggiatore per il mio soggetto, o di una spalla per inscenare qualcosa. Comunque, il rosso cremisi su questa presentazione proprio non lo sopporto...

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