martedì 28 febbraio 2017

Io sono John - Episodio 39

Un giorno di relax. Che pace. Silenzio, le mie cose da fare, nessuna rottura o telefono che squilla. Posso prendermela con comodo. Anche il weekend è stato bello. Direi che la settimana comincia con il piede giusto.

Finché... finché non cominci a inanellare una serie di imprevisti che non si sa perché, pare si siano dati appuntamento quel giorno. Quasi a farlo apposta, per renderti la giornata stancante. E dire che avevi pensato a una tranquilla giornata, anche per staccare un po' dal tran-tran quotidiano.

Cose che si rompono, traffico, caos, giri che saltano per mancanza di tempo. Calma John. Calma.
Ora ti fermi, respiri e cerchiamo di trasformare la giornata in produttiva e positiva. Pensa al weekend scorso, a come sei stato bene, hai passato una ottima domenica. Non te la inquinare.

Gli imprevisti capitano, fanno parte della nostra vita. Non possiamo prevederli, ma imparare a gestirli. L'importante è che non diventino un cruccio o qualcosa di pesante.

Comunque speriamo che la mente si rilassi... e che possa tornare a vivere una giornata come quella di domenica...

giovedì 23 febbraio 2017

Speciale Cinema - Allied

Bentornati su Speciale Cinema! Oggi parleremo del film "Allied" di Robert Zemeckis, storia d'amore all'ombra dello spionaggio durante la Seconda Guerra Mondiale. E qui finiscono le cose buone del film. Mi spiego meglio, premettendo che potrebbe scapparmi qualche spoiler per chi non lo ha visto.

Il soggetto è potenzialmente interessante: una storia d'amore che nasce tra due spie che si incontrano a causa di una missione comune nel Marocco francese durante il conflitto mondiale, i quali, tra gli orrori della guerra, cercano di creare una famiglia nonostante tutto. E fin qui nulla di male, anzi.

Il problema è come è stato reso il tutto. Partiamo dai tempi. Il film ha un ritmo molto lento, in alcuni casi eccessivamente dilatato, su scene che alla fine non hanno nessuna utilità nel corso del film o si potevano rendere più "veloci". Esempio la scena dell'uccisione dell'Ambasciatore tedesco: quando fuggono dal palazzo c'è una scena lentissima sulla salita in macchina di Brad Pitt e Marion Cotillard, inseguiti da nessuno, che salgono sulla auto e fuggono. In un frangente simile mi sarei aspettato un momento più "teso" e veloce. Invece no. Comprendo che la fuga in macchina era funzionale alla richiesta di matrimonio di Pitt, ma forse con l'adrenalina avrebbe avuto anche una maggiore resa stilistica. Morale riassuntiva: un film di due ore che se ne durava una e mezza sarebbe stato molto più godibile, oppure se devi allungare, almeno fallo con scene più veloci e ritmate.

Altro aspetto, che nei film mi rende un po' nervoso, è il personaggio che compare e scompare. Tutto l'inizio del film è presente una coppia francese con la quale la Cotillard fa amicizia, in funzione di ottenere l'invito per il ballo dell'Ambasciatore. Nella scena dell'assassinio, la Cotillard spara al marito, che ha preso una pistola e tenta di ucciderla, ma risparmia la moglie, con uno sguardo molto intenso tra le due. Ora, in quel momento credetemi, mi sarei aspettato di rivedere quella donna che magari in un momento successivo del film sarebbe tornata per vendicarsi. E invece nulla. Dalla via, non si poteva sparare ad entrambi? Se la Cotillard avesse sparato ad entrambi, la scena si sarebbe chiusa lì e nessuna ricerca successiva per tutto il film di una presenza che non c'è. E invece tutto sospeso. E non mi parlate dei buoni sentimenti di una donna che non vuole uccidere un'altra donna perché la vede come una amica. Nel film stiamo parlando di spie durante la seconda guerra mondiale, non delle amiche del circolo bridge. Una spia di quei livelli, credo, non dovrebbe farsi molti scrupoli ad uccidere potenziali testimoni scomodi.

Ultimo aspetto gli effetti speciali: ce ne sono due che gridano veramente allo scandalo. Il primo è l'atterraggio di Brad Pitt con il paracadute nel deserto. La finzione totale del paesaggio è palpabile. Una scena poco realistica. La seconda è la scena della tempesta di sabbia. La sabbia che viene fintamente messa come filtro in post-produzione davanti alla macchina è altrettanto poco realistica. Avendo un budget di tutto rispetto (credo intorno agli 85 milioni di dollari), forse si poteva fare qualcosa di meglio o pensare a soluzioni migliori.

In definitiva è un film che per una volta si può vedere, a patto di fare i conti con la lentezza e queste sbavature. Il film è un classico da sufficienza, senza infamia e senza lode. Detto questo, vi saluto, e ovviamente aspetto i vostri commenti e le vostre idee su questo film. Alla prossima!

