lunedì 12 dicembre 2016

E sono quattro...

Con l'incarico, accettato con riserva come da prassi, a Gentiloni, siamo al quarto governo non eletto da dopo Berlusconi. O, meglio specificare, il quarto governo che si regge su una maggioranza che non era tale dopo il voto, ma che si è creata "artificiosamente" a seguito di grandi coalizioni (Monti e Letta), poi di fuoriuscite da altri partiti (Renzi e Gentiloni).

Il tema però non è da approcciare sulla base di strepiti o di "voto subito". Purtroppo, e su questo non ci sono dubbi, se non si apporta alle attuali leggi elettorali una qualche forma di correttivo, rischiamo in caso di voto di trovarci di nuovo una situazione bloccata, in quanto il rischio di avere due maggioranze diverse tra Camera e Senato è forte, stante la natura diversa delle modalità di attribuzione dei seggi (maggioritario su base nazionale la Camera, proporzionale su base regionale il Senato).

Le due maggioranze diverse darebbero come effetto la non governabilità del paese, e la necessità di andare di nuovo incontro a un governo di larghe intese... ma quanto larghe? Purtroppo in un sistema tripolare, come appare ci stiamo instradando, è probabile che le due coalizioni classiche (centro-destra e centro-sinistra) si alleino in funzione dell'osteggiare il terzo partito (il Movimento 5 Stelle), il quale al momento risulta comunque il primo o secondo partito a seconda di come si leggono vari sondaggi.

La situazione sarebbe molto simile ad altre a livello europeo, anche se con contenuti diversi: in Francia abbiamo la destra neo/post-gollista e i socialisti che si oppongono al Front National di destra più radicale. In Germania i popolari e i social-democratici uniti in funzione anti Alternativa per la Germania (anche se va detto che i popolari in realtà sono la summa di due partiti di centro-destra).
Nel Regno Unito conservatori e laburisti contro l'UKIP di Farage.

Il vero problema è il rischio di un non-governo non perché le regole siano sbagliate, ma perché nessun partito riesce a raccogliere quel consenso che gli consente di poter governare con una maggioranza stabile e a non dipendere da un altro partito con idee a volte diametralmente opposte, che si uniscono solo per non far vincere qualcun altro.

Quindi, se non vogliamo avere un minimo di stabilità e non andare alle urne ogni 15 giorni (vedi la Spagna, tanto per fare un altro esempio, dove peggio ancora i partiti sono quattro tra Popolari, Socialisti, Podemos e Ciudadanos) bisogna trovare una legge elettorale che l'indomani dica quale è la maggioranza e chi ha vinto, con le responsabilità connesse al voto.
Il rischio è quello attuale, cioè di avere uno dopo l'altro Presidenti del Consiglio a geometrie variabili, che si disarcionano o si tengono a galla solo grazie al cambio di casacca di alcuni parlamentari.

Per il bene dell'Italia, facciamo una legge elettorale uguale per Camera e Senato, prima di andare alle urne...

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