venerdì 28 aprile 2017

Io sono John - Episodio 52

Che strane che sono le situazioni che ti possono accadere.

Quando sembra che tutto sia perduto, o che le cose si indirizzino in una certa maniera, a volte accade un colpo di vento, e tutto prende una piega diversa.

Può accadere sia in senso positivo, che negativo. Magari pensi che stai per conquistare qualcosa che hai desiderato e, un secondo prima di averla, sparisce. Oppure, al contrario, qualcosa che ti sembrava lontano e fuori portata, ora ti arriva e quando meno te lo aspettavi.

La vita non è mai lineare, è un continuo cambiare direzione. A volte ti spiazza, a volte ti sorprende.

L'unica cosa che ho capito è che devi essere pronto a fronteggiare i cambi di vento. Pronto a cambiare le vele, la direzione, a cercare di venire via dalla tempesta o a non farti fermare dalla bonaccia. Come in una navigazione su una barca a vela. Tenendo saldo tu il timone, e non farlo muovere a qualcun'altro.

Perché finché il timoniere sei tu, sarai sempre responsabile delle tue azioni. E un domani non potrai recriminare, ma al massimo potrai dire, con serenità di aver fatto una scelta sbagliata. Quello che posso consigliare è comunque di avere delle persone accanto che ti aiutino a navigare quando il mare è in tempesta, dandole ascolto, cercando di capire cosa ti vogliono trasmettere. Soprattutto se ti mettono in guardia da situazioni di pericolo o di tempeste all'orizzonte, quando tu magari sei troppo impegnato a manovrare la nave per riuscire a vedere più in là.

Però, l'unica cosa certa è che il timone lo devi avere in mano tu. Sempre, senza se e senza ma. Perché se lasci il timone in mano alla persona sbagliata, o a chi non ti vuole bene, ma ti usa per suo divertimento o per altro, prima o poi finirai sugli scogli. Facendoti male. Vedendo la tua nave a pezzi da ricostruire. E spesso non sapendo come fare.

A volte la vita è una navigazione solitaria, a volte in compagnia: tu fissati un punto da raggiungere, e valuta chi far salire a bordo della tua nave, ma senza far guidare. Quando, un giorno, finalmente arriverai sull'isola o sulla costa da te agognata, ne sarai felicissimo. E con te, ne gioiranno anche le persone al tuo fianco, che ti hanno accompagnato nella lunga navigazione.

Pertanto, mollate gli ormeggi, e navigate verso il mare delle opportunità. E quando vi sentite persi, guardate in alto: ci sarà sempre una stella più luminosa che vi indicherà il cammino...

martedì 18 aprile 2017

Io sono John - Episodio 51

"Cosa hai trovato di buono nell'uovo, John?" mi chiede Gregory,  con fare curioso.

"Mah, niente di che. Solite sorpresine giocattolo poco utili. Mi sono consolato con la cioccolata" rispondo, con quasi disinteresse.

"Mamma mia, John, ti sei mangiato tutta quella cioccolata? Ma sei fuori?" mi rimprovera Samantha, con tono accusatorio. "Sai quante  calorie hai ingerito? E la prova costume? Mi sento già ingrassata di due chili solo per averti sentito.".

"Eh, dai non esagerare. Per le feste di Pasqua un po' di uovo di cioccolato non fa male. John, hai fatto benissimo!" mi incita Gregory, sorridendo.

Fermandomi un attimo a pensare, in effetti l'uovo può essere una metafora della vita. Di quelle situazioni che affrontiamo un po' a scatola chiusa, senza sapere a cosa andremo incontro. Lo scopriamo solo una volta aperto l'involucro, che spesso non è indice di per se di qualcosa di buono, ne tantomeno il cioccolato. Alla fine quello che conta è cosa si trova dentro, e spesso troviamo il ciondolino inutile o la macchinina mezza rotta.

A volte può capitare invece di trovare vere sorprese, proprio nell'uovo magari meno appariscente, però più genuino. Invece spesso ci fermiamo all'apparenza, all'incarto appariscente, che ci attira di più sullo scaffale.

Non facciamo l'errore di pensare che un uovo si giudichi dall'esterno, o facendosi attrarre da quello che sullo scaffale è più avanti, più bello o più costoso. Così come non dovremmo fare con le persone, in quanto ognuna ha da regalare qualcosa, anche se magari dall'esterno non sembra. Date una possibilità a quell'uomo in fondo allo scaffale, magari un po' anonimo, ma che magari racchiude la migliore delle sorprese.

A proposito, ora scrocco un pezzo di cioccolato dell'uovo di Samantha.... tanto con la dieta, lei non lo mangerà di sicuro...

domenica 16 aprile 2017

BUONA PASQUA DAL BLOG!