Io ero John - Episodio -999

Che bello, è Carnevale! Come ogni anno, mia zia May mi ha cucito un bel vestito da Arlecchino. Sono tutto colorato, con la mia mascherina nera. Il mio vestito è veramente bello, con colori vivi. Sembra uscito da un catalogo di moda. Mia zia mi ha preso le misure e fatto provare il vestito diverse volte. Ma zia May è bravissima, e sono veramente contento.

A scuola oggi c'è la recita. Anche i miei compagni di classe sono tutti in maschera, pronti per recitare nel teatro della scuola. Seduta davanti a noi c'è tantissima gente! Che paura! Speriamo di non scordarci le battute. Io ho studiato tanto con la mamma, che mi ha aiutato a ripetere. E adesso è lì , in mezzo al pubblico a guardarmi. Spero di non dimenticarmi qualcosa.

Recito la mia scenetta e mi diverto con i miei compagni, che ogni tanto fanno qualche inciampo, con la maestra che, da dietro una tenda nera, suggerisce facendo delle buffe smorfie. E' divertente, anche se so che non è arrabbiata. Oggi è un giorno di festa e si ride. Le scenette sono tutte con le varie maschere del Carnevale: Pulcinella, Balanzone, Pantalone, Colombina... Ci sono veramente tutti.

Ci si diverte un sacco a Carnevale. E' la festa dei colori. Dice così anche la canzoncina che cantiamo alla fine della recita. Poi lanciamo le stelle filanti di carta, e riempiamo tutta la sala, giocando poi a rincorrerci e a riprendere i fili di carta per lanciarli.

Finita la recita, un sacco di applausi. Tantissimi, di tutti i genitori che ci sono venuti a vedere. Ci fanno le foto, siamo contenti! E poi si vanno a mangiare le frappe. Che buone! Piene di zucchero e dolci. Io ne mangerei tantissime, infatti il mio vestito di Carnevale diventa tutto bianco, coprendo i colori di Arlecchino.

La mamma mi guarda e sorride, e anche io sorrido. E' bello il Carnevale, bisognerebbe festeggiarlo tutti i giorni...

mercoledì 22 febbraio 2017

Io sono John - Episodio 38

Bel periodo il Carnevale. Pieno di colori e divertimento e di frappe da mangiare. Ne sono un mangiatore seriale, oltre che un modesto produttore. Mi ricordo i Carnevali del passato, quando mi travestivo da vari personaggi e maschere carnevalesche. Era bello festeggiare con i miei compagni di classe a scuola. Ci si fermava quasi il giovedì grasso. Un divertimento per tutti.

Mi piacerebbe visitare il Carnevale di Venezia. Non ci sono mai stato, dicono che sia bellissimo. Particolare sicuramente, soprattutto perché già la città di suo è atipica: arroccata sull'acqua, in continua lotta con essa per emergere e non sprofondare.

Ma tant'è, i miei impegni di lavoro e la mancanza di una compagnia valida rende questo mio pensiero di viaggio vano. Anche se a volte, mi rendo conto, una sorta di Carnevale lo viviamo anche tutti i giorni: quante persone portano maschere che facciamo fatica a interpretare e che nascondo vizi, debolezze, dolori o altre cose spiacevoli.

Peccato che questo tipo di Carnevale sia poco allegro e a volte anche pesante da gestire o subire. In fondo se ci fosse più verità o trasparenza, molte cose andrebbero meglio. Poi con i social e tutto quello che gravita sul web le maschere aumentano e diventano ancora più difficili da scovare. Bisogna imparare a difendersi, a non fermarsi alla maschera, ad andare oltre. 

Vedere cosa c'è dietro e, se la persona è veramente degna della vostra attenzione, provare a levargliela, per capire i motivi che spingono a portarla. Ci vorrà pazienza e costanza, ma vedrete che sarete ripagati della fatica.

Io sono un uomo paziente. Molto. Ma fino a un certo punto. Bisogna che ci sia collaborazione dall'altra parte. Un minimo. Eh, peccato che spesso non funzioni così. Parlo bene, ma alla fine razzolo male, come tanti.

Strano, il Carnevale mi ha fatto diventare un po' filosofo. Meglio che torno alla realtà. E passo a gustare una buona frappa... se ne volete una... ve le dovete comprare perché le ho finite tutte!

martedì 21 febbraio 2017

Speciale Calcio - Roberto Baggio

Oggi comincia una nuova rubrica, lo "Speciale Calcio". Attenzione, fermi tutti, prevengo: non è un angolo di bar Sport o uno sfogatoio contro torti arbitrali (niente Processo del Lunedì, Appello del Martedì e Sentenza del Sabato), ma una piccola "nota a margine" su alcuni personaggi del calcio che sono entrati nella mia storia e cultura sportiva.

