lunedì 5 dicembre 2016

Referendum - Commento sul risultato

Ed eccoci qua, come avevo anticipato sul mio profilo Facebook, in questo post mi occuperò dell'argomento del weekend (e degli ultimi mesi...): il Referendum Costituzionale.

Tenterò di dare alcuni spunti di riflessione, che sono a mio giudizio rilevanti, per capire come questo potrebbe una sorta di spartiacque della vita politica italiana e culturale del paese. Troppo roboante? Forse. Ma vediamo gli spunti.

Partiamo intanto dal risultato: ha vinto il No, con una percentuale elevata rispetto alle previsioni, circa il 60% rispetto al 40% del Si. Dalle prime analisi fatte dagli istituti demoscopici (leggasi quelli che fanno i sondaggi), pare che a votare No siano stati maggiormente le fasce di età molto giovani, mentre il Si ha prevalso nelle persone oltre i 60 anni. Inoltre l'affluenza è stata elevata, vicina a quella di elezioni politiche. Questi due dati mi danno un po' di sollievo, rispetto al disinteresse delle persone alla politica e all'occuparsi del futuro del paese: quando il motivo è sentito, l'italiano vota.

Personalmente, credo che questo voto rifletta due realtà. La prima riguarda la "personalizzazione" della tornata elettorale: l'errore parte da lontano, cioè da quando Renzi, forte del risultato delle Europee, comincia il cammino impervio tra Italicum (legge elettorale) e la riforma Boschi (la riforma costituzionale. Credo che un governo rappresentante una maggioranza parlamentare costruita sulla carta, frutto di sostegni al partito di maggioranza relativa da parte di "transfughi", non avrebbe dovuto imbastire una modifica costituzionale. Se l'idea di base è assolutamente condivisibile (riduzione del numero dei parlamentari, superamento del bicameralismo perfetto, eliminazione di enti inutili), all'atto pratico il dover mettere d'accordo tante piccole esigenze dei gruppetti di sostegno al governo ha comportato un accordo all'insegna del "meglio questo che niente", che lasciava parecchi nodi irrisolti o mal scritti. Ecco, io la logica del "meglio questo che niente" non la accetto da chi mi deve governare: o fai una riforma vera, organica, completa, coinvolgendo il più ampio fronte parlamentare a sostegno, oppure non la fai, se vedi che non ci sono i numeri. E nel momento in cui Renzi ha forzato la mano rompendo il patto del Nazzareno con Berlusconi, lì doveva capire che la riforma sarebbe caduta lettera morta. E invece ha continuato nell'iter, pensando che il suo essere così presente mediaticamente lo avrebbe portato a convincere gli italiani. Faccio notare che, se i sondaggi valgono qualcosa, il PD è oggi accreditato di un 32/35% delle preferenze: significa che Renzi avrebbe dovuto convincere a votare la sua riforma almeno un 15% degli italiani. Se a questo si somma la fronda interna della minoranza, questa percentuale sarebbe salita ad almeno il 20% nella migliore delle ipotesi. Una enormità per le dinamiche tripolari attuali.

La seconda realtà è quella del merito: la riforma di fatto non garantiva la stabilità, in quanto pur se una camera sola doveva dare la fiducia al Governo, il fatto di poter avere maggioranze diverse al Senato portava, come conseguenza, il dover comunque scendere a compromessi per poter votare alcune leggi o quanto meno per non ritardarne la loro promulgazione (ricordo che il Senato aveva sempre la possibilità di richiamare a se le leggi  votate dalla Camera, la quale poteva però non accogliere le modifiche, rivotando il testo uguale a come lo aveva inviato al Senato). A quel punto sarebbe stato meglio eliminare del tutto il Senato, in quanto non più sensato nell'era moderna. Prima aveva una ragione, frutto del mantenimento della continuità rispetto alla situazione pre-Costituzione del '48: durante il Regno d'Italia rappresentava la camera della nobiltà non eletta, poi trasformata nella camera degli "anziani saggi" e a tutela delle prerogative delle Regioni con l'avvento della Repubblica. Esso si contrapponeva nella versione monarchica alla Camera eletta dai sudditi, mentre nella versione post-bellica alla Camera dei giovani e nazionale.  Il bicameralismo secondo me ha senso solo in uno Stato Federale, come gli Stati Uniti ad esempio, in quanto può essere il collante tra Stati/Regioni singoli e il governo federale, legiferando sulle leggi condivise o di prerogativa del centro. Altrimenti è solo un doppione, che non aggiunge o toglie niente al dibattito. Quindi tanto vale farne a meno.

Concludendo il mio lungo pensiero, metto i punti sui quali vi invito a riflettere o a farvi una bella risata:
1) la storia delle matite è sinceramente stucchevole: sono presidente di seggio e vi posso affermare che la matita copiativa, se lo è e non è stata usata una matita normale, non è cancellabile del tutto. E' si cancellabile se il tratto è parecchio leggero, e comunque solo su un foglio di carta normale, in quanto sulla carta delle schede elettorale, passando la gomma come minimo si toglierebbe colore alla scheda, se non addirittura arrivando a rovinarla con uno strappo;
2) proprio perché presidente di seggio, invito tutti a non pensare i componenti dello stesso come dei complottisti al servizio di questo o quel partito, messi lì per cambiare voti o fare brogli: la maggioranza delle persone che compongono i seggi sono persone oneste, che fanno il loro lavoro per piacere, per curiosità o per senso dello Stato, e mettono da parte le proprie idee, come il sottoscritto, per il bene della collettività. Quindi non demonizzateci, vi prego;
3) i mercati finanziari, se lo "shock" è annunciato, si riequilibrano sempre (ovviamente a loro vantaggio) nel breve periodo: come avete visto Brexit, Trump e No al Referendum non hanno portato il giorno dopo tracolli di chissà quale tipo. I mercati scontano già l'incertezza e i problemi, perché lo incorporano nei loro prezzi;
4) quando votate, mi raccomando, non votate mai contro qualcosa o qualcuno, ma per quello che vi viene proposto. Informatevi, leggete, confrontatevi con gli altri, e trovate una vostra idea. Non prendete quella preconfezionata da giornali, stampa, internet o altro. Avete una testa, usatela (e tranquilli, il vostro cervello non è fuggito all'estero se avete votato No, come ha affermato una rappresentante del PD);
5) per ultimo, un mio impegno a futura memoria: se, in qualsiasi momento, fosse proposta l'introduzione del vincolo di mandato, anche presentato da un partito completamente distante dalle mie idee, sarei il primo a sostenerlo e a votarlo favorevolmente. L'unica panacea alla instabilità è il fatto che, se sono eletto in un partito e da una determinata fetta di cittadini, devo portare quelle istanze, e non fregandomene un secondo dopo, cambiando casacca per traslocare altrove dove trovo il mio unico interesse. Voglio uscire dal partito? Bene, mi dimetto, e mi faccio rivotare quando sarà nel nuovo schieramento. Basta stampelle, trasformisti, voltagabbana e giravolte. Questa sarebbe la sola, vera, unica riforma che risolverebbe tanti problemi al Paese.


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