giovedì 10 novembre 2016

Io sono John - Episodio 3

"Ciao John, buongiorno!": la solita voce che puntuale ogni mattina sento attorno alle 8.15. Contiene un mix di rassegnazione e stanchezza, e dire che la giornata è appena cominciata. Questo suono proviene dal mio collega Gregory. Gregory, sulla quarantina, un tipo tranquillo se non fosse per la sua incontrollabile, enorme e pressante ansia. Emana ansia anche solo con un passo. E ogni file, lettera o link che non si apre sul suo computer è un attacco alla sua sanità mentale.

Poco dopo arriva Jennifer, altra mia collega coetanea di Gregory. Bella donna, nonostante l'età, con un bel modo di fare, ha un grande cruccio: non aver trovato l'amore della sua vita. E questo si vede nei suoi occhi e in come si pone sulle questioni amorose.

Un istante dopo, tutto trafelato e in ritardo cronico, ecco Robert: è appassionato di elettronica e di fumetti, il classico "nerd della porta accanto". Anche se spesso i fumetti li legge nelle pause di lavoro, quasi staccandosi dalla realtà.

Poco dopo, in arrivo dalla stazione delle corriere, arriva anche Samantha, anche lei sulla quarantina, viene da fuori città e ha un permesso per arrivare più tardi in ufficio, visto che solitamente passa la pausa pranzo vicino alla sua scrivania. Tipa piuttosto particolare, ha un caratterino un po' pepato, e non manca di punzecchiarsi con Gregory.

Caratteristica di tutte le mie colleghe del piano è quella di non essere sposate (e molte mai lo sono state...), né con figli. Ora, non pensate al solito maschilista integralista che vuole "la donna con il grembiule e fra bebè urlanti". Però sembrerà strano, ma nella maggioranza dei casi questo per una donna ha un peso.
E lo noti soprattutto quando parlano con altre donne, che mostrano l'ennesima foto del bambino che ha perso il 15isimo dentino o che è al suo primo giorno di Università. I loro occhi si velano di tristezza, rammarico e quel senso del "peccato non aver potuto". Non per tutte è così intendiamoci, ma se dico che una buona parte ci va vicino, non mi sbaglio. Alcune surrogano con cani e gatti, altre con un mare di amicizie, ma alla fine sfogano quell'innato senso di accudimento che è atavico nelle donne.

Non che gli uomini siano meglio: spesso sono o eterni Peter Pan in cerca di una Wendy che si prenda cura di loro (ed ecco che il senso dell'accudimento torna di moda), oppure sono dei finto duri atteggiati, che usano i loro suffissi Dott., Direttore e Sua Maestà per avere quel gradino che li stacca di due metri da terra (salvo poi caderci rovinosamente appena devono emettere più di due frasi di senso compiuto).

E poi dicono che gli uomini sono di Marte e le Donne di Venere:  ricordo che in mezzo a quei due pianeti, per chi non se ne fosse accorto, c'è la Terra, dove entrambi dovrebbero civilmente convivere... e caso strano, la Nasa vuole arrivare prima su Marte: solita maschilista...

Comunque diciamo che in questo microcosmo mi ci posiziono abbastanza bene, nel senso che i colleghi più di tanto non mi danno "fastidio", se non quando attaccano con polemiche e noiose lagne sul lavoro che è sempre troppo, con orari impossibili e con richieste continue, alle quali però ben si guardano dal dire no.

Mentre sto sistemando l'ennesimo file di inutili dati, tra questi pensieri, sento un rumore della porta... sta arrivando la mia responsabile...

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