Apro questa rubrica con il "Divin Codino": Roberto Baggio, fantasista della Nazionale e dei più grandi club italiani (Juve, Milan ed Inter), che ha compiuto recentemente cinquantanni.
Ora, non vi illustrerò la storia di Baggio, in quanto basta andare a cliccare un po' su Internet per trovare tutte le notizie e biografie possibili.

Quello che vi voglio trasmettere è cosa Baggio ha significato nella mia mente e nella mia visione del calcio. Baggio era un giocatore "scomodo": talento puro, classe da vendere, faceva sempre sorgere il sospetto che, se tal allenatore vinceva, lo aveva fatto solo perché aveva lui in squadra. Al pallone dava del tu, con tocchi e giocate veramente illuminanti, un trascinatore di squadre, capace di trasformare anche i compagni, basta vedere cosa è riuscito a fare a Bologna o a Brescia, sicuramente squadre non di primissima fascia.

Due sono i momenti che più mi hanno colpito della carriera di questo giocatore. Uno è famosissimo e forse quello che rimane impresso nella nostra memoria: quel rigore sbagliato a USA '94, che, seppur non decisivo (Pagliuca avrebbe dovuto parare il rigore successivo del Brasile per tenerci in corsa) è l'emblema di quando a volte, il destino, possa essere cinico anche con un talento di quello portata. Lui aveva trascinato la Nazionale fino a lì, fino a quel rigore, a giocarsela nella caldera di Pasadena. E, il dio del pallone, quasi a prendersi beffe di lui, gli fa sbagliare il rigore, in maniera anche piuttosto plateale per un giocatore specialista.

Il secondo episodio è sempre legato alla Nazionale, ed è del Mondiale successivo: Francia '98, quarti di finale contro i padroni di casa. E quel maledetto tiro che si stampa sul palo. Siamo sullo zero a zero e Roberto calcia talmente bene che il pallone colpisce il legno. Era entrato da poco, al posto di Alessandro Del Piero, colui che aveva ereditato da lui la maglia numero 10 della Juve, e che in quel periodo fece nascere il famoso dualismo nella mente di tutti i tifosi italiani. E, per una questione di centimetri, sarebbe stato golden gol e vittoria azzurra.

Invece, come spesso è accaduto a Roberto, si è fermato davanti alla porta del Paradiso. Ma sicuramente è entrato nei ricordi di tutti i tifosi italiani.

E voi, cosa ne pensate della carriera di Roberto Baggio? Scrivete la vostra opinione o commento sotto al post e fatemi anche sapere se questa rubrica nuova vi piace.

Un saluto e, con questo è tutto, vi restituisco la linea!

lunedì 20 febbraio 2017

Io sono John - Episodio 37

E si torna al lavoro. Dopo il weekend riprendere può essere un po' difficile, specie quando avresti altre cose in mente da fare. Però bisogna pur andarci...

Entro nel mio ufficio, come sempre vuoto a quest'ora, e aspetto di sentire il solito buongiorno e il ricominciare del tran-tran quotidiano. Mi sa che però oggi non si ingrana.
Anche il pc fa fatica ad accendersi, se la prende comoda. Lo comprendo, forse sente la scarsa voglia del "padrone".

Sposto i soliti fogli e le penne, facendo un po' di ordine, ma nulla. La mia testa è altrove. Il weekend appena trascorso è stato molto tranquillo, ho fatto diverse cose che mi piacciono, come cucinare o dedicarmi ai miei lavoretti di bricolage. Però... però sarebbe stato ancora più bello se avessi passato qualche momento in compagnia di qualcuno. Forse è questo il pensiero che mi ronza in testa.

Alla fine mi fermo sempre lì. A quell'incontro che non c'è, e che magari speri che ci sia. In attesa di un si o di un "vediamoci". A volte si è veramente in mezzo a un guado. Fare il passo o no? Lo fai, ma non hai una risposta. Non lo fai, e ti penti di non averlo fatto. Bisognerebbe che inventassero una macchina per far vedere i pensieri. Dove tu possa decidere a chi farli vedere. Forse avrebbe più chiare le intenzioni e le idee.

Peccato che una macchina del genere non l'abbiano ancora inventata. E così bisogna interpretare, comprendere, leggere tra le righe, rischiare ed attendere. Che alla fine, poi, è il bello di conoscere qualcuno e starci insieme. Se avessi un libro già scritto in mano, da leggere, mi potrebbe piacere la storia, e rileggerlo più volte, oppure no, e riporlo in un cassetto dopo poche righe. Se, invece, tu diventi lo scrittore, allora la storia la inventi tu. Ogni giorno. E puoi anche provare a scriverla variando sul tema.