AUGURO A TUTTI VOI UNA SERENA E FELICE PASQUA.
UNA PASQUA DI PACE.
UNA PASQUA IN COMPAGNIA DI CHI VI PIACE
UNA PASQUA PIENA DI SORPRESE.
UNA PASQUA CHE SA COME VOLETE.

E SE COSI' NON FOSSE, NON VI CRUCCIATE.
PERCHE' CON LA GITA DEL LUNEDI' POTETE RIMEDIARE.

MA IL MIO AUGURIO PIU' GRANDE VA A CHI DEVE LAVORARE, A CHI GARANTISCE LA NOSTRA SICUREZZA, A CHI DEVE ASSISTERE PERSONE CARE.

REGALATE UN SORRISO. E ANCHE UN OVETTO DI CIOCCOLATA CHE FA BUONO...

BUONA PASQUA!!!


PASQUA 2017


giovedì 13 aprile 2017

Io sono John - Episodio 50

Sono al supermercato. Giro tra gli scaffali, cercando una bottiglia di olio. Olio rigorosamente italiano, non quelle specie di accozzaglie di oli di non meglio precisata provenienza. Costa un po' di più, ma è più buono. E, almeno sulla carta, più sano.

La genuinità e il non dire cose diverse dall'etichetta: a volte questa idea si può applicare anche alle persone. Quante volte vi è capitato che una persona a parole apparisse in un modo, e poi fosse un altro? Oppure che vi abbia nascosto qualche particolare di lei, qualche difetto. E, quando lo avete scoperto, vi siete arrabbiati, o sentiti offesi, o traditi nella fiducia.

La gente a volte ha paura dei suoi difetti o di dire quello che è. E' umano. Una risposta alle nostre debolezze, al nostro non voler essere giudicati. Il voler dare una immagine di noi che corrisponda a quello che è accettabile. In alcuni casi, però, i difetti potrebbero non essere così male.Oppure quello che noi consideriamo un difetto, per un'altra persona può essere un pregio.

In fondo, se ci pensate bene, di cosa vi innamorate quando incontrate l'altra persona? Dei suoi pregi? Beh, quello è facile. Vi innamorate dei suoi difetti, delle sue debolezze. O meglio, imparate a capire che, nonostante quelle, avete davanti una persona speciale. Altrimenti, se il difetto fosse insopportabile, quella persona, piano piano, la allontanerete da voi.

In questo anche le mancate verità hanno il loro peso. Preferisco chiamarle così invece che bugie, perché credo che mentire o ingannare sia un'arte, che debba essere esercitata solo da persone capaci. Ah, non è che sono cose che sto stimando. Ma, se ci pensate un attimo, se non esistessero persone capaci di mentire, forse l'umanità avrebbe rischiato di sparire. A volte le bugie salvano momentaneamente da imbarazzi, da situazioni poco piacevoli, o servono da palliativo per dolori.

Alla fine di tutto, però, sarebbe bello che tutti fossero aperti e dichiarassero le loro intenzioni, manifestando i loro difetti in libertà. Lasciando all'altro decidere se quello che ci viene raccontato è accettabile o meno. Avendo anche il coraggio di affrontare una reazione scomposta, o un addio.

A proposito... qui di bottiglie di olio italiano non se ne trovano... stai a vedere che si sono cambiate tutte le etichette mentre ero distratto, per paura di venire scoperte...

lunedì 10 aprile 2017

Io sono John - Episodio 49

"Guarda che bello, ci sono le giostre!" Amélie è molto contenta. Sembra una bambina. Corre tra le giostre e le luci, alla ricerca di quella preferita.

Richard invece è un po' più in disparte, pensieroso. Ma lo so, lui è una persona riflessiva. Forse starà pensando a qualcosa, chissà.

Non c'è tanta gente, forse sono tutti via per il prossimo weekend di Pasqua. Ed è una fortuna,così alle giostre non c'è fila.

"Su, dai, John, non stare imbambolato, andiamo qui!" esorta Amèlie, indicandomi una strana costruzione tipo casa degli specchi.

"Sicura che poi non ti viene la claustrofobia? Ti conosco... Poi ci tocca venirti a prendere spaventata in un angolo"

"No, tranquillo, vedrai che sarò bravissima a trovare l'uscita"

"Va bene. Andiamo. Vieni Richard, e smetti di guardare la ragazza delle piadine, che ho capito che ti piace..."

"No, John, non stavo guardando la ragazza delle piadine... Va beh, una occhiata... Non vedi che begli occhi che ha?"

"Si, va beh Richard, adesso si chiamano occhi!!! John tiralo via" dice Amèlie, tutta indispettita per il ritardo nell'entrare nella casa degli specchi.

