giovedì 29 dicembre 2016

Il social-psicopompo

Purtroppo il 2016 è stato caratterizzato dalla scomparsa di diversi artisti, soprattutto nel campo della musica e del cinema. I nomi sono i più vari e conosciuti, ma quello su cui mi vorrei soffermare non è tanto sui vari personaggi venuti a mancare, quanto ai loro "elogi funebri" sui social.

Secondo me, grazie alla possibilità di divulgazione offerta dalla rete è nato un nuovo possibile hobby (o forse lavoro, chissà): quello del "social-psicopompo".
Intanto partiamo dallo spiegare chi è lo psicopompo (chiedendo preventivamente scusa agli studiosi di mitologia e religione e del liceo classico): tale figura era colui che, secondo alcune mitologie o religioni, accompagnava le anime dei defunti nel trapasso verso l'Aldilà.

Ecco, il social-psicopompo è la sua evoluzione moderna: accompagna il defunto nell'Aldilà attraverso i social, mostrandone a tutti di conoscerne opere, citazioni colte, mostrando il dolore per la scomparsa, creando per chi rimane in vita quell'alone di solennità e gloria eterna che lascia il caro estinto.

Aprendo i vari siti, è un florilegio di persone che, pur non conoscendo affatto la carriera del personaggio o a malapena avendone sentito un mezzo motivetto, si lasciano coinvolgere in commenti dalla lacrima facile, di immani perdite per l'umanità e di esaltazione di genio irripetibile.
Ovviamente premetto che tanti di questi artisti hanno veramente lasciato il segno nella cultura dell'umanità contemporanea, creando opere che anche dopo trenta o quarant'anni dalla loro realizzazione sono ancora ascoltate, ammirate o seguite, ma forse molte delle persone che ne parlano (e che aumentano in proporzione al diminuire dell'età anagrafica) dovrebbero prima "informarsi" su chi effettivamente sono i personaggi e sul significato della loro attività artistica.

Magari poi si scopre che ad esempio "Last Christmas" è traducibile come "Il Natale scorso" e non come "L'ultimo Natale" (con immaginate quali possibili impropri utilizzi di accostamento del titolo con l'evento luttuoso), oppure che Carlo Pedersoli era un campione di nuoto e amico di infanzia di Luciano De Crescenzo (ah, Carlo Pedersoli è Bud Spencer, per chi non lo sapesse). Oppure che Gene Wilder era di origine russa, o che il signor Prince Rogers Nelson (che conoscete tutti solo per il primo nome) si chiama così perché questo era il nome d'arte di suo padre, anche egli musicista, anche se di jazz. E vorrei sapere in quanti, veramente, hanno mai letto "Il nome della rosa" di Umberto Eco o assistito alla messa in scenda di "Mistero Buffo" di Dario Fo.

Insomma, quello che voglio dire è che sarebbe bello (prima di semplicemente unirsi al coro di cordoglio con citazioni pressapochistiche) cercare di andare a conoscere cosa la persona ha fatto, detto, studiato, realizzato, interpretato o suonato. Farsi, come sempre, una propria idea. Stracciarsi le vesti solo se effettivamente ne siamo coinvolti, perché ci ha lasciato un ricordo, una emozione, una risata o una lacrima. Vedete, ad esempio per me è stato un momento triste quando il già citato Bud Spencer ci ha lasciato: perché mi ha fatto ricordare quanto ero bambino, e vedevo i suoi film, che sembravano quasi dei cartoni animati, con quelle zuffe e lotte esagerate, quel suo essere indistruttibile e sempre dalla parte dei più deboli, con ruoli simpatici e divertenti.

E concludo questo pezzo, dicendo che c'è una persona di cui sicuramente la morte non mi ha toccato, ma anzi sollevato. Non scrivo neanche il suo nome, perché per quello che ha fatto non lo merita, ma spero per tutti coloro che hanno sofferto a causa sua, che la giustizia divina abbia fatto il suo corso. Ovviamente mi sto riferendo ad uno dei più efferati criminali italiani. A voi scoprire chi, ma sono sicuro che lo abbiate individuato. Per lui, spero, che nessuno si sia degnato di scrivere o parlare bene.

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