Si, forse dovrei diventare più "scrittore" e meno "lettore" della mia vita. E sperare che qualcuno, a cui il libro ho proposto, lo voglia leggere e scrivere assieme a me. "Buongiorno, John"... ecco, la solita voce che mi richiama all'ordine. Il pc si è acceso, ricompaiono le slides, è lunedì ragazzi... si torna all'opera...

giovedì 16 febbraio 2017

Io sono John - Episodio 36

Oggi sono in ferie. E fuori è una giornata primaverile. Mi vesto velocemente ed esco, a prendere i raggi del sole.
Il clima è gradevole, il freddo non si sente. Vorrei fare una bella passeggiata, senza meta.

Prendo l'auto e raggiungo le prime colline. I colori cominciano ad essere quelli della natura che si risveglia. E anche la mia mente lo fa. Come se si liberasse dalle nebbie e dal grigiore dell'inverno, di momenti pensierosi. Ora sente il bisogno di leggerezza, di freschezza e di colore.

Mi incammino lungo un sentiero alberato. Lo percorro con passo veloce, ma attento a guardarmi intorno. Noto le foglie e l'erba intorno. Il sole che filtra. I rumori della natura, che a volte diventano silenzi. Cammino a lungo, non so quanta strada abbia percorso.

A un certo punto però mi ritrovo in un posto familiare: è una piccola rocca, di un paesino dei dintorni. Sembra un piccolo castello, di quelli che si vedono nelle favole. Entro, la rocca è visitabile. Attraverso le spesse mura, e noto lo spiazzo interno. E in quel momento mi torna in mente un ricordo.

Di quando c'era un mercatino all'interno di quelle mura. Con oggetti delle più grandi varietà. Una giornata però più fredda di oggi, un po' grigia. Ma non ero solo. Lei era con me. Giravamo per quei banchi, osservando gli oggetti. Mi ricordo che lei era rimasta colpita da pupazzetti dei personaggi dei cartoni animati e da degli animali da giardino fatti a statuetta.

Io la guardavo mentre mi faceva notare, con la curiosità di una bambina, tutti questi piccoli tesori. E io sorridevo, perché mi sembrava di aver fatto una bella cosa a portarla lì. Poi l'abbraccio per scaldarla, il guardare il paesino intorno e ammirare la calma che si respirava. Mentre scendeva il buio, ma a noi piaceva stare lì. Abbracciati. Le nostre labbra unite. Sento lo stesso calore del sole che sento oggi.

In quel momento squilla il telefono... E' l'ufficio, un problema che solo io posso risolvere. Mi distolgo dalla mia visione e rispondo al quesito. Si è fatto tardi, meglio rincasare. Però quel calore credo che oggi me lo porterò dietro... sperando di riviverlo, un giorno...

mercoledì 15 febbraio 2017

Speciale Cinema - Come valuto i film - le cose brutte

Bentornati con un nuovo appuntamento con lo "Speciale Cinema". Oggi è una edizione un po' particolare, perché vorrei spiegarvi, in poche parole, come faccio a stabilire se un film mi piace o no.

Premessa doverosa: io non sono un esperto di cinema, non ho fatto studi in tal senso, non sono un tecnico, ma una semplice persona che guarda film per divertimento. Pertanto se a volte uso termini non appropriati al gergo cinematografico, mi perdonerete.

Ovviamente, in questa analisi tralascerò le cose più ovvie, come carenza di trama, fotografia pessima, dialoghi inutili, attori incapaci. A meno che non si parli di B-movie, film che a me piacciono molto, ma che meritano un discorso a parte (di cui magari vi parlerò, in una prossima puntata).

Intanto una cosa che nei film non mi piace è, quando in apertura, viene scritto chiaramente che è tratto da una storia vera. Ora, non è che non mi piacciono i film tratti dalla realtà, ma sembra quasi che quella scritta dica: ti sto raccontando una cosa, ma se non ti piace non è colpa dello sceneggiatore, ma della storia perché nella realtà è andata così. Sembra una scusa a priori, come se a quel punto qualsiasi cosa del film te la devi beccare solo perché "così è andata la storia". Preferisco che il film parta, si sviluppi, e poi alla fine, se mi vuoi far vedere i collegamenti con la storia originale, ne sono contento. Anche perché se ho scelto di vedere quel film e mi sono un minimo informato, io so che parlerai di quella storia o fatto, quindi non ho bisogno che me lo ricordi. Inoltre l'effetto sarà quello del "vediamo quanto è aderente alla realtà" e a quel punto sarò talmente concentrato a fare quello, che perderò la visione complessiva del film.

Seconda cosa che non mi piacciono sono i film non equilibrati. Faccio un esempio: "Trainspotting" è un ottimo film, perché racconta la sua storia anche con scene molto crude, ma ben dosate e messe al momento giusto. La saga di "Saw", invece, come tanti film moderni, portando all'estremo lo splatter lo rende quasi inutile e non funzionale, rendendo alla lunga i film della serie ripetitivi. Un film deve dosare scene e dialoghi in modo da rendersi godibile e rivedibile anche a distanza di tempo.