Entriamo in questa specie di non meglio precisata scatola, e devo dire la verità, c'è da perdersi. Quando sembra che stai per andare nel posto giusto, zac!, muro di vetro. Nel mentre che a tastoni cerco di trovare l'uscita, mi vengono in mente certe situazioni della vita, quando sembra che hai la strada libera, e poi all'improvviso spunta un ostacolo che non avevi considerato. Riesco a fare filosofia di vita anche dentro la casa degli specchi. Mah, forse è meglio che non ci penso e vado avanti.

Finalmente usciamo, dopo un bel trambusto, e ovviamente Amélie si è spaventata.

"Uffa, era strettissimo là dentro!" piagnucola.

"Preferivi un bel giro sulle montagne russe?" ironizza Richard.

"No, no, sono ancora più terrorifiche... Andiamo agli autoscontri!"

Gli autoscontri, la mia giostra preferita. Mi piace un sacco urtare con la macchina le altre e compiere manovre assurde per evitarle. Mi piace un po' meno la serie di seicento lividi che ti procuri quando sei uscito. Ma fa parte del divertimento.

Mi piacerebbe andarci in due, come avevo fatto qualche tempo fa con qualcuno. Mi ricordo che ci siamo divertiti da matti, a correre e a sfrecciare, a evitare le botte e a darne. Lei si stringeva a me per non cadere, e io guidavo la macchina nel caos. Un bel momento, non c'è che dire. Ridere insieme facendo cose così è meraviglioso.

Intanto però, sono io da solo sull'auto. Salgo, metto il gettone, e mi preparo alla sfida. Tremate, sono in pista... E difficilmente faccio prigionieri...

venerdì 7 aprile 2017

Io sono John - Episodio 48

Che strano. Oggi sembra che non ci sia nessuno in giro. Lo scalone, che mi separa dal mio ufficio è vuoto, neanche la solita donna delle pulizie o commesso che passano, affannati con stracci o pacchi da portare negli uffici.

Mi fermo un attimo a guardare le scale, coperte con quel velluto rosso, simbolo di prestigio, spolverato ogni giorno perché non via sia la minima traccia di impronta. Le ringhiere di ferro lucide, installate in chissà quale glorioso passato, che danno ancora più l'idea di lusso e importanza.

Ai piedi di quella scala, che ogni giorno faccio per salire, ci sono io, che scruto. E mi domando quante persone siano salite o scese. Chissà cosa pensavano o dovevano fare, chi dovevano incontrare. Magari qualche nobile signore, o alto burocrate. E adesso, invece, le sto salendo io. Un impiegato di una azienda qualunque, che sale per sedersi a un computer e premere tasti per comporre chissà quale documento.

Faccio passare questo pensiero e salgo gli scalini, salendoli uno alla volta, lentamente. Ancora nessuno nei paraggi. Che strano. Entro nel mio ufficio e accendo il pc. Nel mentre apro la finestra e mi siedo, in attesa che arrivino i miei colleghi.

Però non sento il classico vociare di tutte le mattine, i primi caffè presi dai mattinieri come me, i commenti sulla partita della sera prima. Che strano. Comincio ad aprire il mio file e a scrivere. Nessuno squillo, passa il tempo, ma nessuno arriva.

All'improvviso, un suono lontano. Metallico. Che si avvicina sempre di più. Diventa sempre più forte. Si avvicina alla porta. Alzo lo sguardo per vedere che cosa sta entrando. Il suono mi riecheggia nelle orecchie, sempre più forte. Me le tappo e chiudo gli occhi...

Li riapro e sono nel letto. Il suono era la sveglia che mi annuncia l'inizio di una nuova giornata. Mi alzo, mi metto le pantofole e guardo fuori. Chissà cosa avrà voluto dire quel sogno, quella visione.
Mah. Sai che ti dico? Ora mi prendo un buon caffè. E vado a prendere il primo sole del mattino...


giovedì 6 aprile 2017

Speciale Wrestling - The Undertaker

Albori degli anni '90. "The Million Dollar Man" Ted DiBiase annuncia l'ultimo componente misterioso del suo team per le Surviror Series. Entra questo ragazzo alto più di due metri, oltre i cento chili di peso, vestito con un look da becchino retrò. E' il debutto televisivo di The Undertaker, al secolo Mark Calloway, una icona del wrestling mondiale degli ultimi 30 anni.

Domenica a Wrestlemania 33 ha annunciato il suo ritiro dal ring, dopo una carriera lunga appunto 34 anni, che lo ha portato ai vertici della federazione e della notorietà, grazie a questo look molto dark e misterioso, quasi come un collegamento tra il mondo dei vivi e dei morti.