Un aspetto che noto che noto spesso è la credibilità degli attori nel ruolo: purtroppo, per quanto un attore sia bravo, tranne rarissime eccezioni, si porta dietro quello che è o come noi lo immaginiamo. Clint Eastwood farei fatica a vederlo in un film per famiglie Disney (al netto di fare un cammeo come se stesso) o non vedrei mai un Checco Zalone in un film di guerra crudo. Per me chi interpreta un film deve essere "credibile" nel personaggio che fa. Ripeto che pochissimi attori sono credibili in tutti i personaggi e cambiando anche genere, ma, appunto, bisogna che gli attori facciano i film per cui sono "tagliati".

Ultimo aspetto è quello della serie: vediamolo perché tutti l'hanno visto. Non esiste che io veda un film per far piacere alla massa, anche perché molto spesso sono film di qualità non eccelsa, spinti a livello pubblicitario, solo per vendere un qualcosa che altrimenti di propria volontà nessuno lo vedrebbe. Troppo clamore, troppa enfasi o troppa spinta indotta mi fanno indisporre alla visione di quel film, e sicuramente sarò più impegnato a trovarne i difetti o a enfatizzare quello che anche gli altri dicono di aver visto, perdendo, ancora una volta, la visione complessiva del film.

Per oggi vi ho rimbambito abbastanza e quindi vi saluto e ci vediamo al prossimo "Speciale Cinema"!

martedì 14 febbraio 2017

lunedì 13 febbraio 2017

Io sono John - Episodio 35

Ecco, domani è un bel giorno... in senso ironico.

San Valentino: la festa dei fiorai e venditori di cioccolatini. Un giorno come un altro, trasformato in festa dell'amore. In questo giorno esistono secondo me due grandi partiti: quello del "ho il moroso/a e allora festeggio alla faccia vostra" e quello del "il moroso/a non ce l'ho, ma tanto San Valentino è una festa inutile, bisogna amare tutti i giorni ecc.".

Due partiti con idee molto ferree e molto convincenti. Che contrappongono il sentimentalismo e il romanticismo anche un po' stereotipato, al distacco e cinismo dell'altro. Chissà chi avrà poi ragione dei due. O forse ci sono anche persone che, a seconda dei casi, stanno un anno in uno schieramento e un anno nell'altro.

I primi sempre pronti a postare foto sui social dei regali e delle cene, i secondi invece a rispondere con frasi celebri denigratorie del giorno degli innamorati. Chi è romantico fa fatica a non appartenere al primo partito, e se sta nel secondo è solo perché è stato ferito gravemente da qualcuno/a. Chi invece è un po' più "materiale" appartiene forse al secondo, ma fa credere di stare nel primo solo per compiacere l'altro.

I confini sono forse sottili, e solo ognuno sa dentro di se come vivere questa giornata. Se dedicarla a pensare a come rendere speciale una serata o ad amare l'altro tutti i giorni, con costanza, e con un sentimento sincero e profondo.

Ah, volete sapere se io lo festeggerò? Ovviamente no, ma non mi dispiacerebbe farlo. Sono un romantico, e non posso fare altro che appartenere al primo partito. Ma, quando non si incontrano le persone giuste, oppure se ne trovi qualcuna del secondo partito, diventa difficile esporsi.

In fondo non basterebbe tanto: una bella tavola, una candela accesa, un piatto semplice cucinato da me, dei bei fiori ad ornare il tavolo e due calici di bollicine fresche. Guardasi negli occhi, ridere e ricordarsi cosa ha portato ad essere lì, in quel momento preciso. Dedicarsi una serata solo tra amanti e innamorati, senza pensare al resto e alle preoccupazioni del giorno. Darsi un bacio mentre la candela si spegne... e sciogliersi in un lungo abbraccio passionale... Eh, anche quest'anno festeggio l'anno prossimo... a meno di sorprese, ma essendo domani San Valentino, difficilmente arriveranno...

venerdì 10 febbraio 2017

Cosa succede - il punto della settimana n.13

Ed oggi è la volta di "Cosa succede", il riepilogo settimanale dei fatti (a mio parere) più rilevanti accaduti in Italia e nel mondo.

Voi direte: e non ci parli di San Remo? No, non vi parlo di San Remo perché lo sto accuratamente evitando, anche se gli articoli su giornali e web non mancano, così come lo spazio televisivo extra-Raiuno. Vi dico molto serenamente cosa penso del Festival: è una messa cantata della tv, dove tutti vanno più per visibilità che non per effettivamente elogiare la musica italiana. Se veramente si volesse puntare solo sul musicale, le scelte canore sarebbero intanto diverse e non ci sarebbe quel contorno a mio parere inutile di comici, politici, attori e chi più ne ha più ne metta, che serve solo a far vendere il film di turno o poco altro. Dunque Sanremo lo lascio a chi vuole farsi del male con un prodotto qualitativamente poco interessante, se non per chi ama i personaggi che lo popolano.

Parliamo invece di politica internazionale (no sbadigli, grazie...) e del confronto che si sta sempre più delineando tra anti-europei (o presunti tali) ed europeisti convinti. Lo scontro, che troverà sfogo anche nelle prossime elezioni francesi e tedesche, deve far riflettere sul valore dell'Europa come unione di economie, ma non di popoli. Il "vizio" iniziale credo che sia da trovare nel come è nata: post-conflitto mondiale, con i paesi che avevano paura per un futuro incerto e sotto Guerra Fredda, dove l'unione era un meccanismo di difesa contro eventuali recrudescenze di passati regimi totalitari. Di fronte a tempi cupi, si cerca unione, mentre quando la situazione tende a migliorare, ognuno vuole smarcarsi per beneficiare in maniera più ampia degli altri dei vantaggi della ripresa in termini economici.
Una Europa di popoli non è mai esistita, se non sotto l'egida di una forza egemone o totalitaria che l'ha "invasa". L'Europa economica è stata costruita a vantaggio di pochi e senza valutare le specificità delle economie dei singoli Paesi, la sta portando alla disgregazione goccia a goccia, che potrebbe risultare alla fine anche peggiore di uno strappo unico e forte.

Bene, direi che per questa settimana di spunti ve ne ho dati tanti. Commentate e fatemi sapere cosa ne pensate come sempre! Ad maiora!

Io sono John - Episodio 34

Guardo la finestra dal mio angolo in ufficio. E' una giornata grigia, un po' buia. 0ggi tutti sono in grande silenzio. Giornata di iper-lavoro, tutti concentrati sul pc e pedalare. Io però non riesco. Strano, solitamente sono così produttivo. Ma oggi proprio no.

La mia testa è fuori da questa stanza. Come se volesse fuggire in chissà quale posto. Mah, forse è meglio distogliere i pensieri di fuga, fatti di mare, di profumi, di sole e di paesaggi da respirare, vedere, sentire.

Si sente solo il rumore dei tasti picchiettati, come una sorta di ritmica danza monotona. Niente voci, tutto ovattato. Ma perché devo stare qui? Perché non posso uscire da questo ufficio, prendere l'auto, correre da lei e dirle: "Fuggiamo al mare". E, senza lasciarla pensare un attimo, portarla con me. In una bella spiaggia, con il mare davanti e una barca ormeggiata che, tranquilla, dondola nella risacca.

Una leggera brezza che ti accarezza, in un mare non ancora estivo, ma che te ne fa sentire l'odore. Con un timido sole, che ti avvolge con tepore. Stare lì, anche senza dirsi nulla. Solo guardandosi e rivolgendo, sfuggevolmente, lo sguardo al mare.

In un momento essere insieme a vivere una giornata diversa, scappati dall'ufficio e dai pensieri della quotidianità, solo con la voglia di stare insieme. Sarebbe bello. Bellissimo.

Peccato che il telefono squilli, che torni a sentire il rumore dei tasti che battono, e che dall'ufficio non possa, almeno per oggi uscire. Spero solo che un giorno, veramente, io possa fare questa mossa. E chissà se lei ne sarà contenta...

giovedì 9 febbraio 2017

Speciale Cinema - Florence

Benvenuti ad un nuovo "Speciale Cinema"! Oggi parleremo di "Florence", il film incentrato sulle vicende di Florence Foster Jenkins, soprano dalle doti canore discutibili e ricca ereditiera filantropa, che ebbe nonostante ciò una certa popolarità negli States negli anni tra le due guerre. Nel ruolo della protagonista troviamo Maryl Streep, mentre Hugh Grant interpreta il secondo marito St. Clair Bayfield, ex-attore di avanspettacolo inglese con modi da gentleman e molto più giovane di Florence, che sposando Florence trova una sicurezza economica, pur non disdegnando la frequentazione di altre donne.

La trama racconta gli ultimi anni di vita della cantante/filantropa, nei quali riesce ad ottenere un grande successo di pubblico con i suoi concerti, nei quali emergono i suoi evidenti limiti canori, suscitando però l'acclamazione del pubblico. Il secondo marito St. Clair si prodiga affinché sua moglie riesca a vivere il sogno della celebrità, usando ogni tipo di mezzo.

Il film sembra vivere su due piani: quello di Maryl Streep, altissimo e ben recitato, e quello di tutto il resto, dove non ci sono spunti particolari, se non Simon Helberg, che nei panni del pianista Cosmè McMoon riesce a dare un po' di brio alla pellicola.

Hugh Grant è ancora una volta imprigionato nel ruolo del "gentleman inglese", che ormai sembra interpretare un po' come un caratterista e la trama ha qualche buco, come ad esempio l'amante di St. Clair, che all'inizio del film occupa un ruolo molto evidente e poi improvvisamente scompare con motivo abbastanza futile, così come per gli altri personaggi secondari.