Non userà il post per raccontarvi delle gesta di Mark, in quanto potete benissimo informarvi sui vari siti internet che parlano di lui. Vi voglio però trasmettere quello che per me ha significato vederlo sul ring. Mi ricordo quando ero veramente piccolo, e vedevo questi omaccioni combattere sul ring, alla stregua quasi di un cartone animato, e compariva lui, un po' spaventoso, ma allo stesso tempo rassicurante. Uno che sembrava non sentire i colpi e non si arrendeva davanti a niente e nessuno, incuteva timore a chiunque.

Ha vinto tutto quello che il wrestling poteva offrire, sia in singolo che in coppia. Vederlo così, quasi tristemente e dopo una sconfitta, spogliarsi del suo abito di scena e abbandonare il ring, mi ha fatto capire che è finita una epoca. Una epoca di cui lui è stato sicuramente il protagonista e in senso positivo.

Ha lasciato il segno con una gimmick difficile da portare, che non ha mai abbandonato (se non per una piccola parentesi da biker) e che lo ha reso celebre. Dando sempre tanto sul ring. Me lo ricordo quando lo vidi in Italia per gli spettacoli e faceva veramente impressione. Ma i bambini lo acclamavano più di altri.

Credo che di personaggi così il wrestling oggi ne abbia ben pochi. Io ne sono un appassionato, lo seguo appunto da quando sono bambino, e faccio fatica a pensare che non vedrò più le luci dell'arena spegnersi all'improvviso, e sentire i rintocchi di campana funebre risuonare paurosamente.

Grazie Mark, per lo spettacolo che ci hai regalato negli ultimi 30 anni. E speriamo di non vederti vecchio e in modi ridicoli, come certe star del passato...

mercoledì 5 aprile 2017

Io sono John - Episodio 47

"Uffa, ma perché non mi risponde?" Gregory è più agitato del solito.

"Chi non ti risponde?" chiede Jennifer, curiosa.

"Ehm, niente... parlavo tra me e me..." si nasconde Gregory, facendosi rosso.

"No, Gregory, tu non me la racconti giusta... Hai trovato la morosa? E non ci dici niente?" incalza Samantha, affacciandosi dallo schermo.

"Ehm, no... è una amica... ci sto solo uscendo... niente di che..."

"Sei già cotto tu! Lo ti si vede in faccia!"

"No, dai, non è vero. Ci vado con calma... è solo una bella simpatia..."

"Siete già usciti a cena insieme? Cinema? Fiori?"

"Ma che fiori e cinema, Jennifer... le donne le devi prendere con emozioni forti: una bella moto, un paesaggio mozzafiato, un giro al mare... cosa sono queste cose da coppiette muffe?" ribatte Samantha.

"Uffi, Samantha... non sei per niente romantica! Un po' di dolcezza ci vuole..."

"Dolcezza... se... quella passa... concretezza e faccia tosta... altroché!"

Nel mentre Gregory si fa sempre più piccolo nella scrivania, quasi a voler scappare da quella situazione, con le due ragazze che discutono animatamente.

"Su dai ragazze, smettetela! Gregory è già abbastanza confuso e in difficoltà. Gregory fai quello che ti senti... goditi il corteggiamento, sii sempre te stesso, e non farti condizionare. Se sono rose, fioriranno. Altrimenti, si cambia. E se non ti da retta, vuol dire che ha altri pensieri. E quindi lascia perdere. Non farti usare, non farti del male per nulla. Sii forte e deciso. Ma soprattutto; sii quello che tu vuoi essere. Lei capirà di avere di fronte un uomo serio, e non uno dei tanti che si atteggiano." affermo io, alzando appena lo sguardo da dietro lo schermo, per poi tornare al mio file di numeri inutili.

Tutti si azzittiscono, e vedo che Gregory accenna a un sorriso, quasi come le parole che gli ho detto abbiano centrato il punto. Forse la mia non è la ricetta perfetta, o la soluzione di tutto, e non è neanche facile da mettere in pratica. Però, se ci riflettete, è quello che ci rende unici. E che ci fa vedere dagli altri per come siamo e come ci sentiamo.

Se questo nostro essere piace, bene. Altrimenti, probabilmente, chi abbiamo davanti non è la persona giusta. Perché chi è interessato regala attenzione. Chi non è interessato, guarda con scarsa partecipazione. Io per arrivare a questa convinzione ci ho messo tanto tempo, e spesso neanche la metto in pratica fino in fondo. Ma, credetemi, è quello che bisogna sempre tenere a mente. Perché se si è se stessi, dentro si sta bene. Il dolore del no passa. Voi mi chiedete: ma John, e allora perché ancora sei solo? Eh, cari miei, perché chi mi piace non ha capito questo passaggio... oppure non è interessato... oppure ha altri interessi... Avanti comunque, se sono rose... altrimenti, puntura di spina, un cerotto, e pronti ad aspettare che fiorisca un'altra occasione...