Sostanzialmente tutto scorre tenuto dal "collante" Streep, che con la sua mimica perfetta e la sua recitazione descrive egregiamente i sentimenti e gli stati d'animo di Florence, donna forse un po' troppo ingenua o abbagliata dai suoi sogni musicali, da non vedere la campana di vetro nella quale è rinchiusa, creata proprio dalle persone che lei ritiene amiche. La sola recitazione del personaggio principale, però, non fa diventare la pellicola un capolavoro o un film adatto a un largo pubblico e forse difficilmente strappa una seconda visione.

Apprezzabile comunque il tentativo di portare alla visione del grande pubblico "piccole storie" di personaggi dello spettacolo, magari poco conosciuti, ma che possono offrire spunti anche di riflessione, in un contesto leggero, ma non demenziale.

Detto questo, vi lascio alla visione (se vorrete) del film (e magari, se volete scrivere anche la vostra opinione nei commenti, è ben accetta) e a rileggerci con il prossimo "Speciale Cinema".

lunedì 6 febbraio 2017

Io sono John - Episodio 33

"Che bella giornata!" 

"John, ma sei impazzito? Piove a dirotto fuori e c'è un vento atroce" si lamenta Robert, starnutendo.

"Robert, una bella giornata non dipende mica dal tempo fuori. E' da come la vivi..."

"John, mi sembri un santone indiano. Se piove è una giornata schifosa. Poi con il mio raffreddore è anche peggio..."

"Su dai, Robert, non è una tragedia! Un po' di raffreddore, malanni di stagione. Passa veloce!" rispondo io.

"Si, la fai facile John. Tu non ti ammali mai, sembri bionico!"

"Sarò allergico ai germi" sentenzio sarcastico.

"Una bella dose di vitamina C e ti passa tutto!" esclama Gregory, cercando già una bustina nei suoi cassetti-farmacia.

"Ma no, un bel caffè, ecco cosa ci vuole per tirarti su. Andiamo?" propone Samantha.

"Siiii!" e il solito gruppetto parte nella sua attività preferita.

Rimasto solo in ufficio, come sempre, sposto alcuni fogli della mia scrivania e faccio per metterli nel cassetto, quando qualcosa mi attrae dentro lo stesso. E' una busta che sembra contenere qualcosa. Non mi ricordo sinceramente quando l'ho messa lì. E soprattutto se l'abbia messa lì io.

Comunque la apro, per sincerarmi del contenuto. C'è un foglio, scritto a penna. Sono delle frasi, per un biglietto di auguri. Forse delle prove che avevo fatto per qualche occasione. In effetti, non è che fossero così originali. Chissà per quale occasione erano... Ah, già, per un trasferimento di un collega, che oltretutto non mi stava particolarmente simpatico. A scrivere frasi per le occasioni non sono mai stato bravissimo, soprattutto con le persone a cui tengo veramente. Mi sembra sempre di non dire abbastanza o di non riuscire a far capire in pieno i miei pensieri. Oppure ho paura di non essere originale. Sono sicuramente più bravo ad esprimermi in altra maniera. Con un bacio, un abbraccio o la mia presenza. Vedere il sorriso di chi riceve il tuo augurio è bellissimo. Specie se sai che lo ha accettato con il cuore e ha capito che tu hai fatto altrettanto.

Beh, mi sa che forse è meglio gettare queste frasi nel cestino. Nella vita non c'è bisogno di frasi, ma di gesti ed azioni. Chissà se qualcuno capirà quelli che sto facendo... nel mentre torno alla mia solita presentazione dai colori improponibili...

giovedì 2 febbraio 2017

Cosa succede - il punto della settimana n.12

Benvenuti al classico appuntamento con "Cosa succede". Questa settimana è stata densa di notizie di tanti campi diversi. Se di Trump vi ho parlato nel precedente post, oggi parliamo un po' delle faccende di casa nostra, partendo dal problema smog.

L'Europa, tra le tante cose, ci chiede di essere più ecologici, riducendo le emissioni di micropolveri da inquinamento, che sono anche la causa dell'aria pesante delle nostre città, specie al Nord. Il clima siccitoso del Settentrione non ha fatto altro che peggiorare la situazione, così come i blocchi del traffico e le limitazioni di temperatura dei riscaldamenti, che non hanno permesso di ridurre la cappa che ci opprime. Fin qui i problemi... ma le soluzioni? Ricordo che ad oggi l'inquinamento è causato da circa il 20% dalle auto, per il 40% dal riscaldamento e per il resto dalle altre attività antropiche (industrie e allevamento intensivo). Due piccole idee? Partiamo dalle auto: incentivi seri e concreti per le auto elettriche. Sono il futuro, ce ne dobbiamo rendere conto. I Comuni devono cominciare a installare le torrette di ricarica nei parcheggi delle città, specie in vicinanza del centro storico, così le persone sarebbero anche invogliate a ritornare a frequentare questi meravigliosi luoghi italici (e le relative attività commerciali). Quindi un volano per consumi e turismo. Inoltre servono sgravi fiscali per chi acquista l'auto elettrica e contributi per chi l'energia per la sua auto se la produce con il fotovoltaico. Per i riscaldamenti invece, un bel bonus energetico con scarico del 100% in 3 anni, in modo da rientrare subito dell'investimento e magari legarlo alla possibilità di finanziarsi con Istituti di Credito a tassi agevolati e con garanzia dello Stato. Se ci pensate bene: è vero che lo stato perde dalla deduzione fiscale, ma ci ricava con l'Iva versata dalle aziende che fanno i lavori (e se vuoi lo sgravio, il nero non si può fare), dalle tasse che vengono prese sui proventi che le Banche generano con i finanziamenti e dalle multe dell'UE che si vanno a risparmiare (visto che si parla di 1 miliardo di euro, sono soldi che invece possono essere dati per l'appunto ai cittadini). Ah, giusto, dimenticavo: i Comuni avranno una quota del gettito Iva derivante dall'attività a patto di controllare l'effettivo svolgimento dei lavori da parte dei cittadini. La butto lì, magari se pensate di migliorarla, dite la vostra!

Come secondo argomento parliamo invece dell'eliminazione del roaming da parte dell'UE che sarà imposto alle compagnie telefoniche. Qui sarò molto breve: per far pagare meno 50 persone, ne faremo pagare di più centomila. Come spesso accade, l'UE si dimostra miope e incapace di capire (o fa finta, che secondo me è peggio) le dinamiche di mercato. Il roaming era una modalità per le compagnie di incassare discrete somme dalle telefonate all'estero fatte dai propri clienti, anche se molte già da tempo hanno messo in campo offerte anche per questo settore. Il venir meno di queste entrate ricadrà sulle spalle degli utenti, che ovviamente avranno degli aggravi in bolletta e sul rid mensile. Sarebbe bastato mettere un codicillo che impedisse di alzare i prezzi alle compagnie più di un tot nei prossimi anni, proprio per evitare questo impasse. Anche qui, poca lungimiranza e solo operazioni di facciata.

Bene, con questo ci salutiamo e vi do appuntamento alla prossima. Mi raccomando, scrivete la vostra opinione! Ad maiora!

mercoledì 1 febbraio 2017

Il "miracolo" di The Donald

Ancora una volta parliamo di lui, l'uomo del momento: Donald Trump. Neanche il tempo di entrare nei pieni poteri ed ha già scatenato un'onda di polemiche e di manifestazioni contro di lui senza precedenti nella storia.

Ora, io non voglio entrare nel merito delle scelte fatte dall'amministrazione Trump, ma su un fatto che può apparire secondario, ma che secondo me tanto secondario non è.

Donald, con la sua mossa della limitazione dei visti, è riuscito nell'impresa di schierare idealmente dalla stessa parte "no global" e multinazionali, "terzomondisti" e capitalisti senza scrupoli. Le ONG e i gruppi a sostegno dei migranti, provenienti dalle guerre e dai paesi più poveri del mondo protestano contro la chiusura delle frontiere a persone bisognose e le multinazionali decidono di impegnarsi ad assumere migranti nei prossimi anni o a fare raccolte fondi anche interne ai loro impiegati da donare a queste popolazioni. I due nemici acerrimi che si "alleano" contro Trump. E' qualcosa di veramente incredibile.

Se, quantomeno, l'associazionismo mantiene le sue idee (che magari in alcuni casi non mi trovano d'accordo sulla modalità) e quindi sono coerenti, il comportamento delle multinazionali è quantomeno opportunista. Di quella manodopera, specializzata o meno, tutti i grandi marchi, sia industriali che della new-economy, si sono serviti in questi anni per produrre ricchezza per i loro azionisti, per progredire al fine di generare profitti. La situazione di queste persone la conoscevano. Ed ora, tutto a un tratto, in una ondata di perbenismo imperante, cosa fanno? Raccolgono fondi, si adoperano per migliorare le condizioni di vita, dicono di voler assumere migranti, pontificano sull'importanza della ricerca che deriva dall'aver importato le migliori teste pensanti dei paesi "sotto bombardamento".

Ora mi chiedo: perché? Perché hanno paura che, come sta succedendo a qualcuno, la loro app sia cancellata dai cellulari? Perché hanno paura di non vendere i loro prodotti? Di perdere una reputazione? E perché l'associazionismo non grida allo "sciacallaggio" verso questi soggetti, come hanno fatto in altre occasioni e a più riprese?

Vi invito a riflettere su questi spunti. Perché le cose vanno viste anche dall'altra faccia della medaglia: se tu fossi un americano dell'America profonda, quella anche un po' poco scolarizzata, come dicono, che ha votato Trump, che è fortemente nazionalista e vede sempre "prima l'America", come reagiresti? I risultati, forse, li vedremo a stretto giro.